Abbiamo già parlato, nello scritto dal titolo “Pasano e dintorni: aspetti storico-archeologici” (apparso su “La Voce di Maruggio” il 2 marzo 2019) dell’argomento che dà il titolo a questo nuovo articolo, ma qui vogliamo fornire ulteriori elementi. Riassumiamo intanto alcune note fondamentali evidenziate in quella occasione.
Primaldo Coco è il primo a fornire cenni intorno a ritrovamenti in Pasano, e riferisce di scoperte di tombe con coperchi monoliti e di monete dell’epoca magnogreca, romana e bizantina.
Gli storici locali successivi riprendono l’argomento: Gaetano Pichierri parla di “rinvenimenti di tombe con ceramica magnogreca associata a ceramica indigena”; Annoscia segnala “la presenza di un centro abitato protrattosi nei secoli” testimoniato da scoperte di tombe con corredi numismatici e ceramici dal periodo ellenistico a quello romano e bizantino”.
Dalle poche ricognizioni effettuate (poiché non sono mai stati condotte vere e proprie campagne di scavo) pare che l’agro di Pasano facesse parte di un più vasto territorio nel quale sono presenti tracce di antichissimi insediamenti, che interessavano anche, oltre alla vicina Agliano, le contrade Panareo, Grava, Fallenza, Tima, Morfitta, e altre.
Più in generale, stando alle ricostruzioni fornite dagli storici locali, Pasano faceva parte, insieme al territorio di Agliano, Monacizzo e di un territorio “sacro” di confine tra Messapia e Magna Grecia, situato all’interno del confine magnogreco durante il periodo di maggior espansione di Taranto. L’ipotesi di una serie di santuari di Confine situati a est della chora di Taranto è delineata anche da R. Martin nel VII Convegno di Studi sulla Magna Grecia e il Pichierri cita ampiamente le osservazioni dello studioso. Dal nostro punto di vista, e in aderenza alle osservazioni dello studioso francavillese Cesare Teofilato, poteva trattarsi anche, e più verosimilmente, di siti facenti parte del confine messapico (e perciò situati al suo interno) e non di quello magnogreco. Come lo stesso Pichierri rileva, gli insediamenti di confine erano i luoghi nei quali avvenivano scambi e contrattazioni diplomatiche, specie all’interno di luoghi sacri: se nel territorio di Pasano sono state ritrovate monete magnogreche ciò può essere attribuito anche a questo motivo, e del resto, la ceramica ritrovata sia a Monacizzo che ad Agliano e Pasano e lungo la costa (Madonnina dell’Altomare, Torre Ovo) rappresenta tipologie e divinità in uso sia tra magnogreci che messapi, ed è molto simile a quella ritrovata tra Manduria e Oria.
E’ difficile oggi ripescare foto dei ritrovamenti (peraltro superficiali e sporadici) operati in zona Pasano da Giuseppe Lomartire, Mario Annoscia, Gaetano Pichierri, che dopo aver fotografato e studiato i reperti li consegnavano alla locale Sovraintendenza: documentazione fotografica relativamente abbondante invece è stata pubblicata da questi autori riguardo i ritrovamenti nella vicina zona Agliano.
Abbiamo, comunque, notizie e descrizione di una moneta romana ritrovata in Pasano (che, come noto, nel periodo della occupazione romana fu interessata da un insediamento omonimo, e che, secondo il Coco prende il nome proprio da una famiglia gentilizia romana, Paccius): si tratta di un asse repubblicano che da un lato presenta il volto di Giano Bifronte, e dall’altro la prora di una nave con la scritta C. MAIANI. Ce ne parla il Pichierri nel suo articolo dal titolo “I confini orientali della Taranto greco-romana”, dove scrive:
“A oriente della attuale cappella di Pasano, contiguo alla masseria è stato rinvenuto un gruppo di tombe con corredo e in un vaso di una di queste la moneta romana. Trattasi di un asse repubblicano, che da un lato presenta il volto di Giano Bifronte e dall’altro la prora di una nave con la scritta C. MAIANI. Ho studiato la moneta: è di bronzo e pesa gr. 17,80.”
A questo proposito, il Picherri avanza l’ipotesi che il toponimo Pasano possa derivare non dal nome gentilizio Paccius ma da “Maianus”, trasformatosi nel tempo in “Masanus” e poi “Pasanus”.
La ricostruzione del Pichierri è che in Pasano doveva trovarsi, successivamente ad un periodo insediativo indigeno, un villaggio magnogreco a economia rurale, che all’arrivo dei coloni romani si trasforma poi in fattoria romana.
Nell’articolo citato in apertura e al quale rimando, abbiamo citato poi la dibattuta questione del cosiddetto Limes Bizantino che secondo alcuni studiosi è da identificarsi in una muraglia che costeggia Camarda, Pasano, Agliano. Lungo questa muraglia, il Pichierri ritrova un vasetto di argilla contenente delle monete d’argento, che fotografa, e che risalgono a Roberto d’Angiò (1309-1343).
Giuseppe Lomartire, nel corso di un sopralluogo in Pasano ritrova frammenti di vasi medievali, frammenti di ceramica ellenistica e romana, frammenti di ceramica indigena. Di questi frammenti possiede foto che inserisce nelle diapositive proiettate in un convegno di fine anni ’70 (abbiamo ritrovato stralci degli atti, che più avanti pubblichiamo), delle quali purtroppo non abbiamo traccia.
Presso il terreno della masseria Grava, testimonia il Lomartire, si ritrovano tombe a campana che già ai suoi tempi risultano scoperchiate, e che lo studioso savese identifica come medievali.
A proposito della contrada Grava, il Lomartire, così come altri della generazione di storici locali a lui contemporanea, non fa menzione e non si interessa della grotta là situata e detta appunto “grotta Grava” o “grotta Palombara”: un sito, dal nostro punto di vista, interessantissimo, e sul quale ci siamo ampiamente soffermati in altri articoli ai quali rimandiamo (sono indicati nella bibliografia sottostante).
Gente del posto, parla invece direttamente al sottoscritto dell’esistenza, sino a qualche decennio fa, di un gruppo di tombe in non meglio identificati terreni nei pressi della masseria Camarda, poi ricoperte di tufo, terra e altri materiali e perciò non più identificabili: in questa stessa zona, dell’esistenza di cripte.
Riportiamo ora stralci della relazione del Lomartire, che, come abbiamo specificato, era corredata di diapositive illustrative che purtroppo oggi non abbiamo (abbiamo lasciato nel testo le indicazioni dei reperti rispetto ai quali il relatore presentava diapositiva). Si tratta degli atti trascritti e ripresi in un ciclostilato senza data edito dal Gruppo Culturale Salentino sul finire degli anni ’70 (presumibilmente tra il 1977 e il 1978). Lo studio-ricerca era stato presentato per la prima volta pubblicamente, nel Salone delle Conferenze dell’Istituto francescano “Cuore di Mamma” di Sava, e si intitolava “Pasano ieri e oggi”. Lo stralcio che qui pubblichiamo si apre con una descrizione della “antica chiesa” di Pasano, ma è bene ricordare al proposito che, stando alle stesse informazioni del Coco, probabilmente prima della chiesa costruita nel 1712 e tuttora visibile, dovevano esserci state almeno un paio di costruzioni adibite a luogo sacro, una all’interno della zona della masseria e una adiacente alla chiesa attuale (di questo argomento parliamo nell’articolo “Sava (Taranto). L’antica chiesa di Pasano” apparso nel 2016 sul sito web di Fondazione Terra d’Otranto).
“Su di una parete della fabbrica della masseria di Pasano si notavano al tempo del Coco (1915) avanzi di affreschi, oggi alcune tracce soltanto, in parte coperti di calcina, delle nicchie ed altri ruderi dell’antica chiesetta, con capitelli rovinati dal tempo, la porta rivolta ad oriente, ed una cupola ovoidale, molto alta. Questa forse fu, secondo il Coco, l’antica chiesa di Pasano; noi dobbiamo dire “forse” perchè manca una testimonianza di documenti scritti.
Nel corso di un sopralluogo nei pressi del Santuario, insieme all’amico professor Mario Annoscia, potemmo rilevare che probabilmente l’abitato del casale medioevale doveva occupare una superficie molto vasta. Una conferma dell’estensione dell’abitato viene dalla presenza sul terreno di vari frammenti di vasi, frantumati dai trattori; sono frammenti di ceramica tarda-ellenistica, romana e medioevale, alcuni con vernice lucida, come un frammento di skyphos, altri di ceramica grigia e di ceramica sigillata di colore rossiccio. (DIAPOSITIVA)
Poco discosto, sul terreno della masseria Grava, si trovano sei tombe a campana, così dette per la loro forma, e cioè strette nell’apertura superiore e larghe nel fondo, proprio come un tronco di piramide. Inutile dirvi che le suddette sono state scoperchiate. C’era del materiale importante in esse? Pare di no, perchè nel medio evo si seppellivano i morti soltanto, senza altri oggetti che avevano attinenza col defunto. (DIAPOSITIVA)
E sotto il pavimento di una abitazione, sempre nel territorio di Pasano, più vicina al Santuario, vi sono, a detta del proprietario da noi interpellato, altre tombe, vuote naturalmente.
Anche nella masseria di Pasano (eredi Cinieri) c’erano tracce di alcune tombe scavate nella roccia e ricoperte di terriccio; anche qui, secondo il Coco, furono trovate monete romane del basso impero.”
Interessanti le descrizioni del Lomartire dei frammenti “con vernice lucida”, “un frammento di skyphos”, di “ceramica grigia e di ceramica sigillata di colore rossiccio”: come abbiamo evidenziato, di questi lo studioso savese durante l’esposizione orale produceva foto, che purtroppo non sono state pubblicate negli atti scritti della relazione.
Produceva foto anche delle “sei tombe a campana” che si trovavano, come dice lui, “poco discosto, sul terreno della masseria Grava” e neanche di queste, purtroppo, abbiamo attualmente riscontro fotografico, ma a proposito di questo passo della sua esposizione c’è da osservare che una sua personale analisi identificava le tombe come di epoca medioevale e come vuote di corredi all’origine, in realtà la datazione delle tombe sarebbe stata tutta da verificare.
Gianfranco Mele
BIBLIOGRAFIA
Mele, Gianfranco Pasano e dintorni: aspetti storico-archeologici, La Voce di Maruggio, sito web, marzo 2019
Coco, Primaldo Cenni Storici di Sava, Marzo editore, 1984 (ristampa dell’opera omonima uscita nel 1915 e de dita da Stab. Tipografico Giurdignano, LE)
Annoscia, Mario Il Santuario della Madonna di Pasano presso Sava – cronaca, leggenda e tradizioni, Del Grifo, Le, 1996
Pichierri, Gaetano Un insediamento magnogreco ed un santuario di culto orfico ad Agliano in Presenza e memoria” Anno I, 3, ottobre-dicembre 1987, e in “Omaggio a Sava” (raccolta postuma di articoli del Pichierri editi tra il 1975 e il 1989), a cura di V. Musardo Talò, Del Grifo Edizioni, 1994
Pichierri Gaetano, Il Limes Bizantino o Limitone dei Greci in agro di Sava, in: Gaetano Pichierri, Omaggio a Sava, a cura di V. Musardo Talò, Del Grifo Edizioni – LE 1994, pp. 49-86
Pichierri, Gaetano, I confini orientali della Taranto greco-romana, in “Omaggio a Sava”, 1994, pag. 242
Pichierri, Gaetano, Gli ulivi di Pasano, in Pichierri, “Omaggio a Sava” a cura di Vincenza Musardo Talò, Del Grifo Edizioni, LE, 1994
Pichierri, Gaetano Le origini del culto di Maria SS. Di Pasano, Rivista Diocesana, Oria, 1985 pp. 127-128
Teofilato, Cesare Segnalazioni archeologiche pugliesi – Allianum in: Il Gazzettino – Eco di Foggia e della Provincia – n. 38, 21 settembre 1935
Riccio, Gennaro, Le monete delle antiche famiglie di Roma, Stamperia del Fibreno, Napoli, 1843
Mele, Gianfranco, La grotta Grava-Palombara a Sava, sede di antichi culti e utilizzi. Un sito da valorizzare, preservare e interpretare, Cultura Salentina, Rivista dipensiero e cultura meridionale, sito web, settembre 2015
Mele, Gianfranco, La grotta Grava-Palombara in agro di Sava, Terre del Mesochorum, Archeoclub Carosino, sito web, ottobre 2015
Mele, Gianfranco, Sava (Taranto). L’antica chiesa di Pasano, Fondazione Terra d’Otranto (sito web), settembre 2016
Lomartire, Giuseppe, Pasano ieri e oggi (vicende varie del Casale e del Santuario), Gruppo Culturale Salentino, ciclostilato in proprio, s.d.