TARANTO – I militari della Guardia di Finanza gruppo di Taranto, con l’ausilio di reparti sul territorio nazionale, su disposizione del G.I.P. del Tribunale di Taranto, hanno eseguito operazioni di sequestro preventivo, funzionale alla confisca per equivalente, di beni immobili, disponibilità finanziarie e quote societarie per una somma complessiva di oltre 916 milioni di euro.
Le attività di sequestro, che hanno riguardato altre 13 società a diverso titolo riconducibili al Gruppo Riva, sono state eseguite principalmente nella sede di Milano e Taranto ed hanno interessato anche le città di Roma, Genova, Cagliari, Modena, Parma, Reggio Emilia, Sondrio, Varese, Potenza, Bolzano, Savona, Bergamo, Brescia, Verona, Napoli, Salerno, Bari, Vercelli, Coma, Massa Carrara, Lecco, Cuneo..
In particolare, sono state interessate 9 società controllate in via diretta e indiretta in forma dominante, da ILVA S.p.A – 3 società controllate in via diretta, in forma dominante, da Riva Forni Elettrici S.p.A. – 1 Società controllata mediante influenza dominante da Riva Fire s.p.a..
All’esito di questa fase , sono stati sequestrati beni immobili per oltre 456 milioni di euro, disponibilità finanziarie per oltre 45 milioni di euro, azioni e quote societarie per circa 415 milioni di euro. Sono stati sequestrati altresì un centinaio di automezzi, il cui valore complessivo è ancora in corso di quantificazione.
Le attività medesime scaturiscono da un ulteriore dispositivo della predetta Autorità Giudiziaria, che ha “esteso” il decreto di sequestro preventivo già emesso nello scorso mese di maggio, fino alla concorrenza della somma di 8,1 miliardi di euro, nei confronti delle società “RIVA – F.I.R.E.”, “RIVA FORNI ELETTRICI” e “ILVA”, tutte con sede a Milano. Tale “estensione” , in pratica, ha riguardato le società “controllate, collegate o comunque sottoposte all’influenza dominante” dalle predette “ex articolo 2359 c.c.”.
L’ importo di 8,1 miliardi di euro era stato commisurato al vantaggio economico goduto dal citato gruppo industriale, derivante dalla mancata messa in opera delle strutture necessarie all’ambientalizzazione della nota azienda siderurgica tarantina.
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