(Adnkronos) – ”Restano in piedi, sostiene lo storico Tonino Filomena, dei riferimenti che rimandano direttamente sia all’espansione dell’Italia nel Nord Africa, e questo riguarda la logica della politica internazionale, sia una visione dialettica e di scontri con gli altri gerarchi fascisti. Qual fu realmente il suo rapporto con Mussolini? E’ su questi elementi che dovremmo continuare ad indagare”. Resta certo che Balbo non costituiva soltanto, da mussoliniano, un Fascista mussoliniano eretico ma ”una Fascista colto, dichiara Bruni, che si contrapponeva alla interpretazione del rapporto cultura – fascismo di Giuseppe Bottai. Infatti era amico di intellettuali come Nello Quilici, Carlo Belli, Giuseppe Prezzolini, Ugo Ojetti”.
A distanza di 70 anni riflettere e ristudiare Italo Balbo significa, tra l’altro, riprendere una discussione, comunque mai interrotta, tra idee, ideologia, cultura e regime. C’e’ da dire sottolinea ancora Pierfranco Bruni che: ”Balbo aveva ben capito, interpretando il pensiero anglo-americano riproponendolo come necessita’ di un confronto tra il Fascismo nazionalista, ovvero il Fascismo prima del ”bivacco”, e il bolscevismo intesi come modelli rivoluzionari in una Europa che aveva come centro d’azione e di partenza le vittorie mutilate della Prima Guerra Mondiale”.
(Clt/Ct/Adnkronos)
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