“ E’ di qualche giorno addietro la notizia che il Ministero dell’Ambiente, con nota dell’11 luglio, ha comunicato alla Regione Puglia ciò che era noto a tutti e che tanti hanno fatto finta di non capire o di non sapere e cioè che “ le disposizioni normative attualmente vigenti non consentono l’utilizzo di acque reflue, ancorchè opportunamente depurate, per il ravvenamento delle falde idriche” . Nella stessa nota, tuttavia, il Direttore Generale del medesimo Ministero rassicura tutti, scrivendo che “ La commissione europea ha in avanzato stato di elaborazione (…) una linea guida tecnica contenente i criteri per il riutilizzo delle acque reflue depurate, riguardante i requisiti minimi di qualità per il riuso delle acque a fini irrigui e di ricarica della falda “” Detta linea guida dovrebbe essere licenziata dalla Commissione Europea entro l’anno in corso “ . Quindi, una volta avvenuto ciò, il Ministero dovrebbe farsi parte diligente presso il Parlamento Italiano per la modifica dell’art. 104 del Testo Unico sull’Ambiente . Un iter lungo e complesso che non so se possiamo permetterci . A questo punto, qualcuno deve prendere atto che ciò che andiamo dicendo da anni corrisponde alla verità e cioè che non era sufficiente modificare il Piano di Tutela delle Acque a livello regionale se la normativa nazionale rimaneva la stessa . Molti hanno finto di non capire ed altri non capivano davvero di cosa si stava parlando . Sta di fatto che è stato perso un altro anno e siamo di nuovo al punto di partenza . Ora che si fa ? Dobbiamo arrivare a far sì che l’emergenza sanitaria scoppi, magari con qualche grave malattia , per renderci conto che bisogna intervenire tempestivamente ?
La Regione ed il Presidente Emiliano non possono più attendere . Occorra che affrontino la questione depurazione in maniera seria e con coraggio, adottando anche quelle decisioni che possono apparire impopolari, ma sono essenziali per salvaguardare la salute pubblica di cui noi tutti siamo responsabili . In più nei Comuni come quello di Sava si stanno verificando situazioni paradossali . Da un lato i miei cittadini non possono ancora oggi usufruire di un servizio essenziale, quale la fogna pubblica, dall’altro, con il nuovo regolamento approvato dal Consiglio Regionale, si fa obbligo a chi intende costruire una nuova abitazione di dotarsi oltre che di una fossa Himof, come è sempre stato sin’ora, anche di un impianto di depurazione delle acque autonomo per la singola abitazione, che oltre ad essere molto costoso, non è, in tanti casi, praticamente realizzabile, in quanto non vi sono gli spazi per poterlo fare . In questa maniera si sta bloccando di fatto anche l’edilizia con gravissimi danni economici per il nostro territorio . A questo , poi, come se tutto ciò non fosse sufficiente, si aggiunge un altro obbligo per la realizzazione delle reti idriche e cioè che per realizzare nuove reti idriche è necessario anche progettare e realizzare, magari, anche le reti fognarie parallele a quelle dell’acqua . Tutto giusto . Ma vorrei sommessamente ricordare ad AQP che Sava è dotata di 57 chilometri di rete fognaria già realizzata e di nessun allaccio per lo scarico. Ed allora di cosa parliamo ? Credo che sia arrivato il momento che chi ha responsabilità a livello regionale veramente affronti questo problema in maniera seria e con coraggio, in qualunque senso, lo si voglia fare, ma in maniera risolutiva perche Dio ci scampi dal dovere intervenire dopo che qualche disgrazia si sia verificata . E la tragedia ferroviaria di Corato, in questo caso, insegna . “
Dario IAIA
Sindado di Sava
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