L’attività di contrasto della pesca di frodo prosegue senza soste da parte dei militari del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia costiera nell’ambito di tutto il Compartimento marittimo di Taranto, che oltre al litorale della provincia jonica pugliese comprende anche quello materano.
E’ proprio in territorio lucano che, nella tarda serata del 16 marzo, sotto il coordinamento della Capitaneria di porto di Taranto, personale dell’Ufficio locale marittimo di Policoro, in stretta collaborazione con i Carabinieri Forestali delle Stazioni di Scansano jonico e Pisticci, dipendenti dal Gruppo CC Forestale di Matera, ha proceduto al sequestro di oltre due quintali di cd. “bianchetto”: novellame di sarda.
Il prodotto ittico in questione – di cui sono vietate la pesca, la commercializzazione e la stessa detenzione, in quanto incidenti in maniera devastante sugli stock di una specie, la sarda, la cui tutela dal sovrasfruttamento è fondamentale per gli equilibri dell’intero ecosistema marino – era trasportato da un veicolo commerciale che percorreva la statale jonica 106 e che è stato fermato per controlli dai militari all’altezza di Marina di Nova Siri (MT).
Al conducente del mezzo è stata elevata una sanzione pecuniaria amministrativa di oltre 16.000 euro.
L’attività di che trattasi rientra nel più ampio novero di controlli eseguiti su tutta la filiera ittica che la Guardia costiera del Compartimento marittimo di Taranto conduce quotidianamente per prevenire e reprimere la pesca, la detenzione e la commercializzazione di tutte le specie ittiche sottoposte a tutela o vietate.
Il bianchetto in questione era verosimilmente diretto al mercato nero lucano e calabrese, sulle cui piazze avrebbe fruttato non meno di 2000 euro.
Sino a che non cesserà definitivamente la domanda di questo prodotto, la connessa attività illecita di raccolta e commercializzazione continuerà e, per questo motivo, anche i consumatori devono essere pienamente consapevoli del ruolo che, seppure indirettamente, essi stessi hanno nell’ambito di un fenomeno illecito che determina per la salute del mare un danno tutt’altro che trascurabile.
L’appello è sempre quello di bandire una volta per tutte alcune “pseudo tradizioni” gastronomiche che finiscono per infliggere alla consistenza degli stock ittici danni assai rilevanti e che alla luce delle vigenti disposizioni non possono che definirsi anacronistiche.
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