Riportiamo questo racconto pubblicato oggi sul quotidiano on-line Viv@voce. Un brutta storia di violenza accaduta ad un donna di Sava che ha avuto il coraggio di raccontarsi. Anni di soprusi, violenza psicologica e fisica, anche davanti ad una bambina. Il racconto di una quotidianità violenta di Maria Teresa, una donna come tante, che ha scambiato l’egoismo e la brutalità del suo compagno di vita per amore. Non è facile vivere con traumi di questo genere che lasciano il segno per tutta la vita.
Come è cominciato il tutto?
Tutto ebbe inizio,quando io avevo circa 20 anni. Dico circa perché suonerà strano, ma è come se abbia rimosso un pezzo della mia vita. Conobbi un ragazzo, tramite una mia amica e cominciammo a uscire insieme con altre persone all’inizio, successivamente da soli.
In apparenza come sembrava il suo comportamento?
Sembrava una persona molto educata, pacata, tranquilla, gentilissima. Ascoltava molto e soprattutto non provava neanche a sfiorarmi. Sembrava molto interessato alla mia vita e io ero contenta fosse interessato al mio cervello, più che alla mia fisicità.
Passano le settimane e anche i mesi …
Passavano le settimane e diventava molto presente con sms, telefonate, anche nel cuore della notte. Uscivamo insieme sempre con suoi amici, ma non mi pesava, in quanto dopo una precedente delusione amorosa, che non riuscivo a dimenticare, io volevo proprio staccare.
I primi schricciolii quando li hai cominciati ad avvertire?
Passato però quel momento, come cominciavo a chiedere di portare qualche amica,notavo che lui storceva il naso e rimandava. Naturalmente non ci feci caso.
Una sera mentre eravamo a San Pietro in Bevagna, passò un mio amico, lo salutai e all’improvviso mi arrivò un ceffone in pieno viso,davanti a tutti. Lì, mi vergognai da morire, rimasi allibita.
La cosa strana fu, che i suoi amici, perfino le ragazze che stavano nel gruppo non fecero una piega.
Dopo 2 minuti andammo via e io decisa a inquietarmi non ne ebbi il tempo. Iniziò a chiedermi scusa, piangere, diceva che era un brutto periodo, che ero l’ unica cosa bella che aveva e non voleva perdermi.
Gli dissi che la cosa non sarebbe mai più dovuta accadere. Nei giorni seguenti mi trattò come una principessa, e io accantonai l’accaduto.
Su queste prime crepe cosa ti sei detta?
Mi dissi che probabilmente era stato solo uno spiacevole episodio.
I giorni passavano e lui cominciò a essere troppo “presente”. Me lo trovavo davanti all’improvviso e dovevo lasciare tutto è tutti per seguirlo.
Piano piano mi resi conto che mi trattava come fossi di sua proprietà, e quando ero con amiche o parenti, inventava una scusa qualsiasi pur di vedermi.
Ormai eravamo sempre insieme. Non voleva amici intorno. Diceva era che era un momento no. Voleva stare solo con me.
Da un giorno all’altro, con una scusa mi fece cambiare scheda telefonica. Da quel momento in poi anche il mio modo di vestirmi.
Tutto ciò non mi stava bene. Una sera decisi di parlargli di tutto questo. Si scagliò contro, riempendomi di parolacce, botte e minacciandomi se solo avessi interrotto il tutto.
Io ebbi paura, minacciò di uccidere i miei familiari e continuai a stare con lui. Da qui il nostro rapporto assunse una piega diversa. Più composta, secondo lui.
Mi fece buttare tutte le mie cose, regali di amici e parenti, cd, peluche, ricordi di una vita, anche le foto della mia mamma defunta.
Era come se volesse cancellare il mio passato. Tutto ciò che era stato prima di lui. Un giorno mi buttò fuori dalla macchina, mentre guidava, un paio di stivali. Me li aveva regalati mio padre e io ci tenevo molto. Mi picchiò a sangue.
Andammo così a vivere insieme, i miei non lo accettavano, io nn riuscivo a lasciarlo. Iniziò una quotidianità terribile a casa sua, dove lui mi picchiava, mi insultava.
I suoi sapevano, mi difendevano, ma specie la madre nascondeva il tutto alla gente, oltre ai lividi col fondotinta che ero costretta a nascondere. Anche loro soffrivano, lui era irrispettoso anche con loro.
Quindi cominciava ad essere una persona ben diversa da come si era proposta inizialmente …
Durante la permanenza a casa sua, lo lasciai anche, dopo che mi portò a Lecce da una persona per farmi lavorare come prostituta. Si, perché ero una poco di buono, in quanto avevo già avuto un altro ragazzo. Me lo faceva gridare forte davanti a lui e non solo. Dopo un altro periodo di minacce, tornai con lui. Ma a vivere a soli.
Lui lavorava io in cucina o pulivo etc. Rimasi incinta per forza. Ricordo che non potevo mai uscire sola, o pulire la casa dall’esterno.
Voleva una lettera d’amore ogni giorno, sempre nuova, se no erano botte, calci, pugni, di tutto. Erano botte anche se guardavo film, con attori giovani,e belli.
Un giorno mia nonna mi regalò un utensile verde acido, il mio colore preferito, mi prese a calci perché era il mio colore preferito, prima che conoscessi lui.
Mi picchiava,anche durante la gravidanza, e ancora di più dopo il parto,in quanto era nata una femmina.
Quando la bimba aveva un mese, mi costrinse a sposarlo in Comune. Diventò violento verbalmente anche con la piccola e lì mi ribellai.
Tentò allora,una volta di accoltellarmi, ma fui salvata da alcune persone. Un’altra volta tentò di strangolarmi nella vasca da bagno. Anche lì ‘Dio mi aiutò.
Nei giorni seguenti si calmò perché scoprì che volevo lasciarlo, ma ormai era tardi.
Denunciasti il fatto alle Autorità preposte?
Una domenica mi alzai, e andai dai carabinieri a denunciarlo. Vivevamo a casa mia e, quando arrivano i militari, fu sbattuto fuori.
Poi, come è finita?
Sono passati tantissimi anni. Purtroppo io ho ritirato le dununce, sbagliando. Lo feci per amore di mia figlia. Quando la vedeva, o la portava con lui avevo tanta paura. Per fortuna col passare del tempo ha cominciato ad allontanarsi. Io ho avuto di nuovo violenze verbali e non, denunce che stupidamente ritiravo ogni volta.
E la bimba ha assistito a queste scene aberranti?
Mia figlia da piccola ha assistito a scene di violenza da parte del padre “biologico”.
Senz’altro da questa esperienza esci abbastanza provata. Se volessi dare un consiglio, oppure una indicazione, a chi comincia già ad avere la stessa situazione come la tua, cosa diresti a loro?
Vorrei dire alle donne che certi animali non cambiano. Noi non dobbiamo vergognarci a raccontare le nostre esperienze, anzi dobbiamo fare “prevenzione”. Parlare ai maschietti perché devono vedere negli occhi di ogni donna, la loro mamma o sorella e rispettarle.
Tu credi che questa tua tristissima “storia” possa essere di aiuto a chi ti legge?
Si. Anche una sola volta per voi che leggete.
Avanti ieri è stato l’8 marzo, festa della donna …
L’8 marzo per me è stata un liberazione in quanto ho potuto gridare al mondo quello che ho subìto. E mia figlia deve sapere che tipo di padre “biologico” ha avuto.
Giovanni Caforio su Viva@voce
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