venerdì 22 Novembre, 2024 - 0:10:19

San Valentino, al lupo al lupo!

Ciao io sono Valentino, e lo so, lo so, in questo giorno, c’è chi mi ama e c’è chi mi odia. Auuuhhhh! Ehm, scusate. Il 14 febbraio viene conosciuto come la festa degli innamorati, ma per gli antichi romani invece il nefasto mese di febbraio era un mese purificatorio in cui si festeggiavano i Lupercàli, i riti pagani per la fertilità, in onore del dio Fauno conosciuto come Luperco perché teneva i lupi lontano dai campi coltivati. La festa si svolgeva a metà febbraio, perché questo mese era il culmine del periodo invernale, che fa davvero freddo e i lupi, affamati, si avvicinavano agli ovili minacciando le greggi. Auuuhhh! Ogni tanto il Fauno che è in me prende il sopravvento.

Praticamente questi riti li facevano proprio nella grotta dove, secondo la leggenda, la lupa aveva allattato Romolo e Remo, e facevano anche sacrifici propiziatori, che poi lungo le strade della città scorrevano fiumi di sangue, Auuuhhh, scusate, ma quando dico – sangue – qualcosa si trasforma dentro di me. Ehh sono tutti vecchi ricordi. E poi si usciva tutti nelle strade cittadine colpendo con cinghie di cuoio per buon augurio il terreno e le persone che si incontravano. E poi avveniva che si scrivevano su dei bigliettini i nomi di maschi e femmine che adoravano questo Dio e venivano inseriti e mischiati in un’urna e poi un bambino li estraeva a due a due e si formavano così alcune coppie che, volenti o nolenti, per un intero anno dovevano stare in intimità, affinché il rito della fertilità fosse concluso, proprio come avviene negli incontri al buio.

Ora vi starete chiedendo, ma che c’entra mò tutto questo con San Valentino, con gli innamorati, con i cioccolatini o con le patinate cartoline d’amore, niente! Anzi, proprio perché i Lupercàli erano considerati festini immorali, per tutto quello che si combinava, vollero abolirli e sostituire la festa pagana con il culto di San Valentino ed ecco che entro in scena io e tutto si fa magicamente più romantico, tranquilli.

E niente io vengo da Terni e sono diventato famoso come patrono degli innamorati e protettore dell’amore in tutto il mondo perché praticamente sono stato il primo religioso che ha celebrato l’unione fra un legionario pagano e una giovane cristiana. Tutto qui. E poi sono diventato famoso anche perché mi è sempre piaciuto regalare ai giovani miei visitatori un fiore del mio giardino, che ho sempre avuto il pollice verde. E tutto è iniziato un giorno che, mentre ero in giardino, sentì due giovani fidanzati che stavano litigando e che se le dicevano di santa ragione, e niente io presi e gli andai incontro così come stavo con le mani di terra e gli diedi la rosa che avevo in mano, e dissi loro che dovevano essere così bravi da stringere insieme il gambo, facendo attenzione a non pungersi, e così li ho fregati e li ho fatti fare pace. Questi non solo si riappacificarono ma si sposarono pure. E quando la storia si diffuse, tutte le coppie iniziarono a venire a trovarmi in pellegrinaggio ogni 14 di febbraio, che poi è il giorno in cui passai Oltre il Giardino… E questa è la mia storia.

Poi c’è chi dice che nel Medioevo si pensava che a metà febbraio iniziasse l’accoppiamento degli uccelli e proprio per questo il 14 febbraio era considerata come la festa degli innamorati, che proprio per questo vengono chiamati piccioncini. Dice che in Giappone siano le ragazze a regalare cioccolatini ai ragazzi, anche se non sono i loro fidanzati, ma solo amici o colleghi di lavoro, che teneri.

Quindi “volemose” bene e buon San Valentino a tutti, belli e brutti!

Jenne Marasco

 

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Notizie su Jenne Marasco

Jenne Marasco
Jenne Marasco nata a Sava dove tutt’ora risiede. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università di Lecce, Indirizzo Storico Artistico. Ha conseguito la maturità scientifica al Liceo De Sancits Galilei di Manduria. Ha lavorato in ambito culturale per Eventi e Festival di Cinema occupandosi di Comunicazione, Ufficio Stampa, Organizzazione, Recensioni di Cinema e di Storia del Territorio. Ha collaborato alla realizzazione di documentari su personaggi di rilievo come il poeti e artisti salentini, e su tematiche storiche dedicate alla memoria. Ha collaborato come assistente alla regia al documentario “Viviamo in un incantesimo” (omaggio a Vittorio Bodini 2014). Ama molto leggere ha la grande passione della scrittura.

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