Fermata in porto in stato di detenzione dai militari della Guardia Costiera di Taranto una nave di 28.000 tonnellate di stazza, battente bandiera panamense, giunta nel porto di Taranto per scaricare semilavorati d’acciaio perché “non sicura per la navigazione”.
Il provvedimento di fermo, previsto dalla Direttiva 2009/16 della Comunità Europea recepita dall’ordinamento legislativo italiano con il D.Lgs 53 del 2011 e ss.mm., è stato emanato a carico della nave portarinfuse “Sinoway VI” in data 22 gennaio u.s. a seguito di un’ispezione “estesa” durata circa 11 ore, nel corso delle quali gli uomini del locale nucleo Port State Control hanno rilevato condizioni operative e di lavoro al di sotto degli standard fissati dalle principali convenzioni internazionali in campo marittimo.
Nel corso dell’ispezione sono emerse un totale di diciotto deficienze, cinque delle quali gravi carenze causa del provvedimento di detenzione, riguardanti, nello specifico, la scarsa preparazione dell’equipaggio a fronteggiare le situazioni di emergenza, le condizioni di vita e di lavoro a bordo insufficienti, irregolarità relative alle dotazioni di bordo e mancanza di certificazioni previste come obbligatorie a bordo. E’, altresì, emersa una grave deficienza a carico della Compagnia che ne gestisce la sicurezza, una società con sede a Taiwan.
Di particolare rilievo investigativo è stato l’accertamento che ben otto membri dell’equipaggio, tra cui il Comandante e alcuni Ufficiali di bordo, risultano imbarcati ininterrottamente da circa quindici mesi, allorquando il limite massimo consentito dalle norme vigenti è di un anno, proprio per scongiurare situazioni di eccessiva stanchezza a bordo, accumulo di stress, che come noto ingenerano gli errori umani nella condotta sicura della navigazione, oggi giorno, prima causa dei sinistri marittimi, fino ad arrivare, nei peggiori dei casi a forme di vittimizzazione dell’equipaggio da parte dell’Armatore. Difatti proprio mediante più contratti consecutivi, stipulati entro i limiti di durata consentita, i marittimi eludevano il periodo massimo di permanenza a bordo consentita. Prontamente, gli ispettori della Capitaneria di Porto hanno informato della vicenda anche l’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e le associazioni rappresentative degli armatori e dei lavoratori marittimi.
Solo a seguito dell’eliminazione di tutte le deficienze riscontrate la nave potrà tornare in mare aperto, e comunque non prima che abbiano dato esito positivo gli accertamenti degli ispettori dell’Amministrazione di bandiera e del Registro di Classifica responsabile del rilascio della certificazione di sicurezza, al termine dei quali seguirà un ulteriore controllo da parte del personale della Capitaneria, finalizzato a certificare il possesso degli standard di sicurezza e quindi l’idoneità alla navigazione.
In relazione all’attività ispettiva condotta, il Nucleo PSC della Guardia Costiera di Taranto, comandato dal Capitano di Vascello Giorgio CASTRONUOVO, assicura un elevato livello di attenzione nei confronti del fenomeno delle cosiddette “navi substandard”, così consentendo di registrare la piena rispondenza delle norme in materia alle esigenze di tutela degli interessi connessi alla sicurezza della navigazione, nonché di affermare che l’implementazione delle misure previste è idonea a prevenire situazioni di rischio, così diminuendo la probabilità del verificarsi di eventi dannosi, quali grandi inquinamenti con gravi ripercussioni sull’ecosistema marino o sinistri marittimi con ingenti perdite di vite in mare.
Il già notevole sforzo profuso dagli ispettori della Guardia costiera di Taranto è destinato a crescere per il corrente anno, considerate le previsioni di arrivo di grandi navi portarinfuse e petroliere, in notevole aumento per l’anno 2019.
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