Il profumo dei tralci di vite, il sole rosso all’alba tra il fogliame, il buongiorno tra i colori settembrini riaprono come ogni anno, tra lo sguardo e la mente degli avetranesi, un antico rito tra le campagne: la vendemmia.
Si rinnova il suo rituale come tanti anni fa in cui giunti nei campi si cominciava con il taglio dei grappoli e il riempimento dei tini che venivano portati a spalla sul “traino” tirato da cavalli.
Questo grande tino si portava a casa per la “stompatura” cioè la pigiatura con i piedi nudi a cui seguiva l’affondamento delle vinacce nel mosto lo sviamento, la torchiatura ed il trasferimento del mosto nei “capasuni” , antichi vasi di ceramica e terracotta tuttoggi fabbricati nella vicina Grottaglie.
Tra i filari di vite riecheggiano ancora le canzoni salentine intonate dalle donne tra i campi. Alla fine del mese di agosto coincidente con la fine della villeggiatura al mare, tra le campagne l’odorato viene inebriato dal profumo dell’uva, le cantine in paese si colorano dei carretti che “festanti” in fila attendono il loro turno per ottenere il primo “nettare” di quest’anno: il vino novello.
Nell’ultimo decennio Avetrana ha riscoperto un “rinascimento enologico” coincidente con l’inizio della vendemmia per assaporare tra antiche masserie e cantine i sapori più autentici del vino nostrano tra cultura e tradizioni. Scoprire nel vino un salento unico per la sua storia.
Salvatore Cosma