Martedì 16 settembre p. v. alle ore 11, a Taranto, presso Il Chiostro di San Domenico, sede della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, si è tenuta una conferenza stampa per presentare i tre ceppi di ancore in piombo di epoca romana, recentemente recuperati a largo di Torre Castelluccia (Pulsano-TA) ad una profondità di circa -30 m., grazie alla collaborazione tra il Servizio Subacqueo della Soprintendenza ed il Reparto Operativa Aeronavale della Guardia di Finanza di Bari, nell’ambito dell’impegno delle varie istituzioni volto a recuperare e preservare il patrimonio archeologico sommerso.
Sono intervenuti, il Soprintendente Archeologo, dott. Luigi La Rocca e i funzionari archeologi dott.ssa Laura Masiello e dott. Arcangelo Alessio, per la Guardia di Finanza, il Colonnello Maurizio Muscarà, Comandante del Reparto Operativo Aeronavale di Bari ed altri ufficiali del Corpo ed il sindaco della città di Pulsano, l’Avv. Giuseppe Ecclesia.
Il recupero dei reperti archeologici è stato solo l’ultimo atto di un’intensa attività di ricerca subacquea avviata, a seguito della segnalazione di un cittadino, dai Sommozzatori del II Nucleo della Stazione Navale Guardia di Finanza di Bari – stanziati a Taranto. Individuati i reperti, in una prima fase i finanzieri hanno monitorato l’area al fine di scoprire eventuali soggetti interessati ad asportazioni illecite del materiale archeologico dal sito, circostanza che non si è verificata. Quindi le operazioni, svoltesi mediante l’impiego dei mezzi navali e del personale specializzato delle fiamme gialle, sono proseguite sotto la supervisione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia ed hanno portato al completo recupero dei reperti individuati. Nel giugno dello scorso anno, è stato recuperato un relitto di epoca medioevale, sommerso nelle acque della darsena di “San Nicolicchio”, situata all’interno Porto Commerciale di Taranto, la cui presenza era stata precedentemente segnalata dallo stesso nucleo sommozzatori delle fiamme gialle.
Concluse le operazioni di recupero, curate per la Soprintendenza dal geom. Giuseppe Garofalo e dal dott. Angelo Raguso, è stata allestita un mostra nella quale viene illustrato anche il contesto storico dell’impiego dei mezzi navali dell’epoca.
Questo significativo rinvenimento costituisce un ulteriore tassello utile alla ricostruzione della storia delle rotte marittime che sin dall’antichità, senza soluzione di continuità, hanno collegato le coste del Mediterraneo ed in particolare il litorale ionico, intensamente antropizzato sin dall’epoca preistorica. Tutto il litorale tarantino risulta costellato da reperti isolati o relitti, come ad esempio, per citare i più consistenti ritrovamenti, il relitto con carico di laterizi di Torre Saturo, il relitto con sarcofagi di marmo recuperato negli anni ’60 a Torre Sgarrata, i due relitti spiaggiati a Lido Silvana ancora sommersi, i sarcofagi semilavorati in marmo di San Pietro in Bevagna e le colonne in marmo rinvenute a Porto Cesareo. A questi si aggiungono numerosi reperti provenienti da diverse località, sicuramente da mettere in relazione con naufragi di imbarcazioni non ancora rinvenute.
I ceppi d’ancora recuperati, una volta restaurati, potrebbero fornire ulteriori informazioni relative a possibili iscrizioni, come di frequente attestato in altri esemplari di simile tipologia.
Proseguono ulteriori approfondimenti ed indagini nell’area circostante al rinvenimento, che potrebbero rivelare la presenza di altri reperti e ulteriori preziose informazioni circa la storia del litorale della Provincia Jonica.
I reperti, insieme ad altri materiali archeologici rinvenuti in mare, sono stati presentati nel Chiostro trecentesco del convento di S. Domenico.
Si ringrazia la direzione del molo Sant’Eligio per il supporto logisti
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