E’ passato qualche giorno ma ancora non si placa il rumore mediatico nei confronti del cantante George Michael nella cui vita ci siamo infilati senza chiedergli permesso.
E così, chiusi nelle quattro mura dei nostri pregiudizi, con le persiane abbassate per non far entrare il bagliore e l’eco del dolore e dei problemi degli altri, riesce più facile comunicare ed esternare protetti e riparati da un crescente individualismo, rimanendo sempre dall’altra parte, nella distanza giusta per non sentirsi mai in prima fila ma nello stesso tempo comodi per guardare dal buco della serratura come vecchi e circospetti guardoni!
Scriviamo, alla velocità della luce, moncherini di pensieri cui insuffliamo linfa vitale attraverso faccine colorate che dall’ammiccante luminosità dei nostri schermi, sono un invito a lanciarci in questa virtuale comunanza di affollate solitudini.
In questa gara a chi la spara più grossa tra offese e pregiudizi per stuzzicare la curiosità morbosa dell’ipocrita mondo di benpensanti, sorprende come la nostra indifferenza sia direttamente proporzionale alla curiosità pruriginosa per certe storie che investe e fa diventare opinionisti comodamente seduti davanti a una tastiera.
Di tutto questo mi meraviglia ogni volta la prontezza nell’entrare nella vita degli altri e puntare il dito a scavare senza pietà in situazioni che non possiamo conoscere in quanto non ci appartengono.
Mi chiedo perché per una volta non può bastare semplicemente rimanere in silenzio e ricordare una persona per quello che ha lasciato e che continua ancora a farci emozionare?
Anna Marsella
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