In alcuni scritti precedenti, che cito qui nella bibliografia sottostante, ho parlato ampiamente della Sava sotterranea, dell’antico insediamento, forse Messapico, del quale riferiva il D’Elia, degli studi di Gaetano Pichierri in merito ai cunicoli e all’antico agglomerato, delle citazioni e delle osservazioni di Pasquale Del Prete in merito ai cunicoli sotterranei, dei vari altri autori che hanno affrontato l’argomento o fornito elementi e testimonianze, aggiungendo, per quanto possibile, ulteriori notizie, testimonianze, chiavi di lettura, e aggregando insieme i vari dati riferibili al tema.
A integrazione di questi scritti, fornisco a seguire alcuni ulteriori elementi che, seppur labili, costituiscono tracce che vanno ad unirsi al tassello di informazioni che ci pervengono dalle fonti citate. Decido di darne rendicontazione, poiché seppure non confortate da alcuna prova tangibile, resterebbero comunque indizi perduti o non considerati. Trattandosi di informazioni che sono veicolate oralmente attraverso vari passaggi di persona in persona, e spesso di generazione in generazione, occorre considerarle, ovviamente, con il beneficio del dubbio data la alta possibilità di imprecisioni o alterazioni dei fatti e dei particolari descritti. Inoltre, elementi di realtà si mescolano con leggende classiche e ricorrenti, come nel caso del racconto fornitomi da una anziana sulla “campana d’oro”. Tuttavia il dato interessante è nel fatto che queste storie, dai contenuti simili e sostanzialmente coerenti, ricorrono da secoli attraverso le narrazioni e i ricordi dei savesi e sono confrontabili con tentativi di ricerca e sistematizzazione effettuati dagli storici locali.
Prima di fornire i resoconti di queste testimonianze, riassumo brevemente la questione.
La prima testimonianza letteraria intorno all’esistenza di un antico agglomerato ci perviene dalla “Corografia fisica e storica della Provincia di Terra d’Otranto”, un’ opera di Giacomo Arditi edita nel 1879.
Un’altra testimonianza è data da un importante ritrovamento del 1856, consistente in un tesoretto di monete tra le più antiche in assoluto fra quelle ritrovate nel tarantino, tanto che viene citato in vari testi numismatici (Sambon, 1863; Evans, 1889; Stazio, 1972; Notiziario del Portale Numismatico dello Stato, 2013).
In un manoscritto del 1889 di Achille D’ Elia, oggi andato perduto, dal titolo “Sava e il suo feudo, Storia paesana”, si racconta “dei Castelli Castrum Munitum Messapici, o Salentini ora distrutti e ridotti in un bel giardino ad Oriente della novella Sava”. Il D’ Elia racconta nel suo scritto, che: “lo attestano le monete della vecchia Orra, quelle di Metaponto ed altre molte primitive ivi rinvenute miste con alcune della repubblica Tarentina e con quelle romane del basso impero; la irregolarità delle forme nei massi tufacei delle fondamenta ancora visibili – d’epoca evidentemente ciclopica e certi cocci di una tal terraglia pesante come ferro del color della ghisa è bastante che il chiarissimo Professore Viola del Reg. Museo di Taranto in una breve visita fattavi nell’ultimo agosto dichiarasse di origine remotissima qual solamente vide a Sparta e Messena.”
Anche Primaldo Coco cita l’esistenza di tale antico insediamento, specificando che “furono rinvenuti alcuni antichi vasetti in un sepolcro scoperto a caso. Alcune tombe sono state scoperte nella contrada del paese detta “Castelli” mentre si cavavano le fondamenta di alcune case e vi si trovarono non poche monete di valore e oggetti preziosi.”.
Secondo il D’Elia “Questi Castelli erano in comunicazione sotterranea con un piccolo fortino sito in contrada Specchiodda e forse anco con quello di Uggiano Montefusco, e di Manduria: ciò prova che essi rappresentar dovessero un intero sistema di fortificazioni di confini dei due regni Messapico e Tarantino.”
Il D’Elia rintraccia anche l’esistenza di una necropoli dipendente da quei Castelli: “dai sepolcri messapici – con la facciata del cadavere sempre rivolto ad Oriente – trovati in gran numero a mezzo chilometro dai vecchi Castelli e ad un metro di profondità in quel tratto di terreno che va dal convento di S. Francesco sino alla via provinciale, ci sarebbe da inferirne che qui fosse un sepolcreto da quelli dipendente…”.
Nel 1973 ritorna sull’argomento Pasquale Del Prete: “Ancor viva è nella memoria dei vecchi savesi l’esistenza, nella località denominata “Castelli”, di un passaggio sotterraneo lungo vari chilometri, ostruito, ad un certo punto, in modo da impedirne l’esplorazione. Ho il vago ricordo di quello che raccontavano a me, bambino, nel tentare di indurmi a seguirli, i cugini più grandi, e certamente più avventurosi, che si spingevano in quei varchi a lume di una candela la cui fine era predestinata assai prima che tutto il percorso potesse essere compiuto. Così, alle prime difficoltà, ritornavano a tastoni, a rivedere le stelle, le persone che in Sava, centro agricolo importante abitato da gente poco incline alle avventure ed al perder tempo, tentassero di squarciare il velo di mistero di questi antichi antri non più praticati e di cui si va perdendo la traccia se pure non è perduta del tutto”.
Gaetano Pichierri riprenderà alacremente le ricerche, raccogliendo numerosissime altre informazioni sui sotterranei, aggiungendo la notizia e la testimonianza di altri ritrovamenti di tombe nelle zone identificate come necropoli, e forndendo anche la documentazione fotografica di uno Skyphos a vernice nera, datato al IV sec. a. C., rinvenuto in via S. Filomena.
Altri elementi vengono forniti da Giuseppe Lomartire che cita rinvenimenti di tombe avvenuti nel 1969 e nei primi del ‘900, mentre Giglio Caraccio riferisce che da fonti orali avrebbe appreso dell’esistenza di cunicoli che dal Castello baronale si estendevano sino alla città di Oria, in parte percorsi da testimoni sino all’altezza di via Giusti.
UN’ALTRA TOMBA ?
Come specificato negli scritti precedenti, la zona individuata da Achille D’Elia come la necropoli dell’antico insediamento, forse di origini messapiche, secondo le più recenti ricostruzioni del Pichierri interessava oltre a via S. Francesco, la zona di via Bonsegna, via S. Cosimo, via Caraccio, via Roma, via S. Filomena.
Per quanto riguarda via S. Cosimo, la zona individuata dal Pichierri come deposito di un ritrovamento (anch’esso, come gli altri, andato disperso), è quella nei pressi dell’attuale chiesa dei SS. Cosma e Damiano. Da voci che corrono, mi è giunta notizia di un ulteriore ritrovamento, avvenuto tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del 2000 nella medesima via, consistente in un non meglio specificato “vaso antico” emerso da uno scasso pavimentario durante i lavori di ristrutturazione di una abitazione, in quei medesimi paraggi: anche qui, come in molte occasioni precedenti, il ritrovamento sarebbe avvenuto da parte di un maestro muratore, residente in altro paese e del quale non è nota l’identità, che si sarebbe impossessato del “vaso”, senza peraltro nulla riferire (neanche della presenza della tomba) all’ignaro proprietario.
COMUNICAZIONI SOTTERRANEE E ALTRI INDIZI DI VECCHIE COSTRUZIONI TRA VIA VITTORIO EMANUELE E VIA FIUME
Anziani informatori mi raccontano inoltre dell’esistenza di comunicazioni sotterranee, murate da generazioni, tra gli antichi scantinati di abitazioni situate tra via Vittorio Emanuele e via Fiume, anche dirimpettaie di quella via, il che riconferma la presenza di una rete di cunicoli più volte testimoniati nelle ricerche di Gaetano Pichierri.
LE LUCERNE
Nei paraggi del centro del paese (il fulcro dell’ insediamento che si irradiava dalla attuale piazza S. Giovanni e comprendeva tutta la zona retrostante la chiesa “Mater Domini”), mi viene raccontato invece del ritrovamento, circa un secolo fa, di antiche lucerne, senza ulteriori specifiche circa la localizzazione precisa e le caratteristiche di tali lucerne.
IL FONTE SOTTERRANEO, I CUNICOLI, LA “CAMPANA D’ORO”
Negli scritti citati nella introduzione di questa trattazione evidenziavo più volte le testimonianze (raccolte in primo luogo dallo studioso Gaetano Pichierri) in merito all’esistenza di un antichissimo fonte situato nei paraggi di piazza S. Giovanni. Su questo argomento ho avuto occasione di raccogliere una intervista ad una anziana donna savese, che riporto a seguire.
D.: Com’è la storia di questo “pozzo” sotterraneo e dei cunicoli?
R.: “Nell’ ortale della abitazione dei miei genitori esisteva questo pozzo sorgivo dal quale anticamente le famiglie dei paraggi “tiravano” l’acqua. L’acqua non finiva mai. Esistevano anche dei cunicoli che si racconta fossero vere e proprie strade che finivano fuori dal paese”
D.: e oggi esistono tracce visibili di questo “pozzo”?
R.: “No, perchè fu coperto“
D.: Perchè fu coperto?
R.: “ i miei nonni e i miei genitori, avevano paura che da lì sotto qualcuno potesse entrare nel nostro ortale, accedendo dalle comunicazioni sotteranee: attraverso i cunicoli circostanti il pozzo si poteva risalire nel nostro orto”
D.: Come era fatto? Come si accedeva?
R.: “Si accedeva come ho detto dall’ortale, ed era situato sotterraneamente. L’imboccatura era di forma circolare. Accanto avevamo uno scantinato, oggi anch’esso inesistente in quanto riempito e poi murato, dal quale si vedeva la forma della costruzione del pozzo stesso in quanto era adiacente”
D.: E i cunicoli, invece? Come erano fatti e come si accedeva?
R.: “Si accedeva attraverso l’imboccatura del pozzo stesso”
D.: Come, attraverso l’imboccatura del pozzo? Ma se c’era l’acqua? Come si poteva accedere ai cunicoli e scendervi?
R.: c’era spazio per accedervi perchè l’antico pozzo non era situato al livello del piano dell’ortale. Era più in giù. Da una botola, da una apertura ricavata nell’ortale potevi sporgerti e guardare l’imboccatura del pozzo che era situata più sotto. Sporgendosi e guardando in giù, dalla apertura situata sul piano dell’ortale, vedevi il pozzo, e dai bordi, soprastanti l’imboccatura, scorgevi i cunicoli. Si poteva scendere. C’erano anche delle catene a cui ci si poteva aggrappare.
D.: hai altri particolari da raccontarmi su questa storia del pozzo e dei cunicoli?
R.: non ricordo molto altro… ah si, si…: c’era Don Salvatore Caforio, il Sacerdote, che chiedeva spesso di questo pozzo e di questi cunicoli: lui voleva scendere, insisteva, cercava un accesso, perchè era convinto che sotto i cunicoli ci fosse la Campana d’Oro”.
Da notare, e da non confondere, il fatto che nei dintorni di Sava esiste un sito denominato “Campana d’Oro”, nei pressi della contrada Scerza, che corrisponde ad una grotta nella quale la leggenda raccontava vi fosse una campana d’oro. Si tratta di clichè ricorrenti (il “tesoro”, la “campana d’oro”, la “chioccia con i pulcini d’oro”) associati a cunicoli, grotte, caverne, ipogei: in queste tipologie di luoghi ricorre spesso la leggenda di un tesoro nascosto.
A seguire, riporto altre brevissime interviste e testimonianze raccolte nel 2018. La prima riguarda i pozzi sorgivi situati nei sotterranei, la seconda i camminamenti sotterranei, la terza, ancora, le acque sorgive sotterranee.
IL CUNICOLO DAL CASTELLO ALLA MATER DOMINI
A.B., donna sulla cinquantina: “mio nonno Vituccio mi raccontava che c’è un passaggio dal municipio alla Mater Domini e c’era un pozzo in piazza e uno in via Del Prete dopo il Miccoli”
CUNICOLI DAL CASTELLO ALLA PERIFERIA DEL PAESE
“M.D., 57 anni:
”dal municipio ci sono 5 uscite per uscire fuori dal paese. Da ragazzo con i miei amici ne abbiamo passato uno, siamo usciti alla villa nuova che ora ci sono case”
D.: “puoi dare qualche altra informazione? Da dove siete entrati per percorrere quei cunicoli? E cosa avete visto durante il tragitto?”
R.: “avevamo 10 o 12 anni… si cercava il tesoro. Di nascosto, siamo entrati dal municipio e siamo scesi sotto, per non perderci abbiamo rubato alle nostre mamme i gomitoli di lana come il filo di arianna. Non abbiamo trovato niente, solo paura del buio, topi, scarafaggi e altri insetti, niente tesoro”
D.: “l’accesso, da quale punto esatto del municipio si trovava?”
R..: “questo non lo ricordo, sono passati quasi 45 anni. Ricordo esattamente l’uscita alla villa nuova, esattamente alle spalle dove abitava Olindo Camassa… ora però ci hanno costruito…”
D.: “quindi in che anno (più o meno) sei sceso?”
R.: “ più o meno 1971/72”
I POZZI E LE ACQUE SOTTERRANEE IN VIA VITTORIO EMANUELE
C.D., 50 anni:
“ dalla abitazione di fianco alla mia, in via Vittorio Emanuele, prendevano fuori l’acqua sorgiva da un pozzo. Sotto, è tutto vuoto. Tutta la via di Taranto è vuota sotto. E’ pieno di acqua, di pozzi di acqua sorgiva”.
D.: “ma tu hai visto questi pozzi? E si può accedere ancora?”
R.: “si si. Si accedeva anche da sotto casa mia al pozzo. Ora non si può più perchè è murato. Ma dalla abitazione di fianco si può ancora accedere. Solo che è disabitata ed è chiusa, il proprietario non sta più a Sava”.
SUI SOTTERRANEI IN VIA DANTE
E.D., muratore, testimonianza raccolta nel dicembre 2018:
“Io ricordo che da ragazzo lavoravo con mio zio Mestru Peppu… eravamo in via Dante proprio all’inizio di fianco alla chiesa, stavamo ristrutturando un appartamento e sotto al pavimento di una stanza (crollato) c’erano altre stanze con dei tavoli di marmo, poi vollero chiudere tutto e subito per paura dei fermi. Parlo di circa 35-38 anni fa….”
Gianfranco Mele
BIBLIOGRAFIA
A.A.V.V.: Contributi/ Vetrine e Itinerari/ Dossier n. 1 La tutela dei beni numismatici in Italia. Normativa, prassi, strumenti Notiziario del Portale Numismatico dello Stato N. 1, 2013
Arditi, Giacomo: Corografia fisica e storica della provincia di terra d’Otranto Tip. Ammirato, Lecce, 1879
Caraccio, Giglio: Sava, cronistoria della cittadina ionica per i suoi seicento anni, Schena Ed., Fasano, 1987
Coco, Primaldo: Cenni storici di Sava stab. Tipografico Giurdignano, Le, 1915 – ried. Marzo Editore, Manduria, 1984
D’Elia, Achille: Sava e il suo feudo, Storia paesana (manoscritto), 1889
Evans, Arthur J.: The Horsemen of Tarentum – a contribution towards the numismatic history of Great Greece, London, 1889
Lomartire, Giuseppe: Sava nella storia, Cressati, TA, 1975
Mele, Gianfranco: Sava-Castelli, la città sotterranea e la necropoli. Documenti, tracce e testimonianze di un antico centro abitato precedente la Sava del XV secolo, in: Terre del Mesochorum – storia, archeologia e tradizioni nell’area ionico tarantina, luglio 2015
Mele, Gianfranco: Sulle tracce di Sallenzia: le ipotesi di Achille D’Elia e Gaetano Pichierri concernenti l’agro di Sava (TA) in Academia.edu, 2015
Mele, Gianfranco: Sava e il suo feudo : il contributo di Achille D’Elia alla storia antica locale (con a margine, cenni sulla produzione letteraria dell’autore) in Academia.edu, 2015
Mele, Gianfranco: Sava – “Li Castieddi e i camminamenti sotterranei, le affascinanti testimonianze di una Sava inedita, antica e nascosta, Il Giornale di Sava – la rivista delle Terre del Primitivo, dicembre 2015
Mele, Gianfranco: Sava: “li Castieddi” e i camminamenti sotterranei, La Voce di Maruggio, 2018
Mele, Gianfranco: Lu lupu alli pecuri. La leggenda della Campana d’oro di Scerza, in Cultura Salentina, Rivista di pensiero e cultura meridionale, sito web, ottobre 2015
Milizia, Marika Danila: I Trappeti Ipogei di Sava. Rilievi e studi per la conservazione, Edizioni Esperidi, 2017
Del Prete, Pasquale: Il Castello federiciano di Uggiano Montefusco, Archivio Storico Pugliese,Bari, Società di Storia Patria per la Puglia a. XXVI, 1973, I-II
Pichierri, Gaetano: Sul ‘ camminamento ‘ sotterraneo di Sava: testimonianze – in: “Omaggio a Sava” a cura di Vincenza Musardo Talò, Del Grifo Ed., Le, 1994
Pichierri, Gaetano: Nella città sotterranea per sfuggire ai saraceni in “La gazzetta del Mezzogiorno”, anno XCVII n. 234, 27 agosto 1984
Pichierri, Gaetano: Aree nuove per parcheggi nuovi in: “La Gazzetta della Puglia” anno II, n. 6, giugno 1989
Pichierri, Gaetano: I confini orientali della Taranto greco-romana, pagine inedite e pubblicate postume in “Omaggio a Sava” a cura di Vincenza Musardo Talò, Del Grifo Ed., Le, 1999
Romano, Alessandro: Sava nascosta, fra antico e medioevo in: Salantoacolory (sito web), 2015
Sambon, L.: Recherches sur les anciennes monnaies de l’ Italie meridionale, Neaples, Cataneo, 1863
Stazio, Attilio: Per una storia della monetazione dell’antica Puglia, in: Archivio Storico Pugliese, 28, 1972