Un’altra triste notizia in questo già drammatico 2020, ci è piombata addosso la notte tra il 9 e il 10 Dicembre, la prematura scomparsa di Paolo Rossi, l’eroe mondiale del 1982. Al quale attraverso questo mio breve scritto, dedico un doveroso omaggio.
Sai Paolo, entrambi abbiamo una data che ci accomuna: il 5 di Luglio. Per te, del 1982. Per me, del 1988. Sei anni dopo, la tua famosa tripletta al Brasile. Quella che ti ha identificato come Pablito, come simbolo azzurro, di una nazionale che ridava speranza al suo intero paese. La stessa speranza, che ci vorrebbe anche adesso. Ma purtroppo, dobbiamo fare a meno anche di te e della tua capacità di sorridere e riuscire ad andare avanti nei momenti più duri e difficili (altro aspetto questo, che ci accomuna ancora entrambi)
La tua carriera è stata breve, circa 8-9 anni di attività agonistica, ma hai lasciato un grande segno soprattutto oltre che con l’azzurro anche vestendo i colori bianconeri della nostra Juventus, che come me hai amato tanto. Il tuo è stato un calcio pulito, gentile, sorridente, pacato, normale. Tutti quanti termini che al giorno d’oggi sembrano non poter coesistere con il mondo del pallone attuale.
Quando tu giocavi io non c’ero ancora, ma ti ringrazio per aver regalato all’Italia intera dei momenti di gioia indimenticabili, perché anche vedere un pallone rotolare in porta e andare a gonfiare una rete come tu sapevi fare benissimo, alle volte può trasmettere felicità. Sì, può durare poco giusto lo spazio di un weekend, ma riesce ad allontanare dalla testa i cattivi pensieri che di questi tempi si accumulano sempre di più.
L’Italia che ama il calcio ti ricorderà con immenso affetto, sempre. Soprattutto perché tu, Paolo Rossi eri un ragazzo come noi!
Claudio Rimoli
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