Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, alla guida di una coalizione di centrosinistra, ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica anticipando di pochi minuti il deposito delle firme di 17 consiglieri del centrodestra che lo sfiduciato avviando così le procedure per lo scioglimento del Consiglio Comunale. Salvemini ha annunciato le dimissioni subito dopo l’approvazione del bilancio (passato con 15 voti del centrosinistra e l’astensione di 16 consiglieri di opposizione) motivando la decisione con la presa d’atto di non avere più il sostegno della maggioranza dei consiglieri. La giunta di Salvemini, ritrovatosi nella situazione dell”anatra zoppa’ con sentenza del Consiglio di Stato, ha avuto sin dal principio una vita travagliata e si è retta grazie al sostegno di tre consiglieri eletti inizialmente con il centrodestra che ora sono ritornati all’opposizione.
Stefàno (pd), “La politica é anche stile e dignità. Da Carlo una bella lezione”
“La città di Lecce ha chiesto a gran voce il cambiamento, riconoscendo un ruolo guida a Carlo Salvemini ed alla sua squadra. Un sindaco perbene che ha dato una lezione di stile e dignità che ha fatto apparire ancora più piccola l’opposizione”. È il commento di Dario Stefàno, senatore PD, alle dimissioni del sindaco di Lecce.
“Sono abituato a guardare il bicchiere mezzo pieno – continua il senatore pieddino – e considero questo pit stop come un momento in cui fare chiarezza all’interno sul quadro politico cittadino ma anche nel rapporto tra il centrosinistra e i leccesi. Qualcuno, evidentemente privo di una proposta politica seria per la città, pensava di poter vivere di espedienti, di aver trovato un escamotage per mettere il cappio al collo al sindaco, per tenerlo sempre sotto scacco. Sono gli stessi che pensano sia sufficiente raccogliere delle firme dinanzi al notaio per stoppare l’ambizione di una città di abbracciare una stagione nuova.”
“Lo ringraziamo – conclude Stefàno – insieme agli assessori e ai consiglieri, per aver lavorato con competenza e onestà in condizioni non favorevoli, chiedendo loro di rimetterci subito a lavoro“.
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