Sava – A quasi 9 anni dai fatti, la Corte d’appello di Taranto, sezione distaccata di Lecce, lunedì 10 gennaio 2022 ha confermato la sentenza di assoluzione di primo grado.
Un sollievo meritato dei tre imputati che da subito hanno confermato l’estraneità dei fatti e il castello delle accuse costruito nei loro riguardi. I fatti per i quali è nata l’inchiesta, risalgono alla notte tra il 15 e il 16 aprile del 2013 quando il garage della casa del sindaco Iaia, residente a Lizzano, diventò un inferno. Un incendio doloso bruciò la Jaguar S-Type e la Mercedes Classe A di proprietà della famiglia Iaia.
La violenza del rogo provocò persino il crollo parziale del soffitto del garage in cui erano custodite le due macchine. Gli inquirenti, avevano indicato tra i possibili mandanti ed esecutori dell’attentato incendiario Fernando Dambrogio (foto in basso), Luigi Ricchiuti e Antonio Urbano.
Il primo, Fernando Dambrogio, ha pagato il prezzo più alto, sia come immagine che come azienda funeraria. Infatti gestiva i servizi cimiteriali del Comune di Sava.
Gli avvocati Fabio Falco e Luigia Brunetti, con la sentenza dell’altro ieri, esprimono la loro soddisfazione per il verdetto della Corte d’appello.
“Francamente non avevamo nessun dubbio, – sottolinea l’avvocato Fabio Falco – io e la mia collega, nella conferma di assoluzione dei nostri assistiti. Il tutto dall’inizio ci è sembrato grottesco di come questo castelletto delle accuse era stato costruito. Con calma, con estrema calma, siamo riusciti a smontarlo pezzo per pezzo.
E oggi possiamo ritenerci soddisfatti del lavoro fatto e di come le aule giudiziarie hanno ribaltano accuse così infamanti, le quali hanno messo alla gogna per quasi otto anni i nostri assistiti”.
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