L’altro giorno affiorò nella mia mente, il modo di come mio nonno, Antonio Filomena (nella foto in alto) seduto sotto “lu fiucaliri” (un grande camino in grado di ospitare all”interno due persone), fumava il sigaro “Toscano”. Lo ricordo che fumava il sigaro tenendo l’estremità accesa in bocca. Mi sono sempre chiesto del perché fumava il sigaro in questo modo, tanto che all’età adulta ho anche provato ad imitarlo ma senza trovare alcuna sensazione piacevole anzi, mi creava delle ustioni alla bocca e alla lingua. Con il passare degli anni ho avuto la spiegazione dell’origine di questo modo di fumare il sigaro.
Fumare con il sigaro acceso dentro la bocca era un’abilità dei ex-soldati italiani che avevano appreso nella loro vita in trincea nel corso della Grande Guerra. I fanti, prima delle azioni d’attacco, andavano, a sistemare i tubi di gelatina sotto i reticolati, posti a difesa delle trincee nemiche.
Quasi sempre, raggiungevano i reticolati, favoriti dall’oscurità della notte, con un sigaro, la cui estremità accesa era tenuta tra i denti dentro la bocca. Una volta sistemati i tubi tra i reticolati, con la brace del sigaro accendevano la miccia che avrebbe provocato l’esplosione della gelatina e la distruzione dei reticolati.
Gli austriaci non avevano in tal modo la minima possibilità di accorgersi della presenza luminosa d’un qualsiasi altro oggetto, atto all’accensione della miccia.
Anche quando erano nelle loro trincee o camminamenti questo era di solito il modo di fumare dei soldati; per cui venivano offerte scarse possibilità di bersaglio ai cecchini austriaci. A guerra finita i reduci, una volta ritornati nei loro paesi, continuarono a fumare i loro sigari. Era questo un modo di fumare assai piacevole e apprezzato anche da coloro che non avevano mai preso parte alla guerra e soprattutto era abitudine invalsa tra le nuove generazioni, forse perché, fumando in quel modo, i giovani credevano di assumere atteggiamenti più virili.
Fernando Filomena