Sava – Ieri mattina nella Procura tarantina, al piano terra, si è tenuta l’udienza che vedeva sul banco degli imputati il primo cittadino savese Dario Iaia il quale doveva rispondere del reato di calunnia nei confronti di Giovanni Caforio direttore del periodico Vivavoce.
Il pubblico Ministero Filomena Di Tursi aveva chiesto il rinvio a giudizio per l’imputato Dario IAIA. Il verdetto del giudice dell’udienza preliminare Gilli, blocca tutto. “Non luogo a procedere” con queste poche sillabe il giudice chiude l’udienza.
«Aspettiamo le motivazioni, in genere sono sessanta i giorni, – scrive Giovanni Caforio sul suo giornale on-line – per poterle conoscere, e poi da qui faremo i passi che riterremo necessari.»
«Intanto – si legge nell’articolo – resta in piedi la richiesta di risarcimento in sede civile nei confronti di IAIA. Aggiorneremo i nostri lettori di tutto. E appena avremo gli interventi degli avvocati, sia di quello dell’accusa che quello della difesa, li pubblicheremo.
Come, ansiosi, aspettiamo di conoscere le motivazioni che hanno indotto il gup Vilma Gilli ad assolvere il primo cittadino savese, – conclude il direttore – nonostante il magistrato Remo Epifani nelle indagini scrisse testualmente che IAIA “accusava il giornalista savese Giovanni Caforio pur sapendolo innocente” e il parere del pubblico ministero Di Tursi che, nella giornata di ieri, chiedeva il rinvio a giudizio dell’imputato Dario IAIA.»
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