Di notevole importanza il rinvenimento della nave nei sottofondi del Mar Nero risalente a oltre 2000 anni fa (2400). È di queste ore la notizia. Una testimonianza rotrovata da una equipe di archeologici inglesi. Apre una discussione a tutto tondo almeno su due aspetti se si cerca di attriburla ad Ulisse. Ovvero, si parla, infatti, come se fosse la nave appartenuta ad Ulisse.
Siamo nel Mar Nero, quindi in una area fuori dalla geografia del Mediterraneo. In quella mappature delle acque che tocca gli adriatici asiatici e le coste della Romania. Il mare di Ovidio. Ovidio venne esiliato sul Mar Nero da Augusto e tenuto in esilio sino alla sua morte da Tiberio.
Un mare, nella visione latina durante l’impero augusteo, usato spesso dai Romani.
Ciò pone una prima domanda. Come è finita in quelle acque? Significa che Ulisse navigava ancora nel cerchio asiatico della attuale Turchia, ovvero nelle acque troiane?
Se fosse avvalorata tale ipotesi cambierebbe il registro archeologico del viaggio raccontato da Omero o meglio muterebbe l’asse geopolitico avvalorato dal classicismo storico sul percorso compiuto da Ulisse?
Il Mar Nero è si Oriente, ma distante da un Mediterraneo legato a ciò che fu disegnato come geo-zona della Magna Grecia. Questo sarebbe il primo aspetto e non è di debole rilievo anche perché pone una discussione seria sul viaggio complessivo di Ulisse da Troia alla Grecia.
Potrebbe anche essere che la nave sia affondata già nel primo viaggio di Ulisse, considerati i dati Geo- territoriali di duemila anni fa. Il secondo aspetto interessa il contesto mitico – identità storica.
Ulisse è un personaggio reale, dunque, e non meta – simbolico, come elemento poetico – leggenda della grecitá immersa o immaginario di un poeta cieco che cantava eroi e dei.
Qualunque possa essere la chiave di lettura, l’attualità di Ulisse resta un fatto concreto non solo nella letteratura del mito, ma soprattutto nei modelli dello scibile archeologico. Infatti è una considerazione archeologica che si pone.
Una archeologia che non può e non deve distanziare dal mito dalla storia e dalla letteratura. Da questo punto di vista è necessario guardare alla archeologia attraverso modelli di comparazione delle discipline.
Perché questo? Perché si dice di essere la nave di Ulisse in base alle ricostruzione archeologica e al confronto specchio con le raffigurazioni dipinte su vasi greci. Un confronto a specchio tra la nave, ferma nei fondali del Mar Nero, e l’archeologia, il vaso che raffigura la nave stessa.
Si avverte la necessità di una dialettica molto forte sia in termini scientifici archeo – geo – storici – letterari. Ci aspettano giorni interessanti in uno scavo tra culture. Ma ciò, comunque, avvicina sempre più il tema delle letture greco – latine tra Ovidio e Omero.
Per Ovidio, Ulisse è stato sempre un punto di riferimento tra Occidente e Oriente. Lo diceva duemila anni fa. Una profezia che attraversa il nostro tempo.
Pierfranco Bruni