Tunisi. Città che ha il Mediterraneo come anima e le lingue si intrecciano: da quella araba a quella francese a quella italiana. Luoghi che sono anche la nostra storia.
È terribile.
Qualche giorno fa passeggiavo tra quelle vie. La sfida dell’umanità. Ma cosa sta accadendo. Ho respirato le atmosfere delle etnie e dei linguaggi, ma del mondo arabo c’era la bellezza, ho vissuto la pietra d’Oriente che si è incastonata nelle eredità del canto. Ora il sangue scorre tra le vie…
L’estetica, il fascino di occhi penetranti sono anche quel mondo arabo che si vive entrando nell’arco della Medina. Ed ora, a distanza, di giorni, di ore direi, una guerra si scatena tra un pensiero, che ha ramificazioni in un mondo islamico, e un terrorismo che si àncora in una realtà che stravolge la straordinaria civiltà di quel Mediterraneo che è incrocio, divisioni, condivisioni.
Ciò che è accaduto a Tunisi non è soltanto una tragedia nella disputa – sfida che l’Islam ha lanciato al mondo Occidentale. Va oltre. Perché Tunisi è mondo Arabo, è Islam, è Mediterraneo. Non è Occidente. È anche Occidente. Ormai siamo in una guerra a tutto campo e occorre non più capire, ma essere sempre più consapevoli che tra Occidente ed Oriente si consumano delle strategie che interessano le geopolitiche internazionali.
Colpire Tunisi, o colpire la cultura e il mondo di Tunisi, significa soprattutto sgretolare una frontiera che è soltanto una linea di demarcazione tra la Sicilia, Occidentale ed Orientale, e quel mondo Arabo che sottolinea una eredità che si è fatta tradizione.
Tunisi non è una città araba soltanto. No. È quel mondo Arabo che ha nel suo seno un Occidente non solo storico, ma geografico e linguistico. I luoghi di Tunisi sono i nostri luoghi. E c’è una differenza anche culturale (direi letteraria e poetica) tra realtà come Algeri, il Marocco o la Libia. Antropologicamente Tunisi è in quel Mediterraneo siculo – calabro.
Le culture che si articolano a Tunisi sono imprevedibilmente calate in un Mediterraneo che è Arabo ma ha in sé un modello che Dante Alighieri ha costruito nel suo viaggio teologico e linguistico.
Colpire Tunisi, per come io ho vissuto e vivo la Tunisia nella sua identità, è colpire anche quel Mediterraneo italiano che ha un vissuto di profondi scavi culturali. Il mondo arabo di Tunisi non ha comparazioni con quello marocchino. Quella frontiera, comunque, è un orizzonte pesante che penetra le nostre coscienze. Ma bisogna convincersi, comunque, che siamo in una guerra non solo tra religioni, ma tra culture.
La gravità di questa tragedia è proprio nel “gesto” in cui una etnia si scontra con le religioni e le religioni dettano le linee ad una cultura, attraverso la quale si solidifica un modello di pensiero politico.
Occorre capire fino in fondo quali sono i limiti tra la cultura propriamente araba e il mondo islamico.
Occorre capire l’identità mediterranea della linea nord africana e le identità che vedono Malta al centro del Mediterraneo con la Sicilia che è stata capace di assorbire le istanze storiche di civiltà.
Occorre capire se realmente il Corano è terribilmente lo strumento dell’estremismo islamico.
Occorre capire se la cultura islamica medioevale e quella contemporanea hanno delle separazioni.
Insomma. Tunisi non è l’Iran. Se Tunisi è stata colpita non è stata colpita la Tunisia, ma tutto il Mediterraneo. L’Europa deve meditare su questi aspetti. L’Italia deve avere il coraggio di dichiararsi fermamente Mediterranea e restare al centro, in una strategia geopolitica e culturale, come Nazione mediatrice tra Occidente ed Oriente. Deve rendersi protagonista con una vera e forte politica estera.
Noi non siamo Occidentali soltanto. Siamo Occidentali, ma abbiamo delle eredità profondamente radicate nella storia dell’Oriente già dopo i due Imperi di Roma. È una storia che non bisogna dimenticare se si vuole dare un senso alla dimensione di una civiltà della convivenza tra culture e religioni.
La tragedia di Tunisi è di una tale gravità che ci permette di sottolineare che con questo “colpo” si apre una nuova fase tra Islam e Occidente. Cerchiamo di non andare oltre le demagogie. Siamo in guerra. E in guerra si combatte sul proprio suolo e oltre.
Già, qualche giorno fa parlavo di Oriente ed Occidente tra le magie, la poesia e i misteri delle donne di Tunisi con la mia pietra d’Oriente.
La tragedia è immane… Basta con le parole e con i moduli di mare nostrum…
Pierfranco Bruni