“Cullami nella tua bocca/con un bacio di carne/ e non di cuore”. Importante rinvenimento di un poemetto di un autore latino completamente sconosciuto.La mia biblioteca e il mio archivio ereditato è un grande baule di civiltà perse e ritrovate, non conosciute e scoperte. Una vera sorpresa. Si tratta di 17 sonetti, se tali voglio definirli, alla maniera dei poeti erotici latini.
Un canto vero e proprio. Erano senza alcun titolo. Il titolo è stato dato da me: “Canti del Sortilegio”. Cosa ho catturato dopo traduzioni e diverse letture anche di altri poeti che hanno segni tematici e linguistici similari. Si tratta di una traduzione libera anche adottando i modelli sia latini sia soprattutto medioevali.
Il principio della letteratura è il mito! Jorge Luis Borges! Poi diventa Parola. L’Immagine crea la Parola! Il Mito è la trasparenza del velo che ci lascia non solo una Immagine. Bensì un Immaginario.
Il mondo Greco-Latino di Meandro Anibbullo Genius è un ritratto della trasparenza di ciò che Gabriele D’Annunzio avrebbe indicato come il Velame Notturno.
Le metafore sono “metalliche”. La donna o le donne di Meandro sono la carnalità di amori vissuti nella passione. La Passione può tutto!
“T’amo d’amor carnale/ma è come se t’amassi per sortilegio e attrazione”.
Quanto di Catullo vive in questi versi? Quanto di Ovidio si ascolta tra le parole – immagini? Quanta poesia di Saffo vibra le corde della fisicità e della morte?
“Di gelosia son fatto/la mia bocca/ ha il sollievo/ sulla tua membra”.
Anche Tibullo permette di sorseggiare le bevande di Meandro.
“D’amor si appende il desio/ sui capezzoli tuoi/ con i baci miei”.
Il principio è il Mito. La cultura moralistica e puritana è un dogma dei falsari, degli ipocriti, di chi lascivo è ma non vuole che si sappia. Ebbene, Meandro spezza le costole del superfluo. Per restare vitale senza le menate dei nascondigli propone un viaggio tra le erosioni del perbenismo. L’amore è amante, altrimenti è un dormicchiare su una poltrona russando. In amore non bisogna essere esigenti. In amore bisogna dare. Punto.
Non esiste il concetto di esigente. Spontaneità è il termine giusto.
Meandro Anibbullo Genius appartine al contesto ovidiano. Non si trova nei testi letterari latini o greci. Io ho avuto la fortuna di recuperare questo poemetto, in versi, e rileggerlo senza andare oltre. Alcun commento.
La poesia è una lingua.
La lingua della poesia sembra la metafora della cavalla di D’Annunzio in un scalpitio di assonanze, dove Undulna sembra leggera la luna, che è parte integrante di un immaginario di archetipi sensuali.
“Nel ciel sereno/ a guardar il seno tuo/ è bellezza senza sgarbo”.
Forse è stato molto vicino ad Ovidio.
“Arso d’amor/ a prenderti in fuga/ per una strizza di seno/ e una stretta di fianchi”.
Anzi. Suo contemporaneo! Un gioco ad incastro tra amore e sensualità.
Il sesso ha la sua peculiarità perché diventa (anzi è) il piacere dell’innocenza.
Bisogna saper amare con l’innocenza del piacere e godere con l’intensità della passione.
L’eros salva? Certo, salva dalla malinconia, dalla nostalgia, dal rimpianto.
Mai ritornare su una storia finita. La sensualità non è eterna. Quando smette di essere tale diventa soltanto un esercizio di ginnastica (direbbe Edmondo De Amicis). Senza l’attrazione fuggente nell’attimo sfuggente, dove tutto è passione e possessione, due corpi stretti non fanno altro che educazione fisica. Ma l’eros è questione di pensiero e non soltanto di carnalità.
“Dentro ti sono/e tu giocar sai/ senza che nulla/ io dica”.
Nei versi di Meandro Anibbullo Genius insiste la carnalità del pensiero. Ovvero, il pensiero nasce come carnalità e si trasforma nel possesso della carnalità. Il pensiero non è aleatorio soltanto. Ma è metamorfosi. Ecco Ovidio. La metamorfosi del pensiero è la trasformazione del mito, dello sguardo e dello specchio in penetrazione dell’uno dentro l’altra.
La penetrazione è possedere ed essere posseduti. Anche qui il ritmo della metafisica è fondamentale. Se l’eros non vive dentro il pensiero è, appunto, soltanto esercizio fisico. L’attrazione non dura. Proprio per questo si chiama attrazione. Attrarre a sé per possedere. Farsi attrarre per essere posseduti.
È questione di eleganza e non di volgarità. Infatti Meandro Anibbullo Genius è un poeta elegante che conosce molto bene lo stile della lingua elegante inserito in un contesto di immagini in cui l’eros è sostanza dell’attrazione.
“A goder non aspettar tempo/carnosa la tua bocca/per baci/di caverna/profondità”.
Possedere è godere, ci dice. Altrimenti non ha alcun senso. Ma godere è il piacere vissuto e da vivere insieme. Si fa l’amore insieme. Per viverlo insieme occorre abitare insieme l’attrazione.
“A cercarti per possederti/non mi conviene piacere/A piacere risponde/il canto tuo e non mio/ soltanto”.
Qui è il vero senso di una poesia scevra da condizionamenti e ricca di bellezze del vivere.
Pierfranco Bruni