Nel corso della nottata, personale della Squadra Mobile della Questura di Taranto ha dato esecuzione al fermo per indiziato di delitto disposto dalla Procura della Repubblica (provvedimento a firma del Procuratore Carlo Maria CAPRISTO e del Sost. Proc. dr.ssa Lucia ISCERI) nei confronti di quattro soggetti, ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo ed in concorso tra loro, dei reati di incendio, danneggiamento seguito da incendio, danneggiamento, atti persecutori e tentata estorsione aggravata, consumati nel periodo compreso tra il marzo 2017 ed il 4 aprile 2018, ai danni di un commerciante di Taranto.
Si tratta di una serie di episodi criminosi susseguitisi senza tregua, con la complicità di soggetti pregiudicati, in una drammatica escalation criminosa tesa a annientare la vittima ed i suoi familiari, culminata con l’incendio dell’attività commerciale (19.3.2018) e del furgone (4.4.2018) riconducibili alla stessa vittima.
Un soggetto (maresciallo della Finanza sospeso dal servizio) commissionava le minacce e le violenze; un intermediario (pregiudicato) trasmetteva l’ordine e provvedeva ai compensi, mentre il beneficio andava a favore del mandante.
L’attività di indagine diretta dal P.M. Dr.ssa Isceri e condotta dal personale della 4^ Sezione “Reati contro il Patrimonio” della Squadra Mobile, avviata all’indomani degli ultimi episodi denunciati, si è basata sulla certosina acquisizione di innumerevoli registrazioni video di esercizi commerciali esistenti a ridosso dei luoghi interessati, nonché sull’attività di intercettazioni di tipo c.d. “ambientale” e telefoniche grazie alle quali sono stati acquisiti gli elementi di prova che hanno giustificato il provvedimento restrittivo.
Proprio grazie a questi ultimi contenuti si è potuto accertare infatti come il maresciallo commissionasse a terzi l’esecuzione dei delitti, rivolgendosi in prima battuta ad un noto pregiudicato, il quale a sua volta, dato anche lo spessore criminale, preferiva non eseguire i misfatti in prima persona, bensì delegarli ad altri due complici.
Gli episodi continui di danneggiamento (così come già verificatosi in passato) avevano lo scopo di incutere terrore nella vittima, per poi offrire alla stessa la soluzione alla serie delittuosa, attraverso il pagamento estorsivo. Il citato maresciallo aveva infatti posto in essere già negli anni scorsi condotte intimidatorie analoghe, offrendo anche in quella circostanza alla vittima il suo intervento per porvi fine. Il suo obiettivo primario era in ogni caso dimostrare la propria forza, le proprie capacità criminali, fermamente intenzionato a coartare e piegare la volontà della povera vittima.
Il coinvolgimento dei fermati negli episodi consumati in danno del commerciante, in particolare quello del 19 marzo (con l’incendio del negozio sito in questa via Cavallotti) e del 4 aprile u.s.(con l’incendio del furgone), è provato dalle nitide immagini e dai percorsi ed incontri ricostruiti in maniera accurata e con precisione chirurgica, nonché dai contenuti delle conversazioni registrate, da cui si colgono i momenti salienti in cui il maresciallo “conferisce” ad altri il compito di porre in essere gli atti delittuosi.
Fra i soggetti fermati vi è anche un avvocato, il quale ha fornito il proprio contributo materiale, fungendo persino da autista, ben consapevole degli atti criminosi che l’amico (esecutore materiale) stava ponendo in essere.
In occasione dell’incendio del 19.3.2018 è stato infatti possibile cogliere dalle immagini di alcuni impianti di video-sorveglianza i momenti in cui quest’ultimo soggetto (pregiudicato) saliva a bordo dell’auto del citato avvocato tenendo ben evidente l’involucro contenente il liquido infiammabile, per essere prima accompagnato quasi sin sotto l’esercizio commerciale e poi ripreso a bordo della medesima autovettura, venendo agevolato nella fuga; ed analogamente è avvenuto in occasione dell’episodio del 4.4.2018.
La certezza che l’autovettura fosse utilizzata dall’avvocato si trae da diverse annotazioni di pg in cui risulta che lo stesso, in date contemporanee agli eventi, è stato notato a bordo della stessa. Auto facilmente riconoscibile grazie soprattutto al gruppo ottico posteriore lato destro spento ed alla lampadina dello stop destro non funzionante. A conferma di ciò, i rapporti di frequentazione giornaliera tra lo stesso ed il soggetto ritenuto esecutore materiale dei danneggiamenti.
Il complesso indiziario, maturato nei giorni scorsi, ha reso altamente probabile il compimento di ulteriori e più cruente azioni criminose nei confronti sia della vittima che dei suoi familiari.
Negli ultimi giorni, si è infatti assistito a frequenti conversazioni dalle quali si comprendeva che gli indagati stavano organizzando un ennesimo attentato. Dialoghi che evidenziavano in modo preoccupante come l’escalation di atti criminosi perpetrati dal gruppo era tutt’altro che terminata. Si è colto nitidamente un certo nervosismo che continuava ad animare il maresciallo, nonché, cosa ben più grave, il riferimento all’acquisizione di un’arma da fuoco, da usare evidentemente per compiere un ulteriore misfatto.
Per tale ragione, vista la caratura criminale dei soggetti coinvolti – alcuni di loro pluripregiudicati per fatti molto gravi, perpetrati anche con l’uso di armi –, e ritenuto pure fondato un imminente pericolo di fuga da parte loro (il maresciallo è stato raggiunto dal provvedimento nella città di Crotone, dove si era recato la mattina precedente), è stato dunque disposto il provvedimento di fermo, in esecuzione del quale, i quattro soggetti sono stati tutti ristretti presso le Case Circondariali di Taranto e Crotone.
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