Intervista a Pierfranco Bruni a cura di Stefania Romito
Pierfranco Bruni, Taranto piange la morte di Rossana Di Bello, che è stata portata via dal Covid all’età di 64 anni. Rossana Di Bello è stata la prima donna sindaco del capoluogo ionico. Nel 1993 fondò a Taranto il primo circolo pugliese di Forza Italia. Lei ha avuto la fortuna di conoscerla bene. Si può dire che avete iniziato a fare politica insieme nel periodo in cui era Vicepresidente della provincia e coordinatore di Alleanza Nazionale, non è così?
Conoscevo Rossana già prima del ’93. Lei aveva avuto delle esperienze politiche nel Partito Socialista mentre io militavo nell’area della Destra culturale. Abbiamo avuto sempre modo di incontrarci. È stata una bella intelligenza sul piano sia politico che culturale, perché poneva sempre l’attenzione sulla questione politica all’interno dei processi culturali e viceversa. Questa nostra attitudine ci ha portato, a partire dalla fine degli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, a manifestare la nostra visione progettuale della “Taranto diversa”, della “Taranto oltre l’Italsider”. In seguito, quando c’è stato l’impatto di Forza Italia e Alleanza Nazionale, ci siamo ritrovati. Lei era la prima coordinatrice di Forza Italia a Taranto, io il primo coordinatore del partito di Alleanza Nazionale. Si cercavano persone della cosiddetta “società civile”. Persone impegnate sul piano culturale.
Lei era una biologa, ma era impegnata anche dal punto di vista sociale. Io provenivo dal mondo della cultura. Mettere insieme questi due modelli è stato, sia per la segreteria regionale che per quella nazionale (perché entrambi eravamo stati nominati dalla segreteria nazionale) un portare avanti quel discorso nascente del centrodestra che era il partito delle Libertà, messo insieme all’Udc, in una visione che andava oltre il “polo”. A quei tempi si parlava del “Polo delle Libertà” e la nostra dimensione era quella che vedeva le nostre coalizioni andare oltre il Polo, aggregando quelle personalità che non si identificavano più nella sinistra, nel centro-sinistra, o in quello che era stato il Partito Comunista prima della caduta del muro. Abbiamo, quindi, colto l’occasione per avviare un discorso su un mondo che era espressione del mondo civile. I moderati, o i meno politicizzati, vedevano in Rossana il punto di contatto e nell’impegno sociale una forte valenza di cambiamento.
In quegli anni Taranto era stata attraversata dalla presenza di Cito. Rappresentante di un partito di estrema destra o di estrema visione sociale della destra. Si avvertiva, quindi, la necessità di creare dei modelli moderati. Rossana Di Bello ha cercato questa “forza” di moderatismo proprio attraverso Forza Italia e, insieme ad Alleanza Nazionale, venne offerta la possibilità di identificarsi in una forza che non fosse più il Movimento Sociale Italiano, ma una forza che fosse in grado di guardare al centro. Ecco perché era necessario coinvolgere persone che si erano distinte per impegno civile e sociale. Fu così che nel ’93 ci trovammo a rappresentare due filoni della politica, non solo della città, ma dell’intera provincia di Taranto. Abbiamo combattuto una bella battaglia soprattutto nelle prime elezioni che videro insieme Forza Italia e Alleanza Nazionale.
Una bella battaglia che è risultata vittoriosa. Spesso ci siamo trovati a fare insieme dei comizi. Sia io che lei eravamo dei “pivellini”, anche se lei aveva militato precedentemente nel Partito Socialista e io nella Democrazia Cristiana. Però quell’impatto è stato molto bello ed entusiasmante. Ciò che ci ha sempre caratterizzato è stato l’entusiasmo. Ci siamo dedicati a quella campagna elettorale con grande entusiasmo. In seguito, nelle elezioni del ’95, ci siamo incontrati di nuovo, lei era candidata alla Regione, io portavo avanti il progetto di Alleanza Nazionale come coordinatore provinciale. Dopo le elezioni fui chiamato a ricoprire la carica di Assessore alla cultura e quella di Vicepresidente della provincia, mentre lei fece la prima esperienza regionale come Consigliere regionale, con la delega di Assessore al Turismo, prima di passare all’industria.
All’epoca avevamo alle spalle Giuseppe Tatarella, il quale seguiva da vicino sia il mio che il suo andare. Ed era proprio questa caratterizzazione del “nuovo”, del “diverso” in politica a darci la possibilità di sintetizzare, nel rapporto tra politica società e cultura, tutto il nostro impegno. A quei tempi Taranto è risorta notevolmente sia per funzioni progettuali che per immagine, perché Taranto, sia sul piano culturale che del turismo regionale, svolgeva attività che le altre città non realizzavano. Attività uniche, non di giro.
Una donna coraggiosa che aveva dato un nuovo volto alla città di Taranto. Quali sono le iniziative, che ricorda maggiormente, volute e portate avanti da Rossana Di Bello?
Una donna molto coraggiosa con idee ben precise. Con una progettualità precisa. Quando ricoprì la carica di sindaco di Taranto svecchiò tutta la città sul piano dell’immagine portando avanti il “Piano Urban”, caratterizzando la città attraverso la bellezza, l’arte, il turismo e rinnovando l’idea di un centro storico che doveva essere vissuto, rivitalizzato, dando grande impulso al mare, allo spettacolo, a tutte quelle attività che erano culturali ma che, lavorando insieme, erano diventate attività produttive. Il legame, di cui oggi tanto si parla, tra cultura ed economia, dal ‘95 al 2000 (quando sia io che lei ricoprivamo cariche amministrative, provinciali e regionali) fu un legame tra turismo e cultura, tra turismo e beni culturali. Successivamente Rossana passò all’industria, svolse quindi un ruolo importante anche sul piano delle attività industriali ma la cultura, che non l’aveva mai abbandonata, era diventata un percorso obbligato per fare rinascere, in una città come Taranto che ne aveva molto bisogno (e oggi ancor di più), un’immagine diversa. E un’immagine diversa ce la poteva dare solo il binomio cultura – turismo. Ci eravamo riusciti. Questo ha lasciato un segno indelebile nella città come in tutto il territorio regionale.
Rossana Di Bello nel 2005 fu rieletta nuovamente sindaco della città di Taranto ma, a differenza di quanto avvenne nei precedenti cinque anni di amministrazione, nel corso di questo secondo mandato si trovò a fare i conti con la drammatica situazione finanziaria in cui versavano le casse del Comune di Taranto. Nel 2006 rassegnò le sue dimissioni, dopo una condanna in primo grado per l’affidamento dell’inceneritore comunale che fu poi annullata in appello. Da allora si ritirò a vita privata. Come fu interpretata dall’opinione pubblica del tempo questa sua decisione?
Purtroppo l’opinione pubblica sale sempre sul carro dei vincitori. E non da oggi, ma dal tempo greco-latino. È sempre stato così e sempre sarà così. La dimostrazione che Rossana sia uscita indenne da queste accuse, è un segno peculiare di come lei intendesse la politica e la cultura. Nel corso di questi anni ci sono stati errori dal punto di vista anche giudiziario. Non so dire adesso, a distanza di tempo, se abbia fatto bene o male a dimettersi, dopo un anno di amministrazione e un plebiscito elettorale così importante.
Dopo le dimissioni ci sono stati momenti molto brutti, drammatici. Come sempre quando una nave affonda i topi l’abbandonano. E anche in questo caso si è verificata questa situazione. Ci sono state persone che hanno cambiato repentinamente posizione. È accaduto anche in Alleanza Nazionale. Quando ho lasciato la vicepresidenza molti di coloro che si ritenevano vicini ad Alleanza Nazionale se ne sono distaccati dicendo che non erano mai stati vicini a quell’aerea. Cose sempre accadute. È successo anche durante il fascismo, anche quando è caduta la Democrazia Cristiana… succede anche nei piccoli centri.
Rossana si è allontanata dalla politica anche per motivi di salute, è uscita dal gioco della politica per dedicarsi completamente alla vita familiare. Ritirandosi, a mio avviso, ha lasciato anche un segno di eleganza. Io non mi sarei dimesso in quelle circostanze. Sarei andato avanti credendo fortemente nel diritto, nella giustizia che vuole la verità. Ma al di là della questione della giustizia, la politica procede per proprio conto e basta un graffio, una virgola per far sì che la gente cambi immediatamente idea.
Lei ha definito Rossana Di Bello “una persona di grandiosa coerenza e lealtà”. Sono state forse queste sue doti ad allontanarla dalla scena politica, a renderla “incompatibile” con la politica?
In questi anni ho assistito a cambiamenti paradossali. Persone che tra il 1995 e il 2000 erano vicine sia me che a Rossana e che poi hanno cambiato completamente partito, coalizione, area governativa. Persone che si sono addirittura candidate con i partiti di sinistra divenendo assessori, consiglieri comunali… Cose paradossali che non appartengono alla mia storia o a quella di Rossana, perché la coerenza è coerenza fino in fondo.
Anche quando si perde, in ambito politico, bisogna essere fedeli alla propria coerenza. Lei è sempre stata coerente, nel bene nel male. Non dobbiamo dimenticare che Forza Italia, in quegli anni, era il primo partito. In Puglia, in particolare a Taranto, era di grande rilevanza. Aveva un immaginario straordinario, come a livello nazionale. Poi le cose cambiano. Le situazioni mutano e travalicano la stessa politica e ci si trova di fronte ad una realtà completamente diversa. Rossana non è mai voluta ritornare in politica e non ha mai cambiato visione politica.
Questo è lo stile di una persona. È rimasta sempre fedele ai valori del centrodestra. Questo ha caratterizzato Rossana Di Bello, non dico “penalizzato” perché una persona che porta avanti i propri valori se ne infischia se è penalizzato o meno. Resta la convinzione di trovarsi nella verità, nel giusto. In quel giusto che è il giusto della politica. Anche in questo tempo di transizione, Rossana si è sempre trovata vicino amici che sono anche i miei. È sempre stata forte all’interno di quei valori che l’hanno contraddistinta nel tempo della vita politica.
Sì, perché l’onestà è una filosofia senza compromessi. Al contrario, la politica si basa proprio su una filosofia “del compromesso”…
Infatti è così. La politica che non ha idee, che non ha pensiero ha bisogno del compromesso. Ha bisogno di agganciarsi al potere di turno. Coloro che non hanno idee, né pensieri, né cultura, né politica dietro le spalle si sono trovati, da Forza Italia o da Alleanza Nazionale, a fare i consiglieri comunali della sinistra. Ne ho viste molte di persone che sono passate dall’altra parte della barricata. Non mi sono meravigliato più di tanto. Sapevo quanto valevano prima e so quanto valgono ora. È normale che accada. Però chi ha pensiero da spendere e da far valere come Rossana, i numeri non contano. Conta l’idea. Conta la verità del pensiero stesso. Rossana è stata una di quelle persone che ha portato avanti, fino all’ultimo, la sua battaglia. Con coerenza, grande dignità e lealtà.
Una donna di grande coraggio, fedele alla verità, che concepiva la politica come missione e vocazione. Un esempio da seguire in direzione di una autentica politica del cambiamento. Qual è l’ultimo ricordo che ha di lei? Come vuole ricordare Pierfranco Bruni Rossana Di Bello?
Una donna che ha avuto una grande coerenza ma anche un grande sentimento nella politica. Ha fatto l’attività politica sempre con passione e con sentimento. Mai con risentimento. Un fatto che diventa una grande sottolineatura. L’ultima volta che l’ho incontrata è stato durante la mia campagna elettorale, tra luglio e agosto. Abbiamo avuto uno scambio di posizioni, di idee sul quadro regionale e nazionale. L’ho vista sempre attenta, precisa, documentata e sorridente. Non ha mai perso il suo sorriso, né nei momenti tristi della vita politica, né nei momenti tristi che ognuno di noi attraversa nella vita. Sempre col sorriso e con la sua battuta forte. Era solita dirmi: “Ricordati Pierfranco, la politica si fa con il sentimento mai con il risentimento.
Quando pensi che ci sia qualcosa che possa turbare il sentimento, è meglio non farla la politica”. Apparteniamo alla stessa generazione. L’ho sempre considerata non soltanto un punto di riferimento in Forza Italia e nel centrodestra, ma soprattutto una grande amica. Un’amica che sapeva guardare con molta attenzione e attrazione alla vita politica della sua città. Ha amato profondamente la sua città.
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