«Il compito dell’intellettuale è diverso da quello del politico. L’intellettuale vuol comprendere, mentre il politico vuol convincere. L’intellettuale ha bisogno del confronto, dello stimolo, della ricerca, mentre il politico mira al consolidamento dell’elettorato. L’intellettuale lavora spesso per tempi lunghi, elabora scenari di cui forse non vedrà nemmeno le minute realizzazioni, mentre il politico è quasi sempre costretto ad agire su tempi brevi. Perché l’intellettuale ha nel dubbio una delle molle che lo spingono alla ricerca e alla verifica delle proprie ipotesi, mentre il politico non può permettersi di dubitare. Soprattutto di se stesso. Perché l’intellettuale ha la consapevolezza della propria fallibilità, e la mette in preventivo. Mentre il politico non può ammettere di poter sbagliare. Questo spiega, per inciso, perché il politico, raramente, abbia il senso e il dono dell’umorismo.»
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