Sull’Esercito Italiano ora veglierà lo sguardo benevolo di un santo bergamasco: Giovanni XXIII, scelto come patrono dell’Esercito Italiano.
Una nomina che sarà suggellata martedì 12 settembre a Roma con la consegna da parte dell’Ordinario militare per l’Italia monsignor Santo Marcianò della Bolla della Congregazione per il culto divino al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale di Corpo d’armata Danilo Errico.
La cerimonia riservata si svolgerà nella Biblioteca Militare Centrale di Palazzo Esercito in via XX Settembre a Roma (Ansa, 6 settembre).
AL POSTO DEL FRATELLO
Nel 1901 a 20 anni, Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, dovette interrompere gli studi teologici presso il Pontificio Seminario Romano (allora chiamato Seminario di Sant’Apollinare) per prestare servizio militare, coscritto e arruolato nel 73° Reggimento fanteria, brigata Lombardia, di stanza a Bergamo, al posto del fratello Zaverio, indispensabile alla famiglia nel lavoro dei campi.
IL TRAUMA
Dal 1915 al 1917, durante la I guerra mondiale, fu cappellano militare all’ospedale di Bergamo. L’esperienza di Roncalli come militare – riassunta in una miriade di lettere e scritti inviate a familiari e amici, oltre che religiosi – fu traumatica e tornato a casa volle staccare dai suoi abiti «e da me stesso» tutti i segni del servizio militare. E così pure è conosciuto il pensiero di Giovanni XXIII – comune a tutti i pontefici – che sentenziò la guerra come irragionevole: alienum a ratione.
SCELTA CONTROVERSA
Accostare il nome di Giovanni XXIII a quanti imbracciano armi, per taluni rappresenta scelta controversa e ardita, dimenticando che il Papa della Pacem in Terris lo si invocherà per proteggere – in primis – chi è impegnato in missione di pace o in interventi umanitari internazionali (Eco di Bergamo, 6 settembre).
LE CINQUE TAPPE
La decisione di nominare Papa Roncalli, patrono dell’Esercito tricolore, ha avuto la sua genesi il 24 ottobre 2011, quando a Giovanni XXIII (allora Beato) venne dedicata nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli di Roma una messa per promuoverne la devozione appunto come protettore delle forze militari.
LA RICHIESTA UFFICIALE
Dopo la canonizzazione di papa Giovanni, il 10 ottobre 2014 era stato il Capo di Stato maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli, a presentare la richiesta – a nome del mondo militare italiano e durante le celebrazioni per la memoria liturgica – di eleggere San Giovanni XXIII patrono dell’esercito.
“OPERATE COME PAPA GIOVANNI”
Il terzo step nel 2016 in occasione della festa liturgica di San Giovanni XIII. In un’altra funzione religiosa nella stessa basilica di Santa Maria in Aracoeli per il suo riconoscimento quale Patrono dell’Esercito – lo stesso attuale Ordinario Marcianò aveva sottolineato il contributo giovanneo alla pace, iniziando già la sua omelia con le parole: «Sono grato al Signore che mi dona la gioia di ricordare Papa Giovanni come Patrono dell’Esercito».
E concludendola con l’ invito ai militari presenti ad operare testimoniando una consapevole responsabilità «con lo stile di servizio proprio dell’Esercito Italiano, come fece il nostro amato Papa Giovanni da soldato e da prete, da vescovo e da Papa: oggi, da Santo e da vostro Patrono».
PAROLA ALLA CONGREGAZIONE
Era stato poi lo stesso Ordinario Militare d’Italia il 10 maggio 2017, dopo aver approvato l’elezione di san Giovanni XXIII a protettore celeste dell’esercito, a richiedere che elezione e l’approvazione venissero confermate secondo le norme per i Patroni dalla Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti.
LA “NOMINA” A RONCALLI
Quinta e decisiva tappa l’ufficialità della “nomina”. La Congregazione, che – «in virtù dalle facoltà concesse dal Sommo Pontefice Francesco, restando fermo che l’elezione e l’approvazione siano trattate a norma del diritto»- ha acconsentito.
Confermando «San Giovanni XXIII, papa, patrono presso Dio dell’Esercito Italiano. Con tutti i diritti e i privilegi liturgici che conseguono secondo le rubriche…», così il testo della Congregazione firmato dal cardinale Roberto Sarah, Prefetto, e da monsignor Arturo Roche, Arcivescovo Segretario (Vatican Insider, 7 settembre).
Gelsomino Del Guercio su Aleteia
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