E alla fine arriva la canzone che non ti aspetti e vince la 67ma edizione del Festival più amato, criticato, ma senza dubbio il più seguito Italia.
Io non so se, alla fine, tutti cantano Sanremo così come recitava lo slogan di quest’anno ma una cosa e’ certa: tutti ne parlano e (quasi) tutti lo guardano anche se affermano il contrario perché credono erroneamente che negare di vederlo oggi giorno “sia figo”
Beh, chi vi scrive queste poche righe, si è “arresa” al festival tanti tanti anni fa quando il festival di Sanremo si registrava sulla cassettina, quando si acquistava il tv sorrisi e canzoni per leggerne i testi.
Perché quella del festival (o del Festivàl, come ama dire il grande Pippo Baudo) è quella particolare settimana dell’anno che ha qualcosa di magico qualcosa che dividendo stranamente unisce; un parentesi in cui non si parla d’altro ovunque nel Paese Italia.
Cinque giorni che stravolgono i palinsesti tv, durante i quali la Capitale d’Italia si trasferisce in Liguria.
Cinque serate in cui ogni gesto, ogni vestito , ogni battuta vengono passati ai raggi X perché qualsiasi cosa venga fatta o detta durante il festival di Sanremo ha un valenza diversa, il palco dell’Ariston è come se facesse da cassa di risonanza: tutto si amplifica.
Ma Sanremo è anche una gara, e come ogni gara ha una “regola” e cioè è che se ti presenti con una canzone che tutti danno per favorita mettiti l’anima in pace perché non vincerà e lo sapeva bene Fiorella Mannoia che dal suo profilo Facebook nei giorni scorsi scongiurava tutti di non dare la sua “che sia benedetta” come probabile vincitrice del Festival!
La 67ma edizione l’ha vinta infatti “Occidentali’s Karma” la canzone che non ti aspetti, quella che cinque giorni prima la SNAI la dava a nove, cantata da un ragazzo che sul palco si presenta con un golfino fluo d’angora, con accanto gorilla orango-ballerino e che che al primo ascolto non dice un granché a molti.
Giusto al primo ascolto però perché ascoltandola ancora quella canzonetta capisci che è in realtà uno spaccato del sociale attuale dei versi che prendono in giro la società “internettiana”, gli stili di vita “alternativi” e i tanti che “ tuttologi del web”credono di avere il dono della onniscenza.
Un testo molto più “profondo” e meno “scontato” di quello della Mannoia secondo me è riuscito a dire cose vere e importanti con il sorriso sulle labbra, con un ritornello che ti entra in testa e con una canzone che ha fatto ballare non solo l’ingessato pubblico dell’Ariston (che Carlo Conti ha dovuto spesso “spronare” all’applauso durante le cinque sere) ma anche l’intera sala stampa.
Vincitore della sezione giovani lo scorso anno, Gabbani ha rosicchiato consensi di sera in sera sino ad arrivare alla vittoria di ieri sera sbaragliando l’agguerrita armata degli “amici degli amici” (come li chiamo io) e diversi di quelli definiti Big ma che di grande ormai hanno ben poco.
I tempi sono cambiati e la vittoria di Francesco Gabbani ne è la prova, la gente ha bisogno di leggerezza di iniziare a prendersi meno sul serio.
Ma poi… ci pensi …e ti ricordi che già Elio e le Storie Tese con “La terra dei cachi” ben 21 anni fa arrivò ad un soffio dalla vittoria anzi secondo (per ben informati sarebbe stata la canzone vincitrice se non ci fossero stati dei brogli nelle votazioni): per la cronaca quell’anno vinse la coppia Ron & Tosca con la canzone Vorrei incontrarti fra cent’anni, ma i veri vincitori furono loro e allora capisci che Sanremo è imprevedibile, carismatico, affascinante, diverso ma uguale come sempre.
Perché Sanremo è Sanremo.
Fatevene una ragione!
Stefania Chiego
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