Alle prime ore del mattino di oggi, i carabinieri dell’Aliquota Operativa del N.O.R.M. della Compagnia di Taranto, coadiuvati nella fase esecutiva da militari delle Compagnie del Comando Provinciale di Taranto, con il supporto di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari Palese ed unità cinofile del Nucleo carabinieri cinofili di Modugno, hanno dato esecuzione, nella borgata Talsano del capoluogo jonico, ad 8 provvedimenti cautelari (5 in carcere e 3 agli arresti domiciliari), emessi dal GIP del Tribunale di Taranto, dr. Benedetto RUBERTO, su richiesta del Sost. Procuratore della Repubblica presso il medesimo Tribunale, dr. Remo EPIFANI, nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di estorsione in danno di imprenditori edili nella borgata di Taranto-Talsano e nel vicino comune di Leporano (Ta).
Le indagini, avviate nel settembre 2017 dai Carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Taranto e coordinate dalla locale Procura, hanno fatto luce su un gruppo criminale operante a Taranto, con epicentro il rione “Tramontone” della borgata Talsano, dedito ad estorsioni in danno di imprese, promosso, diretto e costituito da soggetti originari e residenti nel capoluogo ionico (tutti con precedenti penali anche per reati similari ed associativi, alcuni dei quali già colpiti da misure di prevenzione personali ancora in atto).
L’indagine conclusa con l’odierna operazione, è stata avviata dall’Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Taranto, a seguito di una serie di danneggiamenti ed incendi occorsi durante lo scorso anno nei quartieri e frazioni di Talsano, Lama, San Vito e nella vicina Leporano, in danno di imprenditori edili e commercianti. In dettaglio, si tratta di circa una decina di incendi di autovetture ed esercizi commerciali e del rinvenimento di un ordigno inesploso a Talsano, nei pressi della sede di un’impresa edile.
La rapida attività investigativa, declinatasi nell’escussione di vittime, testimoni e persone informate sui fatti, in intercettazioni telefoniche, acquisizione di tabulati ed attività dirette di polizia giudiziaria quali servizi di osservazione, controllo e pedinamento, ha consentito ai militari di documentare le dinamiche criminali, focalizzando in particolare tre gravi episodi estorsivi in danno di imprenditori edili. In particolare è:
- stata fatta luce sui mandanti e sugli esecutori di un’estorsione ai danni di due imprenditori, rispettivamente titolare e gestore di un’impresa edile con la riscossione totale della somma di 2.000 euro in due tranches (dapprima 200 euro e poi 1.750 euro), a titolo di tangente;
-
stata accertata un’ulteriore condotta estorsiva perpetrata in danno di altri tre imprenditori, titolari di un’impresa subappaltatrice di un cantiere edile, con la riscossione illecita della somma di 8.000 euro in due diverse tranches;
-
stato documentato un tentativo di estorsione in danno di un ulteriore imprenditore, legale rappresentante di altra azienda edile, con la richiesta della somma di 2.000 euro.
Le investigazioni hanno fatto emergere la stabile appartenenza degli indagati ad una “associazione per delinquere” con epicentro nel popolare quartiere di Tramontone-Talsano di Taranto, finalizzata a porre in essere estorsioni, avvalendosi di continuative e sistematiche intimidazioni e minacce nei confronti di imprenditori e commercianti locali, consentendo, altresì, di individuare, in seno all’organizzazione, i ruoli degli appartenenti, peraltro caratterizzati da intercambiabilità. Tutti i soggetti coinvolti nell’indagine si sono mostrati di elevata caratura criminale; in diversi casi si tratta di sorvegliati speciali che hanno commesso i fatti durante il periodo di sottoposizione alla misura o nel triennio successivo dalla cessazione della stessa. L’agire degli indagati, a fattor comune, è stato disinvolto e sfacciato, non avendo esitato a raggiungere le vittime in pieno giorno ed a volto scoperto ed a formulare le richieste estorsive (particolarmente esose) in maniera diretta e perentoria, nella certezza che la caratura di malavitosi avrebbe costituito garanzia di impunità.
Tutti gli arrestati (ad eccezione di due) dimorano stabilmente a Tramontone e, dall’analisi delle vicende estorsive che hanno riguardato le vittime, si sono mossi con analogo modus operandi così sintetizzabile:
- l’imprenditore è stato avvicinato di solito da due soggetti che hanno preteso il pagamento del “pizzo” per evitare danni al cantiere;
l’azione degli estorsori si è fatta man mano sempre più insistente e spesso le richieste sono provenute da persone diverse anche al fine di intimidire maggiormente le vittime, consapevoli di dover fronteggiare un gruppo e non solo uno o due soggetti;
gli imprenditori sono stati poi convocati in un luogo determinato per l’esazione della somma e spesso il gruppo criminale si è avvalso di intermediari per concordare con le vittime, sulla base della loro capacità, l’entità della somma da corrispondere.
Nel corso delle intercettazioni telefoniche, è emersa la chiara intenzione degli indagati, tutti con gravi precedenti e quindi consci delle attenzioni da parte delle forze dell’ordine, di rifuggire da elementi che potessero consentire la loro chiara identificazione, ricorrendo dunque all’uso di alias e soprannomi e soprattutto scambiandosi anche i telefoni.
Proprio le dinamiche criminali emerse hanno attestato il pieno e consapevole apporto che gli indagati hanno fornito all’operatività del sodalizio criminale, alla perpetrazione dei reati necessari al suo consolidamento, alla riscossione dei proventi, alla predisposizione di strategie utili, tanto ad aumentare ed a consolidare la forza e lo spessore del sodalizio, quanto a mantenere l’egemonia sul territorio. Dall’attività istruttoria di escussione delle vittime, è emerso altresì come il gruppo esercitasse le sua forza intimidatrice a Tramontone, tramite continui riferimenti all’articolazione territoriale della consorteria. A titolo esemplificativo: in un contatto con un imprenditore, a seguito di richiesta di denaro, un sodale avrebbe riferito; “vedi che noi siamo quelli che sono venuti armati la volta scorsa all’altro cantiere”, aggiungendo che in caso contrario “avrebbe fatto saltare tutto in aria”; in occasione del tentativo di estorsione, un indagato avrebbe riferito, a seguito di reiterate minacce: “qui lo sai che comandiamo noi”, alludendo quindi chiaramente all’egemonia vantata sulla piazza dagli indagati; nell’ambito di un’ulteriore estorsione commessa ai danni di tre imprenditori, a costoro veniva espressamente indicato che la stessa era da ricondurre al “clan di Tramontone” e, in una seconda circostanza a soggetti indicati come “quelli del Tramontone”.
Proprio la forza intimidatrice del gruppo criminale ha reso inizialmente molto difficile la collaborazione delle vittime con i Carabinieri, ai quali, dopo una preliminare reticenza, hanno trovato il coraggio di denunciare l’accaduto.
Nel corso dell’attività è stato eseguito un decisivo “riscontro” alla periferia di Leporano, allorquando, il 18.10.2017, è stato tratto in arresto in flagranza, per estorsione, FONTANA Luca, odierno arrestato il quale, dopo reiterate minacce protrattesi nei giorni precedenti (unitamente ad altri indagati), aveva costretto un imprenditore, legale rappresentante di un’azienda edile a consegnargli la somma contante ammontante ad euro 1.750; l’arrivo immediato dei Carabinieri ha consentito nella circostanza di arrestare l’autore dell’estorsione, e di recuperare la somma (occultata in una busta), restituita all’avente diritto.
Nel corso dell’esecuzione sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro:
- mezzo etto di sostanza stupefacente del tipo hashish in possesso di CHIULLI;
la somma contante di 4.800 euro circa ed un giubbetto antiproiettile nella disponibilità di SALAMINA;
la somma contante di 1000 euro circa nella disponibilità di Francesco LEONE.
L’attività è stata convenzionalmente denominata “Tramontone” in relazione al luogo d’origine di gran parte degli indagati, ma anche, come detto, per le continue allusioni e gli assidui riferimenti proferiti dagli stessi alle vittime in occasione dei contatti avuti in chiave intimidatrice e minacciosa, al fine di inculcare terrore negli imprenditori: “il Clan di Tramontone” oppure “quelli di Tramontone”.
In sintesi, nell’ambito del procedimento, in cui sono indagate complessivamente otto persone, il G.I.P. di Taranto ha emesso O.C.C. a carico di tutti per il reato di associazione per delinquere (art. 416 c.p.) finalizzata al compimento dei delitti di estorsione (art. 629 c.p.) con l’aggravante di aver compiuto gli atti criminosi in numero di due e più persone ed a carico di 3 persone nonostante la misura di prevenzione della sorveglianza speciale (art. 71 D.Lgs. 159/2011) disponendo la custodia cautelare in carcere a carico di 5 soggetti e di 3 agli arresti domiciliari come meglio specificato nell’allegato elenco. Gli arrestati in carcere sono stati tradotti alla casa circondariale di Taranto.
ELENCO SOGGETTI ARRESTATI ASSOCIATI ALLA CASA CIRCONDARIALE TARANTO:
- LEONE DANIELE, NATO TARANTO IL 28.08.1980*;
- FONTANA LUCA, NATO TARANTO IL 09.03.1985 (GIA’ RISTRETTO PRESSO LA CASA CIRCONDARIALE DI TARANTO PER L’ESTORSIONE DEL 18.10.2017)*;
- PALOMBELLA ARCANGELO, NATO TARANTO IL 06.07.1979;
- LIDDI GIUSEPPE, NATA TARANTO IL 24.03.1986*;
- SALAMINA DOMENICO, NATO TARANTO IL 31.01.1989;
SOTTOPOSTI AGLI ARRESTI DOMICILIARI:
- LEONE FRANCESCO, NATO TARANTO IL 26.02.1988;
- CHIULLI GIUSEPPE, NATO TARANTO IL 03.06.1984;
- LONGO GIOVANNI, NATO TARANTO IL 03.09.1977.
*Risponde anche di aggravante della violazione degli obblighi derivanti dalla Sorveglianza Speciale con l’obbligo di soggiorno.
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