“Io e Dio” (1969) del regista Pasquale Squitieri, film interamente girato in Puglia, a Manduria, e prodotto dal grande maestro Vittorio De Sica.
Il suo debutto come regista nel mondo del cinema è il film “Io e Dio“, del 1970, prodotto da Vittorio De Sica. Girato in gran parte in Sava e nelle vicinanze: sono presenti scene girate sul “Monte Maciulo” (Sulle Murge tarantine tra le masserie Fabriche e Tremola), nella masseria Monaci (ss. Sava-Torricella), e in alcune abitazioni di via Schiavo. Per l’occasione furono reclutate molte comparse savesi.
Nel film ha avuto un piccola parte l’ing. Gregorio Di Lauro (nel fotogramma in alto) collaborando con Vittorio De Sica alla produzione del film con il regista Pasquale Squitieri.
Nella stessa scena, l’incontro con il vescovo, riconosciamo un’altro volto noto ai maruggesi Salvatore Gemma (nel fotogramma in alto), l’ex- proprietario dell’ Hotel Gemma a Campomarino.
L’esordio registico di Pasquale Squitieri è una denuncia contro l’arretratezza culturale. Il parroco di un villaggio, Don Paolo, cerca di educare i suoi fedeli a non confondere la religiosità con le pratiche superstiziose. Costretto da un’improvvisa malattia a restare in casa di un pastore da cui s’era recato in visita, scopre che la figlia di questi, Anna, si è innamorata di lui. Sentendo di ricambiare i suoi sentimenti, ma obbligato, al tempo stesso, dal voto di castità, si reca, per essere illuminato, dal Vescovo, ma fugge sentendolo estraneo e inaccessibile, prima ancora di avergli parlato. Tornato al villaggio e accusato dal padre di Anna, di avergli sedotta la figlia, Don Paolo sottrae la ragazza ad una strega, alla quale era stata affidata per esorcismi e fugge con lei sulla montagna, inseguito dai paesani inferociti. Contemporaneamente si trovano sul posto i poliziotti, alla ricerca di un mezzadro, Giuseppe, che si è vendicato di un’ingiustizia subita, uccidendo il proprietario del suo fondo. Trovatosi a fianco di Giuseppe, Don Paolo, dopo aver visto Anna, ferita durante la colluttazione con la strega, morire tra le sue braccia e il mezzadro cadere sotto i colpi sparati dagli agenti, folle di paura, di fronte alla sempre più vicina minaccia di Giacomo e degli altri, imbraccia il fucile di Giuseppe e comincia a sparare all’impazzata.
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