Credo che sia necessario, in un tempo che ha smarrito il senso della metafisica, vivere una distinzione tra il Sogno e la Ragione.
Il Sogno è ciò che percepiamo quando da noi ci assentiamo, e siamo altro rispetto al reale che occupa lo scenario del quotidiano.
La Ragione abita i sottosuoli dell’anima ma deve sempre fare i conti con la storia. Scontiamo colpe peccati tentativi di rivincite rancori ire di secoli di epoche. Non amiamo abbastanza.
Non sappiamo amare come si dovrebbe amare. Anche se l’amore non finisce mai. Anche se la carità vive dentro il cuore e lo spettacolo della vita è sorprendente nei dolori nelle gioie nelle disarmonie nelle solitudini.
Aspetto ancora una telefonata.
Aspetterò sempre la telefonata che possa darmi il senso di un viaggio che è vissuto di solitudini, di dettagli, di incanti.
Non ho mai creduto al disincanto.
Al disamore neppure. Al distacco sempre. Il distacco è nel silenzio della pazienza.
L’amore non finisce. Ma non sappiamo raccoglierlo offrirlo abitarlo custodirlo. L’amore per avere durata e vacanza ha bisogno di aggrapparsi agli archetipi del Sogno. Si può amare con la Ragione?
È un interrogativo che mi inquieta.
Con la Ragione tutto ha un inizio e una fine. L’amore entra nella sabbia della Ragione e si impantana.
L’amore si aggrappa al Sogno per cercare il filo di una matassa che si vive soltanto dentro il singulto del Sogno.
Siamo stati assenti quando dovevamo essere presenti.
Siamo stati assenti quando è stato chiesto di fare compagnia con le parole con l’attenzione con la fedeltà.
Siamo partiti quando invece dovevamo restare.
Siamo rimasti in viaggio quando ci è stato chiesto di fermarci.
Siamo stati in silenzio quando dovevano regalare un gesto.
L’amore non finisce. Ma è sempre stato un amore manchevole.
Non abbiamo amato al momento giusto.
Non abbiamo raccolto i segni di una richiesta di carezze.
Siamo stati fermi e non siamo stati attenti nel regalare un bacio un perdono.
Ecco perché a volte ci sentiamo persi smarriti disordinati.
Il disordine non è una confusione. È un viaggiare in un labirinto i cui tasselli formano comunque un mosaico.
Arriverà mai quella telefonata?
Quale ordine? L’ordine è una conseguenza della Ragione e se dovessi pensare a ciò la telefonata che aspetto non arriverebbe mai. L’ordine è una sconfitta. L’ordine è un’illusione.
La perfezione è un’alchimia lacerata.
Abbiamo sempre più bisogno di Dio. Dio non è ordine e neppure disordine.
Non dobbiamo cercarlo.
Lui sa.
Lui ci conosce.
Lui non è mai straniero.
Siamo noi ad essere estranei.
Dio ci osserva.
Ci ascolta. Ci segue.
Ci vede.
Noi cosa seguiamo cosa ascoltiamo cosa vediamo…
Bisognerebbe ricostruire non solo il tetto o cambiare lucchetto.
Dovremmo avere il coraggio la forza l’amore di ricominciare dalle fondamenta della capanna e ripiantarla.
Scavare. Non fermarci.
Ridare un senso.
Abbiamo bisogno di Dio.
Dio ha bisogno di noi.
Dio ci osserva.
Amiamo soltanto.
Senza distrarci.
Il Sogno è l’altro volto del tempo ed è oltre il tempo.
La Ragione deve sempre fare il consuntivo con il tempo.
Il viaggio è una malinconia che si impossessa della nostalgia e traccia i sogni che non si conoscono.
Vorrei essere il sognatore viaggiante che incontra il sommerso negli sguardi del tempo e tutto si fa mistero.
Incantevole mistero tra le vie delle parole che ascolto nel momento in cui i fantasmi camminano nella mia anima, e le maschere diventano il doppio per sgretolare lo sguardo osservato nello specchio.
Siamo uno specchio?
Portiamo con noi la maschera?
Il teatro si ribella.
Cosa ci resta?
So che la telefonata che aspetto è una speranza di una alchimia che il vento accarezza.
Il mio viaggio è un passaggio di limiti. Oltre i quali ciò che ho accanto diventa ciò che ho dentro. Ascoltami tu che puoi e tu che sai.
Ascoltami.
A chi mi rivolgo? Non ha importanza. Nella speranza c’è sempre un percepire.
Ho viaggiato tra gli Orienti e poi mi sono fermato su uno scoglio che segnava il confine con l’Occidente.
Le voci sono giunte dal mare. Alcune.
Altre dai deserto. Altre ancora sono echi, arrivati da un giardino di palme e di rose.
La vita è una memoria tra il sommerso. Mai tra i perduti ricordi.
Non chiedo di essere compreso.
Chiedo che ogni parola sia un ascolto e ogni silenzio una magia.
Il resto muore per non smettere di vivere.
Come un fuoco mai fatuo, e sempre magico.
Vado via. Ora.
Vado via dalle parole per restare con me.
Soltanto con me!
Sempre aspetterò che giunga la telefonata dai labirinti che mi vivono e dalle conchiglie che custodisco nella mia casa di paese, dove le radici hanno la profondità e la provvidenza di Dio.
Pierfranco Bruni
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