Con una serie di articoli, riassumerò le segnalazioni archeologiche assieme ad alcune note storiche riguardanti il territorio di Maruggio. In precedenza ho fornito resoconti dettagliati circa i ritrovamenti avvenuti in zona Madonnina dell’Altomare,[1] e a quelli rimando, per approfondimenti, con le note che inserisco a margine di questo scritto.[2]
Qui, mi occuperò nello specifico di alcune località dell’entroterra. E’ bene precisare che nella maggior parte di questi siti non sono avvenute vere e proprie campagne di scavo, ma indagini da parte di studiosi locali che hanno così potuto contribuire, tramite il reperimento di frammenti raccolti in superficie, alla ricostruzione della storia antica dei luoghi.
Contrada Veglia in agro di Maruggio, situata lungo la provinciale Maruggio-Torre Ovo, è localizzabile tenendo come punto di riferimento l’edicoletta votiva situata all’incrocio tra la suddetta provinciale, e le località Madonna dell’Altomare e Olivaro, che, non a caso, insieme con il vicino antico porto di Torre Ovo,[3] sono tutti siti caratterizzati da antichi insediamenti.
In zona Veglia son stati ritrovati, testimonia Paride Tarentini, cocci a vernice nera, frammenti di utensili, tegolame, resti di anforari, resti di oscilla, materiali questi identificati come di epoca greca. Intatto, un oscillum con incisione floreale centrale.[4]
Nel 1972, in un suo articolo apparso nell’ Archivio Storico Pugliese, Biagio Fedele dopo il rinvenimento di reperti neolitici e di frammenti di età ellenistica e romana in località Cirenaica, altri reperti in zona Madonna dell’Altomare e Commenda, passava ad analizzare segnalava e fotografava ceramiche di epoca neolitica intorno a Casino Straccione, e numerosi cocci di ceramica di età classica.[5]
Il Tarentini segnala presso Casino Straccione la presenza di frammenti di vasellame acromo e a vernice nera, tegolame e pesi fittili da telaio.[6]
Ricca di ritrovamenti è la contrada denominata Samia, nelle adiacenze di Casino Straccione e tra il territorio di Maruggio e quello torricellese. Sono attestate presenze di epoca neolitica, greca e romana.[7] Poichè la documentazione rispetto a questo sito è abbondante, ne parleremo dettagliatamente in un prossimo articolo apposito.
In contrada Castigno, tra Maruggio e Monacizzo, sono state ritrovate ceramiche neolitiche, frammenti di ossidiana e strumenti in selce. Sono state trovate inoltre tracce di insediamenti in età greco-romana. Una serie di reperti sono da farsi risalire al III, II e I sec. a.C. Son stati rinvenuti frammenti di pithoi (giare), resti di macine, frammenti di lucerne, orli di coppe, frammenti di scodelle, pesi fittili, resti di costruzioni.[8]
Un piccolo, antico edificio votivo cristiano non meglio datato presente in questa contrada, è citato da vari ricercatori locali e pare sia stato dedicato prima a S. Pietro (dal quale il tratto di zona ove è ubicato il tempietto ricava anche il toponimo) e successivamente alla Madonna del Carmine. Vi sono tracce di affreschi.
Castigno (detto anche Castrigno e da alcuni Castrignano (probabilmente dall’ etimo castrum, castello), fu un antico casale, e ce ne danno notizia Girolamo Marciano, Cosimo De Giorgi, Giacomo Arditi, Primaldo Coco e altri.
Il Marciano scrive: “Ritornando alla marina, dal monte dell’ Ovo alla Torre de’ molini, per ispazio di miglia quattro, è solamente spiaggia senz’ alcuna cosa notabile, eccetto che in fra terra un miglio circa è il distrutto casale di Castigno, soggetto al castello di Maruggio, ove sono alcuni giardini dentro certe valli di canneti con alcune fontane e scaturigini d’acque, che irrigando il luogo, lo rendono fertilissimo di frutti e di fogliami , usandovi gran diligenza i suoi coltivatori”.[9] Più avanti, il Marciano parla dell’invasione dei turchi nell’847 facendo riferimento ad una possibile distruzione del casale in quel frangente (da Castigno ed altri casali distrutti, secondo questa tesi sarebbe poi nata Maruggio): “Altri poi, ricevuta accuratamente l’ etimologia del nomo , dicono che i Mori avendo in quel tempo sotto la guida di Saba Generale de’ Saraceni occupato Taranto, e dovastata la provincia d’ Otranto, distrussero parimente Castrignò, e duo altri casali col nome di S. Niccolò vicino a quel luogo , 1′ uno nella riva di Barraco, e l’ altro presso ad essa terra. E dopo l’ anno 961 avendo Niceforo Foca Imperadore Greco mandato nella Provincia Gorgolano suo governatore, onde rifacesse le città e i luoghi distrutti, e quelli che non si potevano rifare per le soverchie rovine facesse edificare altrove acciò la Provincia non rimanesse disfatta di castelli, e vuota di abitatori, fece a quel tempo Gorgolano edificare Maruggio dalle rovine dei suddetti casali, chiamandolo Marubium dal prossimo mare”.[10]
Di Castigno abbiamo alcune altre notizie tramite ricerche del De Fonseca e tramite antichi documenti rinracciati da Domenico Ludovico De Vincentis nella sua Storia di Taranto, dalle quali si evince che nell’XI secolo produceva una rendita, parte della quale va alla cattedrale di Taranto.[11] Dal De Vincentis abbiamo narrazione del ritrovamento di un documento consistente in “un istromento del 1085 in pergamena scritto dal greco, col quale un tal Cataldo figlio di Eugenio donava alla chiesa di Taranto la porzione del feudo di Castigno in quel di Maruggio”.[12] Ancora, “nel 1089 un tal Vitale figlio di Eugenio con istromento greco donò alla chiesa un’altra parte del feudo di Castigno presso Maruggio per essergli stato concesso un luogo per sepoltura nel Duomo “post concam Majoris Altaris”.”[13]
Olivaro, che si trova in un rialzo collinare, è caratterizzata dalla presenza di pochi reperti di età preistorica e numerosi resti di epoca greca, romana e medievale. Sono stati ritrovati frammenti di vasi a vernice nera (IV, III, II sec. a.C.), frammenti in terra sigillata caratteristici dell’epoca romana imperiale, resti di scodelle risalenti al IV-V sec. d.C., orli di coppe databili V-VI sec. d.C., resti ceramici diffusi tra il XII e il XIV sec. d.C. Più diradate, presenze attribuibili al XV-XVI sec.[14]
Anche Olivaro fu antico casale, e il De Marco lo dà come distrutto dai Saraceni nel 977.
Secondo Nicola De Marco, le tre torri presenti nello stemma di Maruggio rappresentano Maruggio, Olivaro ed Albano (altrimenti detto Albaro o Alvaro, altro antico casale scomparso nei dintorni di Maruggio del quale non si conosce esatta ubicazione).[15]
Il De Marco dà notizia, parlando della collinetta situata in c.da Olivaro, degli “avanzi di una chiesa che doveva appartenere all’antico casale”, e, inoltre, del ritrovamento nei paraggi di “molte tombe, un palmento antico ed alcune cisterne caampaniformi, destinate forse a depositi di grano, nonché delle tubature di creta per la conduttura delle acque”.[16]
Dal Coco sappiamo che dal 1370 circa il feudo di Olivaro appartiene ai nobili Del Tufo, assieme ai feudi di Pasano, Agliano e Albaro.[17]
In località Roselle – Cravara si ha notizia di presenze di epoca neolitica e soprattutto di epoca greca, romana e medievale.
Vi si trovano resti di tegole, di anfore, resti di macine, frammenti di phitoi.[18]
Il Tarentini ipotizza l’esistenza in questa località di una fattoria greca e successivamente di una villa rustica romana.[19]
E’ stata rilevata anche la presenza di sepolture medievali: si tratta di un ampio sepolcreto, in parte danneggiato e comunque saccheggiato da scavi clandestini.
Nicola De Marco ipotizza che in questi luoghi doveva essere ubicato l’antico casale di Albano[20], ma il Tarentini intravede delle incongruenze[21] con quanto riportato dal Coco, che sembra differenziare Albano e Roselle e inoltre, contrariamente al De Marco (che ne riporta la distruzione nel 977 ad opera dei Saraceni), riporta il casale di Albano come ancora in vita nel XIV secolo, sebbene assieme agli altri casali della zona avesse avuto vita stentata già da secoli in precedenza a causa di ripetute scorrerie. Tuttavia, dalle varie ricostruzioni storiche, e dal fatto che lo stesso Coco parla di ripetute invasioni saracene, pare di capire che Albano e gli altri casali limitrofi abbiano subito nei secoli più danneggiamenti e si siano perciò progressivamente svuotati.
Primaldo Coco rintraccia dei documenti dai quali risulta che “nel 1304 l’Arcidiacono Giovanni da Caserta e il Canonico Giovanni di Taranto dimoranti in Oria riscuotevano le decime dei casali di Albaro o Alvaro, Veglie e Leverano, posseduti dal milite Giovanni de Borgiaco”.[22] Riferisce inoltre che all’epoca il casale aveva circa 80 abitanti[23] e che viene distrutto alla fine del secolo XIV, scrivendo: “… invero tra i fatti più importanti svoltisi verso la fine del secolo XIV in questi dintoni è assai nota la distruzione di Albaro, gli abitanti del quale Casale andarono a ricoverarsi tra le mura di Leverano”.[24] Più avanti, il Coco precisa che Albaro viene distrutto insieme ai casali limitrofi di Pasano, Aliano e S. Maria di Bagnolo, dalle “soldatesche guidate dal Capitano brettone Giovanni Montauto (Haucwod gallicizzato in Montaigu) che allora, come riferisce il De Giorgi, militava per Francesco del Balzo duca di Andria contro Giovanna I regina di Napoli. Assoldato costui dal duca Del Balzo, era venuto con una compagnia di brettoni in provincia di Terra d’Otranto, per prendere Lecce con assedio…”.[25] Il Coco prosegue raccontando della resistenza dei Leccesi e della conseguente sconfitta del Montauto, che però nel frattempo sarebe riuscito a distruggere Albaro, la qual cosa avvenne, secondo il Coco, nel 1378: “Nel 1378 adunque distrutto Albaro, avvenne anche l’abbandono e la distruzione dei vicini casali di Pasano e di S. Maria di Bagnolo…”.[26]
In contrada Barco, nelle adiacenze di Cravara, sono stati ritrovati resti di tegole e cocci vari di epoca greca.[27]
Ci occuperemo nei prossimi articoli di ritrovamenti e note riguardanti Monte Masciulo, Masseria Mirante, Masseria Maviglia, Grazioli, Monte Maggio, e altre località.
Gianfranco Mele
- Gianfranco Mele, Maruggio: da Artemis Bendis alla Madonnina dell’Altomare. I resti di un antico tempio pagano, La Voce di Maruggio, sito web, agosto 2018, https://www.lavocedimaruggio.it/wp/maruggio-da-artemis-bendis-alla-madonnina-dellaltomare-i-resti-di-un-antico-tempio-pagano.html ↑
- Gianfranco Mele, Maruggio, Madonnina dell’Altomare: i ritrovamenti dell’equipe di Throckmorton, La Voce di Maruggio, sito web, agosto 2018, https://www.lavocedimaruggio.it/wp/maruggio-madonnina-dellaltomare-i-ritrovamenti-dell-equipe-di-throckmorton.html ↑
- Gianfranco Mele, Torre Ovo: l’antico porto, la cittadella e la necropoli, La Voce di Maruggio, sito web, agosto 2018, https://www.lavocedimaruggio.it/wp/torre-ovo-lantico-porto-la-cittadella-e-la-necropoli.html ↑
- Paride Tarentini, Maruggio. Presenze antiche sul territorio, Filo Editore, 2000, pp.49-50 ↑
- Biagio Fedele, Insediamenti neolitici a Sud-Est di Taranto, Archivio Storico Pugliese, anno XXV, Fasc. I-II, gennaio-giugno 1972, pp. 157-165 ↑
- Paride Tarentini, op. cit.,, pp. 47-48 ↑
- Paride Tarentini, op. cit., pp.145-149 ↑
- Paride Tarentini,op. cit., pp. 51-78 ↑
- Girolamo Marciano, Descrizioni, origini e successi della Provincia d’Otranto, Napoli, 1885, pag. 352 ↑
- Girolamo Marciano, op. cit., pag. 353 ↑
- Cosimo Damiano Fonseca, La Provincia di Taranto: tra l’Occidente e il Mediterraneo : storia, cultura, società, Scorpione Ed., 1997, pag. 122 ↑
- Domenico Ludovico De Vincentis, Storia di Taranto, compilata dal P. Domenico Ludovico De Vincentis Lettore Domenicano, Tipografia Latronico, taranto 1878, pag. 44 ↑
- Domenico Ludovico De Vincentis, op. cit., pag. 121 ↑
- Paride Tarentini, op. cit., pp.79-93 ↑
- Nicola De Marco, Cenni Storici su Maruggio, manoscritto, 1902, ristampa a cura di Cassa Rurale ed Artigiana di Maruggio, Grafica Tiemme, 1985, pp. 41-43 ↑
- Nicola De Marco, op. cit., pag. 41 ↑
- Primaldo Coco, Cenni Storici di Sava, Stab. Tipografico Giurdignano, Le, 1915 – ried. Marzo Editore, Manduria, 1984, pag. 314 ↑
- Paride Tarentini, op. cit., pp.97-104 ↑
- Ibidem ↑
- Nicola De Marco, op. cit., pp. 41-43 ↑
- Paride Tarentini, op. cit., pag. 116 ↑
- Primaldo Coco, op. cit., pag. 53 ↑
- Primaldo Coco, op. cit., pag. 54 ↑
- Primaldo Coco, op. cit., pag. 61 ↑
- Primaldo Coco, op. cit., pag. 62 ↑
- Primaldo Coco,op. Cit., pp. 62-63 ↑
- Paride Tarentini, op. cit., pag. 121 ↑