C’è la mente di un giovane ricercatore manduriano dietro la scoperta, per ora in fase sperimentale sulle scimmie, che potrebbe rimettere in piedi persone con paralisi dovute a lesioni del sistema nervoso. Si chiama Marco Capogrosso, trentunenne, fisico, ricercatore a Friburgo, vicino Losanna, dove studia come ridare vita alle cose morte. Con Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (dove anche lui si è specializzato in robotica), è già riuscito a far camminare due scimmie che erano paralizzate dopo una lesione del midollo spinale. E’ stato possibile grazie a un by-pass wireless capace di raccogliere gli impulsi elettrici nel cervello e inviarli a un chip impiantato nel midollo spinale, ‘scavalcando’ il tratto interrotto.
Per farlo i ricercatori hanno impiantato, nella regione della corteccia cerebrale del coordinamento motorio, degli elettrodi capaci di inviare a un [sociallocker id=27315][/sociallocker]computer gli impulsi prodotti dal cervello. I dati in arrivo vengono elaborati e inviati a un altro dispositivo impiantato nel midollo spinale, a valle della lesione, permettendo così l’arrivo dei segnali ai muscoli. Il successo, il primo a farlo inviando i segnali cerebrali attraverso un chip impiantato nel midollo, è stato ottenuto su due scimmie paralizzate che hanno ripreso a camminare in pochi giorni.
La ricerca del giovane manduriano è stata pubblicata sulla rivista Nature e potrebbe portare entro 5 anni alle sperimentazioni sull’uomo. «Sarebbe bello poterlo fare su qualche tetraplegico della mia Manduria», dichiara Capogrosso anticipando i tempi.
«L’idea che può sembrare banale è quella di riconnettere il cervello e il midollo spinale bypassando una lesione e quindi recuperando quello scambio di informazioni necessario a produrre il cammino, allora abbiamo sviluppato un sistema in grado di riattivare questo circuiti con la stimolazione elettrica», spiega il ricercatore messapico che per ora è concentrato sullo sviluppo di una nanotecnologia per il recupero delle braccia per poi passare alle gambe.
La notizia che non farà dormire milioni di persone costrette sulla sedia a rotelle è che dopo i primati la sperimentazione passerà all’uomo. «Stiamo iniziando proprio ora un trial clinico, i primi due pazienti sono stati già reclutati ma ne servono almeno otto», afferma Capogrosso confidando un suo desiderio di «sperimentarlo su una o uno della mia Manduria».
Fonte: La Voce di Manduria
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