giovedì 21 Novembre, 2024 - 13:17:05

Sava, recenti rinvenimenti in contrada Petrose: un probabile luogo di culto di epoca arcaica

Una veduta dalla zona della collinetta de Le Petrose

A quanto sinora segnalato come oggetto di attenzioni storico-archeologiche in contrada “Li Pitrosi”, seppure mai sufficientemente indagato (non sono mai seguite campagne di scavi sulla scorta delle documentazioni fornite dagli studiosi locali), si aggiunge oggi la notizia di una ulteriore accidentale scoperta che meriterebbe la definitiva valorizzazione e preservazione di questo sito.

Poco più di un anno fa, parte dell’area in questione (la zona della collinetta attraversata dalla circumvallazione, su una altura alle spalle della masseria) è stata soggetta a lavori di scasso regolarmente autorizzati all’interno di una proprietà privata. Ci è stata segnalata a più riprese la seguente narrazione.

Dai lavori di scasso sarebbero emersi interessanti reperti provenienti da un antico insediamento. Non è questa una novità per la suddetta area, dal momento che in passato son state condotte indagini sul campo da parte di studiosi locali, che hanno raccolto numerose prove testimonianti un continuum insediativo in diverse epoche storiche. La novità, però, è nel fatto che tali recenti materiali affiorati testimonierebbero la presenza di un presumibile luogo di culto, a prima vista identificato come di epoca arcaica.

Le fonti dalle quali apprendiamo quanto sopra, riferiscono di una segnalazione alla Soprintendenza archeologica con relativa visita dei funzionari preposti. Come purtroppo da tempo accade, però, non essendovi le risorse necessarie per condurre con tempestività campagne di scavi e ricerche, la scoperta si sarebbe arenata per il momento alla mera presa d’atto dei materiali affiorati, anche se pare sia in programma (purtroppo non ad immediata scadenza) uno studio più approfondito in loco.

In particolare, sono emersi una serie di grossi blocchi tufacei identificati come resti di una costruzione adibita a luogo di culto, frammenti di una statuette votive in terracotta di epoca arcaica, resti di vasellame, che si aggiungono ad una serie di frammenti di tegole, coppi e vari altri frammenti affioranti notati in passato (in bibliografia a margine di questo articolo è citato il lavoro di una ricerca condotta da Annoscia e Desantis; materiale fotografico attestante altri reperti è presente in una carta turistica realizzata da C.I.F. Sezione di Sava).

Uno dei grandi blocchi tufacei emersi

L’auspicio è quindi che si possa svolgere al più presto una indagine seria su detti materiali accidentalmente rinvenuti, perchè gioverebbe assai alla comprensione della storia dei nostri luoghi, ad una definizione più certa delle presenze insediative e forse anche del ruolo di questi posti nella storia della Messapia. Se dobbiamo rapportare tale scoperta alle ricostruzioni storico-archeologiche riguardanti la zona, difatti, il presunto insediamento con annesso tempio dovrebbe costituire un avamposto e luogo di culto messapico di notevole importanza. Resta da verificare se i grandi blocchi emersi siano, come ipotizzato, i resti di un tempio oppure di una torre fortificata con funzioni di avvistamento, sul modello di quelle già individuate presso i non molto lontani siti di monte Magalastro e monte Maciulo (ne abbiamo riferito in articoli apparsi sui siti web di Fondazione Terra d’Otranto e La Voce di Maruggio), e più in generale di una serie di località salentine individuate dal Mastronuzzi: l’archeologo riferisce difatti in merito a numerose torri costruite in età messapica su alture, funzionali ad una serie di necessità: controllo del territorio, adunate religiose e politiche, difesa agricola e militare.

Ciò che complica la possibilità di salvaguardare questo sito, anche in attesa di eventuali approfondimenti, è nel fatto che l’area Petrose, nonostante le passate numerose segnalazioni e una serie di studi condotti da cultori di storia locale, non è mai stata sottoposta a vincolo archeologico.

In attesa e nell’augurio di una concreta possibilità di scavi ed esaustive ricerche su questo sito, riassumiamo quanto sinora emerso dalle pubblicazioni e dagli studi passati sulla località:

– Durante un precedente scasso agricolo, avvenuto nella primavera del 1985, emergono da un terreno situato a circa 100 mt. a nord-ovest della masseria Le Petrose, numerosi frammenti di materiale ceramico per lo più di età neolitica, grumi di intonaco di capanna, e utensili. Ne danno notizia Gaetano Pichierri con un articolo sul Corriere del Giorno e, a distanza di alcuni anni, di Cosimo Desantis e Mario Annoscia sulla rivista “Lu lampiune”.

– Desantis e Annoscia riferiscono anche di ritrovamenti ascrivibili all’età del rame (eneolitico) e di elementi (anche in questo caso frammenti) riferibili al periodo ellenistico (IV-III sec. a.C.), e a quello successivo dell’occupazione romana. Di tali ritrovamenti offrono, nel loro articolo su “Lu Lampiune”, ampia documentazione fotografica. Si possono dedurre inoltre successivi stanziamenti in epoca medioevale sino ai secoli successivi.

– Il Coco, nella sua opera “Cenni storici di Sava” redatta nel 1915, cita le Petrose come luogo di insediamento dei monaci basiliani.

– Giglio Caraccio accenna, nel suo libro su Sava, all’esistenza di vuoti di terreno in zona Petrose che rivelerebbero l’esistenza di cavità sotterranee (da non confondere con la conosciuta, benchè attualmente ostruita, grotta “Campana d’Oro” situata a poco più di un km, in prossimità di contrada Scerza).

– Interessante anche la questione del toponimo Pietrafitta utilizzato un tempo per definire parte della zona Petrose: ne accennano Desantis e Annoscia avendolo rintracciato in una mappa dei primi del Novecento, ma, come abbiamo evidenziato in un altro articolo, tale denominazione è incisa, ed è in parte tutt’ora visibile, sulla facciata anteriore della masseria che è a valle della collina (meglio conosciuta, almeno oggi, come “masseria Petrose”). Il toponimo Pietrafitta potrebbe rivelare, secondo i due studiosi, l’esistenza passata di un menhir nella zona.

– Desantis e Annoscia, nel loro lavoro, segnalano anche il rinvenimento di tombe di imprecisata epoca, ai piedi della collina.

– Una delle tracce a oggi visibili del continuum insediativo che si è sviluppato nell’area, è la Cappella di S. Eligio (sec. XVII circa) situata sempre ai piedi della collina, di fronte alla masseria, ai bordi di quella antica strada (tutt’ora percorribile anche se asfaltata e attraversata da arterie provinciali) che collegava il Santuario di Pasano con la zona Petrose (attraverso la contrada Trullo Lungo) e proseguiva in linea retta verso Bagnulu. Sino ai primi del Novecento, come da testimonianze raccolte da Bianca Capone, i contadini che abitavano le zone di Bagnulu e Uggiano Montefusco raggiungevano il Santuario di Pasano attraverso questa strada con i loro birocci. Anni or sono, un anziano contadino mi raccontava che un tempo tale strada (proveniente da Lizzano verso Pasano e proseguente come abbiamo indicato) era chiamata dalla gente dei luoghi “la antica Tarantu-Lecci”.

– Rilevata la presenza, in area Petrose, anche di cippi di confine di probabile epoca medievale con incisi scudi e croci, e con i caratteristici incavi sulla sommità.

 

Un’altra veduta della collinetta

In conclusione, contrada Petrose si caratterizza per una serie di elementi di rilievo storico ed archeologico, in un continuum di presenze che parte dall’epoca neolitica per attraversare diverse epoche storiche. I terreni hanno restituito prove significative del succedersi di diverse civiltà, che evidentemente privilegiavano questa località per diversi motivi: terre adatte ai pascoli a monte e a valle (la presenza dei pastori è stata una costante dall’antichità ai giorni nostri), luogo privilegiato per i culti (sia di epoca e matrice pagana che cristiana), zona di viabilità e collegamento (a valle) con diversi centri, caratterizzati, in epoca medievale e post medievale, da un percorso cultuale che collegava tra loro santuari cristiani.

Ciò che però doveva aver incoraggiato maggiormente la scelta di insediamenti nelle epoche più antiche, era senz’altro la posizione strategica della collinetta. Le alture, si sa, erano luoghi privilegiati in antichità per il controllo del territorio che permettevano, e difatti da quella sommità, poco distante dall’abitato della attuale Sava, si ha una buona visione dell’ambiente circostante, sino a scorgere la costa in lontananza, guardando verso Maruggio,

Se confermata, la presenza di un insediamento e di un luogo di culto (o di una torre di avvistamento) gioverebbe ad una maggior comprensione della antica storia dei luoghi ed anche ad una definizione dei confini e/o dei mutamenti confinali tra Messapia e Magna Grecia.

Sembrerebbe quasi, riflettendo sulle altre località dell’agro di Sava intorno alle quali vi sono state segnalazioni archeologiche, che abbiamo a che fare con un’area caratterizzata da una serie di siti, per lo più in altura, privilegiati per gli insediamenti, disposte a semicerchio intorno alla attuale Sava: la collinetta nei pressi di contrada S. Giovanni, Agliano (anche questo sito con una vicina collinetta), monte Magalastro, Petrose.

Gianfranco Mele

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

Gianfranco Mele, Antichi insediamenti in contrada Petrose in agro di Sava, La Voce di Maruggio, sito web, febbraio 2019

Luigia Gabriella Pedone, Carta turistica della città di Sava. Itinerario storico – archeologico e naturalistico, C.I.F. (Centro Italiano Femminile) Sezione di Sava, G.A.L. Terre del Primitivo, Sava, s.d.

Gaetano Pichierri, Il villaggio neolitico sulla via dell’ossidiana (sommario: Un’ipotesi sulla stazione di Masseria delle Petrose, alla periferia di Sava) Corriere del Giorno, 14 mar. 1986

Cosimo Desantis, Mario Annoscia, L’insediamento neolitico di Contrada Le Petrose in agro di Sava, Lu Lampiune, IX n. 2 1993, pp. 283-292

Primaldo Coco, Cenni Storici di Sava, Stab. Tipografico Giurdignano, Lecce, 1915; riedizione Antonio Marzo Editore, 1984

Gianfranco Mele, Monte Maciulo in agro di Maruggio e località viciniori. Tracciati storico-archeologici, La Voce di Maruggio, sito web, luglio 2020

Gianfranco Mele, Monte Magalastro tra Sava e Torricella. Resti archeologici, ricerche, documentazione e fonti storiche, Fondazione Terra d’Otranto, sito web, aprile 2022

Giovanni Mastronuzzi, Una “torre” di età ellenistica presso Giuggianello – Puglia meridionale, The Journal Fasti Online Documents e Researchs, 2018, 423, pp. 1-15

Giglio Caraccio, Sava. Cronistoria della cittadina ionica per i suoi seicento anni, Schena editore, Fasano, 1987

Bianca Capone, Attraverso l’Italia misteriosa, Longanesi, Milano, 1978

 

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Notizie su Gianfranco Mele

Gianfranco Mele
Sociologo, studioso di tradizioni popolari, etnografia e storia locale, si è occupato anche di tematiche sociali, ambiente, biodiversità. Ha pubblicato ricerche, articoli e saggi su riviste a carattere scientifico e divulgativo, quotidiani, periodici, libri, testate online. Sono apparsi suoi contributi nella collana Salute e Società edita da Franco Angeli, sulla rivista Il Delfino e la Mezzaluna e sul portale della Fondazione Terra d'Otranto, sulla rivista Altrove edita da S:I.S.S.C., sulle riviste telematiche Psychomedia, Cultura Salentina, sul Bollettino per le Farmacodipendenze e l' Alcolismo edito da Ministero della Salute – U.N.I.C.R.I., sulla rivista Terre del Primitivo, su vari organi di stampa, blog e siti web. Ha collaborato ad attività, studi, convegni e ricerche con S.I.S.S.C. - Società Italiana per lo Studio sugli Stati di Coscienza, Gruppo S.I.M.S. (Studio e Intervento Malattie Sociali), e vari altri enti, società scientifiche, gruppi di studio ed associazioni.

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