TARANTO- A Statte continua, incessante, l’attività dei Carabinieri della Compagnia di Massafra ed in particolare del locale Comando Stazione che, coadiuvati dai militari dei Reparti Mobili dell’Arma, dopo aver collaborato alacremente alle operazioni di soccorso dei primi giorni, proseguono nell’esecuzione di mirate operazioni di polizia finalizzate a preservare quella Comunità, già così pesantemente colpita dalla catastrofica calamità del 28.11.2012, dalle azioni predatorie di individui che, senza scrupoli, cercano di approfittare dello stato di particolare vulnerabilità della cittadinanza per compiere i loro crimini.
Già nello stesso giorno del disastro i militari avevano arrestato due persone, deferendone in stato di libertà una terza, che, avvantaggiandosi della concitazione di quelle terribili ore, si erano introdotti all’interno di un’abitazione, momentaneamente incustodita per inagibilità causata dalla calamità naturale, con il chiaro intento di depredarla.
Così anche nella serata di ieri, una delle tante pattuglie di Carabinieri, predisposte nelle vie cittadine con lo scopo di prevenire e reprimere possibili episodi di sciacallaggio, traeva in arresto PADALINO Alfredo, 38enne di Taranto, noto alle forze dell’ordine, e P.C., 21enne, incensurato, che introdottisi all’interno di un capannone, ubicato nella periferia del paese, devastato dalla tempesta, stavano asportando del materiale ferroso.
Nella circostanza, gli operanti nel corso della normale attività perlustrativa notavano, in lontananza, dei bagliori luminosi nell’oscurità e sospettando, inizialmente, che si potesse trattare anche di qualche corto circuito, considerati peraltro i numerosi danneggiamenti subiti dalla linea elettrica, si avvicinavano a quella fonte luminosa intermittente. Nell’approssimarsi, però, i militari spegnevano, intuitivamente, i fari dell’autoradio giungendo, così, in prossimità del fabbricato, che presentava i chiari segni del passaggio della tromba d’aria.
A quel punto i Carabinieri rilevavano la presenza di due persone che, armate di un flessibile alimentato da un gruppo elettrogeno caricato su un motocarro Ape, stavano tagliando la ringhiera di recinzione in tanti piccoli pezzi per poi caricarla sul mezzo in loro uso, constatando nell’occasione che quello scintillio notato da lontano non era altro che il risultato dell’attrito del flex sul metallo.
I due individui, assorti dal loro “lavoro” e ingannati dall’arrivo a luci spente del veicolo militare, si ritrovavano i Carabinieri alle loro spalle e, senza avere la possibilità di accennare alcun tentativo di fuga, ammettevano le loro responsabilità.
Dopo le formalità di rito, il più anziano veniva tradotto presso il carcere di Taranto, mentre il più giovane agli arresti domiciliari.
Il motocarro e le attrezzature in uso ai malviventi venivano sequestrate e, sulle stesse, sono in corso accertamenti finalizzati a stabilirne la provenienza.
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