TARANTO – Gli animali da compagnia della provincia di Taranto, assimilano gli effetti negativi dell’inquinamento ambientale sino a dieci volte di più rispetto alla loro specie che vive nelle province confinanti. Gli inquinanti tipici delle aree industriali riscontrati nel loro organismo, diossina e Pcb, superano il limite tollerato soprattutto nei gatti. Meno nei cani. Queste ed altre informazioni fanno parte di uno studio condotto da quattro ricercatrici del Dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Bari e pubblicato dalla rivista americana «Science of the total environment». Le studiose, Maria Maddalena Storelli, Arianna Storelli, Grazia Barone e Delia Franchini, hanno prelevato campioni organici di circa duecento animali che sottoponevano a sterilizzazione chirurgica, provenienti dalle province di Bari, Potenza, Taranto e Lecce. Lo studio che mette in stretta relazione le patologie animali con quelle degli esseri umani, pone il capoluogo jonico al primo posto per numero di situazioni determinanti o favorenti i tumori anche sugli animali. Un altro dato che riflette la stessa situazione, su cui non esiste ancora uno studio scientifico, lo espone il presidente dell’Ordine dei veterinari della provincia di Taranto, Antonio Di Bello. Lo specialista si fa portavoce di un fenomeno che non era presente prima se non in casi eccezionali. «Negli ultimi anni nella città di Taranto e nella sua provincia – dice -, si registra un significativo aumento di disfunzioni endocrine a carico di cani e gatti che prima erano considerate una rarità». Le malattie cui si riferisce il presidente dei veterinari jonici sono quelle che colpiscono la tiroide (organo bersaglio della diossina) e delle ghiandole surrenali la cui pericolosità e incidenza sono già note sull’uomo. Il veterinario, non disponendo per la sua analisi il conforto statistico, non può attribuire ad essa valore scientifico. Da osservatore diretto del fenomeno però (oltre ad esercitare sul territorio è anche titolare di cattedra al Dipartimento di veterinaria dell’Università barese), non può non indicare l’allarme. «Non esistono ad oggi studi statisticamente significativi che dimostrino con certezza una maggiore incidenza delle patologie neoplastiche degli animali d’affezione nella nostra provincia. E’ però innegabile – aggiunge – che, se pur non ancora dimostrata, la casistica di queste patologie è, negli ultimi anni, notevolmente aumentata. Così come dimostra lo studio delle colleghe baresi (quello esposto in apertura di articolo, nda), che mette in risalto in maniera impressionante la presenza nei tessuti di cani e gatti di Taranto e provincia di quantità elevatissime di noti inquinanti tossici e cancerogeni prodotti dalle attività siderurgiche del capoluogo». Ancora più impressionante è la tipologia dei tumori di cui si ammalano cani e gatti che è assolutamente simile a quella degli umani. «Al primo posto i tumori mammari seguiti dai tumori cutanei, dell’apparato respiratorio e del cavo orale e prime vie respiratorie», elenca il presidente dei veterinari che ricorda la stretta correlazione tra uomo ed animale domestico: «sia lo studio dell’università sia l’incidenza riscontrata in tutta la provincia di Taranto – spiega – non riguarda randagi ma esemplari che vivono in casa e quindi con un’alimentazione più o meno simile a quella dei loro padroni e contatti con agenti fisici e ambientali assolutamente identici». Tutti questi elementi saranno oggetto di approfondimento nella giornata di studio sull’oncologia veterinaria in programma all’Appia Palace di Massafra il prossimo 15 maggio a cura dell’Ordine dei medici veterinari della provincia di Taranto. Tra le relatrici ci sarà l’autrice della ricerca sulla diossina e Pcb negli animali da compagnia.
Nazareno Dinoi
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