Che dire di un nonno di 74 anni che lascia sua moglie dopo 48 anni di matrimonio e tre figli basiti, e va via con una boliviana di 25 anni? Che si è bevuto il cervello, ma l’effetto iniziale è inebriante. E non è più un’eccezione: per un caso che accade davvero (nella bergamasca), dieci si profilano e cento avvengono solo nella testa di tanti coetanei.
È l’effetto combinato di due processi, uno positivo e uno negativo: l’età media si allunga, la vitalità reagisce alla vecchiaia e scaccia la morte con l’eros. Il negativo è l’inseguimento folle di una giovinezza permanente, l’egoismo estremo, l’incapacità di stare dentro i propri limiti, nella propria età, tra i propri cari, una fuga dalla realtà tra il sublime e il ridicolo. Insolite sono state le reazioni: la moglie avverte una strana euforia come se si fosse liberata da un molesto cataplasma da accudire. I figli lo vedono come sotto effetto prolungato di stupefacenti, a cui seguirà un risveglio doloroso nella vecchiaia estrema. I nipoti sono divertiti. Tutti prevedono che la boliviana dopo averlo spremuto lo butterà via come una vecchia palandrana.
Finora questa licenza anagrafica era consentita agli artisti o ai magnati, ora si democratizza almeno per chi è agiato; altrimenti te le sogni, le boliviane. A sud mi raccontano sgomenti un altro quadretto famigliare: un 50enne lascia la moglie, se ne va con un gay e i due figli scelgono di vivere con lui&lui. La vita è una lucertola: persa la testa, si dimena la coda. Vita, ancora un giro, per favore.
Marcello Venezuiani su Facebook pagina autorizzata
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