Anche Peppino Gagliardi se ne è andato. Gli anni Sessanta resta un contesto fondante nella canzone italiana e nella musica. Sono quegli anni che mi hanno formato e mi hanno fatto sognare.
Sognare anche con quel “Settembre” che si pone come incipit al 1970. Contesto che annoverava il tempo dei gruppi musicali e che si ballava in una rotonda sul mare di Fred Bongusto o la casa bianca di Don Backy.
Una voce particolare quella di Peppino Gagliardi discente da un ritmo popolare intrecciato tra melodia e accenti napoletani. Infatti era nato nel 1940 a Napoli.
Un canto malinconico che ha condotto una generazione lungo le viole e nel t’amo e ti amerò che è stato un ascolto importante con le tonalità di uno straordinario Little Tony in speciale rock tra l’italiano manierismo e l’americano di moda in quella temperie.
Allora che vuole questa musica stasera? Un profumo di donna prima versione. O una Canzone in cui piange anche la luna. Metafore. Espressamente metafore.
Canzoni di un amore vissuto, abbandonato, di carezze, di dolcezze, di “frutti di mare”, di mano nella mano, di sabbia scottante, di occhi immensi… Testi semi rimati in un “ci rivedremo” o in un “arrivederci” tra uno scoglio di mare e una passione che fa vivere in un raccontare in meno di tre minuti. Non è affatto facile raccontare un amore in tre minuti e qualcosa o meno addirittura.
Ci vuole capacità musicale e sintesi linguistica al di là se può piacere o meno il testo. Peppino Gagliardi ha sempre retto all’urto delle innovazioni con una forte complicità con la classicità: “Avevi la mia vita tra le tue braccia, te ne sei andata con chi…”. Ricordo come echi “Come le viole anche tu ritornerai… Rifioriranno tante primavere…”.
Con la radio Marelli in corridoio o con i primi mangiadischi la mia età è trascorsa con dei refrain emozionali come “Gocce di mare erano gli occhi suoi, e vi lascia nel fondo la vita mia…”. Ritornelli in un canto sillabato rimembrando storie di nostalgie che scavano fino a toccare un immaginario che anche Mina ha registrato.
Certo. Faccio un elogio della melodica canzone italiana. A chi racconterò le cose che ho raccontato a te. Sempre l’amore. L’amore finito che diventa mancanza e struggente viaggio interiore. Sono figlio di un’epoca indimenticabile che non rimpiango ma che continuo a ricordare. Spunteranno le viole…Che interessante interpretazione quella Signorinella pallida…che la si fa rimare con giovinezza…
Perché “Se tu dopo aver amato invano, Non vuoi più amar nessuno, Perché dimentichi anche me…”.
Peppino Gagliardi è scomparso a Roma il 9 agosto 2023.
Pierfranco Bruni