Quando la cultura aveva un progetto. Potrebbe essere il titolo di un documentario a luci bianche e ombrate e poi nere. Forse anche rosse. Sarebbe più attraente per noi che siamo mandrilli di natura. Ma non si tratta di ironizzare, piuttosto di constatare il “volume” di cultura, lo spessore della cultura, gli obiettivi intrinseci nel rapporto tra territorio e capacità di scommettere sul suo sviluppo.
Ebbene, quando la cultura aveva un progetto, a Taranto e nel suo territorio, si elaboravano idee. Idee innovative e non si riciclavano conferenze, convegni, sagre e sagrette, appuntamenti episodici e mai vissuti nella continuità.
Cosa significa questo? Significa il Magna Grecia Festival, Il salone dell’editoria e del libro,i progetti sull’anno della Magna Grecia, i progetti sul Medioevo, il progetto civiltà rupestre – unesco, il Premio Poseidon, il Premio Ori di Taranto (da una idea di Cosimo Fornaro e poi rielaborata), la presenza di eventi internazionali come la Mostra sugli anni del Futurismo, la mostra su De Chirico e la metafisica tra Magna Grecia e Mediterraneo, (che nell’arco di un mese ha registrato trentamila presenza in una città come Taranto), il Premio Giuseppe Battista a Grottaglie, il convegno e le mostre sul brigantaggio a Martina Franca, la rilettura dei Templari a Maruggio, gli incontri a Manduria, i convegni e le pubblicazioni sul mondo albanese a San Marzano e la presenza degli intellettuali più significativi nel dibattito contemporaneo.
Presenze mai ideologicamente schierate. Irene Papas in uno dei suoi Festival della Magna Grecia cominciò cantando “Bella ciao”. Si pensi al convegno nazionale sul Sessantotto con la presenza di ex terroristi neri e rossi a confronto. E poi la pubblicazione degli atti di ogni di convegni.
E la centralità era l’università. L’incremento di Scienze ambientali con il centro Metea (che fine ha fatto?), la nascita di economia, i diploma universitari nelle due sedi di Grottaglie e Martina Franca, il primo protocollo di intesa per istituire Giurisprudenza. E ancora altro.
Il tutto in un libro sul quale stiamo lavorando io e Tonino Filomena. Fatti non episodi. Stiamo ricostruendo, senza parentesi, anni cruciali. Ieri ed oggi. “Quando la cultura aveva un progetto”. Passata questa fase che vedeva come punti di riferimento Taranto, Grottaglie, Maruggio, Ginosa (per il rupestre) l’idea del Progetto Cultura è stato mitragliato. È giusto riportare alla luce una storia che ha contrassegnato Taranto e il territorio in un rapporto nazionale e internazionale con lo scopo di offrire, non conferenze o spazi a conferenzieri, ma progettualità guardando allo sviluppo del territorio.
I due capisaldi rimasti in trincea, ma poi, sono stati Grottaglie (il progetto culturale è completamente diverso da un’idea della cultura intesa in senso scolastico e di lecture dantesche), che attualmente non conosce la struttura di un Progetto di idee sulla Cultura (attenzione alla terminologia che fa il tutto sul piano anche della dialettica) e Maruggio che si è difeso egregiamente con il famoso Premio Internazionale Mediterraneo e con la biblioteca che era diventata una fucina di cultura. Anche Maruggio è caduta, assediata dalle truppe nemiche alla cultura. Su Grottaglie un denso capitolo: Premio Battista, Liceo Moscati, Museo della Ceramica (ma quello è allestimento scientifico?).
È rimasta la dignità e l’onore, la lealtà e il coraggio di Maria Sofia. Ora siamo allo sbando. La Taranto candidata a città della cultura mi fa sorridere. Gli applausi dureranno nei secoli e il vuoto resterà imprigionato nelle epoche.
Pierfranco Bruni
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