Ma i ragazzi cosa fanno? Partono, i ragazzi. Non parlo dei migranti. Parlo dei nostri. Non c’è ragazzo che non parta e se non parte, peggio per lui, parte svantaggiato. Vanno via per studio, lavoro e avventura. Nell’arco di pochi giorni ho sentito una decina di genitori con figli ventenni. Metà vivono in paese, metà in metropoli. Non sono un sondaggista ma l’esito è il seguente:l’80% dei loro figli è partito. I due terzi non hanno intenzione di tornare a casa. Impressionante al sud: i genitori sono rimasti soli, senza figli,partiti. Di solito ci si chiede come andrà per quei ragazzi; io mi chiedo pure che futuro avranno quei paesi svuotati. Paesi antichi che duravano da secoli,destinati a sparire. Un terremoto invisibile sta inghiottendo i ragazzi e i loro paesi. Chi resta? Pochi, o i troppo fortunati o i troppo sfortunati. Tra i secondi ci sono i più timidi, i più pigri, a volte i meno capaci, o con seri problemi. Tra i fortunati, qualche creativo, il resto s’aggrappa al lavoro ereditato.
Il resto sono precari gratis, semiclandestini, stagisti sfruttati da enti pubblici e privati. Il 90% dei neolaureati non trova lavoro. Oltre che precari i ragazzi sono pochi, fanno gruppo, banda e comitiva ma sono spaesati e vivono random, o nel loro gergo, “a cazzo”. Senza la disperata vitalità dei migranti. Non è colpa loro.
Un solo consiglio: connettetevi. Non solo a internet, ma alla storia, alle generazioni, alle passioni ideali, al passato e al futuro, fate rete e cooperative. Non riempitevi solo di voi, di birra e di presente.
Marcello Veneziani
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