Correva l’anno 1929. Maruggio era amministrato dal podestà (oggi sindaco) Pietro Filotico. Il 12 agosto 1929, il nostro “sindaco” scrisse una lettera a Benito Mussolini, per il tramite del Prefetto di Taranto, avente oggetto: “Sviluppo della spiaggia di Campomarino – Costruzione di un porticino per riparo di barche”. Seguirono altre lettere dello stesso tenore: “Rapporto – Diga a Campo Marino” (1930), “Valorizzazione della spiaggia di Campomarino” (1931) fino a quando, scongiurato il pericolo che fosse accolta la “proposta [del comune di Manduria] di costruzione di un piccolo porto nei pressi di Torre Burraco”, Pietro Filotico, il 10 dicembre 1932, chiese e ottenne l’autorizzazione per l’”esecuzione del progetto di costruzione di un approdo per barche da pesca nella località denominata Campomarino”. Il tutto terminò in pochi anni.
Perché il governo fascista preferì Campomarino di Maruggio a Torre Burraco di Manduria?
La risposta è nella prima lettera che il podestà di Maruggio indirizzò al Prefetto di Taranto, che per “dovere d’ufficio” informò il governo fascista, il quale, probabilmente, non potette fare a meno di apprendere che Maruggio e la “borgata” di Campomarino, il suo mare, la sua spiaggia, le sue dune dorate… “dovevano” essere “protette” ad ogni costo. Altro che governi a venire…
Per brevità riporto, qui di seguito, alcuni brani della lettera del podestà (v. foto):
“Questo comune [Maruggio]… ha una spiaggia bellissima frequentata da forestieri che vengono dai comuni di Manduria, Sava, Francavilla, Oria, ed anche Taranto. Ad iniziativa dei singoli proprietari… sono state costruite circa un ottantina di casette, formanti un tutto organico, con vie e piazzette formatesi, che vengono fittate ai bagnanti. La spiaggia è frequentata da una gran quantità di pescatori provenienti da Cesaria [Porto Cesareo], Gallipoli, Mola, Fasano e Taranto, per la pesca delle triglie e delle aragoste, di cui se ne fa una larga esportazione nei centri urbani più importanti ed anche a Napoli, dove sono ricercate e rinomate. Tale fiorente industria che, d’altro canto, potrebbe dare occupazione ad una buona parte della cittadinanza, non può però avere il suo vero e reale sviluppo, perché alla spiaggia stessa manca un punto di approdo (…); senza dire che potrebbe anche essere un punto di espansione dei pescatori tarantini (…) che tanto sta a cuore… al Capo del Governo [Mussolini].
Non avendo per tanto questo comune altre industrie, essendo questa cittadinanza prevalentemente agricola, primo pensiero di questa amministrazione è stato quello di valorizzare al massimo grado questo ridentissimo angolo naturale di cui questo comune è dotato.
E’ stato infatti, nello scorso anno, provveduto a fare dichiarare provinciale la via di accesso al mare, via che costruita da oltre un trentennio, non era stata mai né riparata né mantenuta. Per la costruzione di tale porticino (…) si rende indispensabile la costruzione di una diga (…). Essa darebbe aggio ai pescatori, che ora sostano solo qualche mese, e non quando soffia lo scirocco, di fermarsi tutto l’anno a Campomarino, si da costituire un nuovo vero e proprio centro abitato. Si avrebbero così i requisiti necessari, principalissimo fra tutti, la luce e gli spacci di vendita di generi alimentari e affini.
Si dice che (…) è stata proposta la costruzione di un piccolo porto nei pressi di Torre Burraco… non saprebbe spiegarsi tale iniziativa. Tale località, sita alla foce di un piccolo corso di acqua, punto malarico per eccellenza, non presenta le caratteristiche volute per giustificare tale importante e rilevante spesa. (…) Campomarino, invece, ottenendo la costruzione della diga ed il riconoscimento di borgata, diverrebbe una importantissima stazione balnearia che per le sue importanti doti naturali (sabbia estesissima, mare bassissimo e sabbioso per un lungo tratto, attiguo a Maruggio e poco distante da Manduria, circondato alle spalle da campi ubertosissimi di frutteti e vigneti, nonché da casine signorili ed invidiabili come centro di villeggiatura, e servita da una via provinciale che arriva fin sull’acqua non avrebbe nulla da invidiare alle più importanti spiagge d’Italia, mentre sarebbe una fonte di ricchezza di questa industre e laboriosa cittadinanza. Essa infatti (…) è frequentatissima, oltre che da artigiani ed impiegati, anche da noti professionisti e industriali, che cercherebbero di coadiuvare l’opera valorizzatrice che lo scrivente ha in animo di portare a compimento, per il maggior sviluppo demografico ed economico di questa cittadinanza, che nell’ultimo decennio ha avuto uno sviluppo di popolazione di oltre il 20%.
L’opera dello scrivente sarà nulla però se non avrà l’appoggio della E.V. Ill.ma che, animata com’è da nobili propositi nell’interesse di questa giovanissima provincia, non può non prendere a cuore le modeste e giuste aspirazioni di questa laboriosa cittadinanza (…)”. F.to: Il Podestà (Cav. Pietro Filotico)
Correva l’anno 1929.
Tonino Filomena
scrittore, storico documentarista
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