mercoledì 25 Dicembre, 2024 - 17:04:04

“Un quaderno per l’inverno”. La poesia, salvezza dalla solitudine interiore nel teatro di Civita e Pirozzi

Ph Duccio Burberi.

Sembrano usciti da un dipinto di Hopper, i due personaggi che Massimiliano Civica in collaborazione con il drammaturgo Armando Pirozzi, mette in scena in «Un quaderno per l’inverno», spettacolo teatrale, presentato sabato scorso al Tatà, di Taranto, in apertura della nona stagione di “Periferie”, che è parte di “Heroes”, il progetto triennale 2017_19 del Crest. Il realismo e l’irrealtà, fermi nella visione di un mondo fissato nella sua ora eterna, l’heure exquise di Verlaine, quella in cui un senso di riconciliazione sembra avvolgere tutte le cose; quella della quiete di Goethe, fatta di immobilità senza suono, quando tacciono i rumori, ma l’anima grida la sua solitudine.

Surreali, a momenti leggeri e di colpo profondissimi, i due uomini vivono mondi diversi, in un’altalena di solitudine e inanità: l’insegnamento e la ritiro sociale contro una vita di espedienti e una famiglia da mandare avanti. «Un quaderno per l’inverno» è una pietra preziosa, incastonata nella ricerca di Massimiliano Civica sulle nuove scritture per il teatro. Un lavoro minuto, nudo, essenziale, svolto in un’atmosfera rarefatta. Una volontà di tornare a raccontare il mondo attraverso la scrittura teatrale, che si propone di dipingere scenari, inventare personaggi e storie. La scelta di regia di Civica è di sottrazione.

Ph Duccio Burberi.

Rigorosissima nel disegnare i tempi e le atmosfere, quanto ferrea nel non interferire col testo, restando al suo servizio. Ma, poiché tutto è nelle mani della parola, una simile operazione non esiste senza bravi attori. E il duo di «Un quaderno per l’inverno» è davvero ben calibrato, con Alberto Astorri, che rivela un talento drammatico e ironico straordinario e Luca Zacchini, che spinge la sua recitazione sempre più addentro al suo personale codice di un realismo smarrito, con vette di commovente intensità. Il regista rinnova felicemente il suo sodalizio con Armando Pirozzo, che gli confeziona un copione essenziale della durata di 50 minuti, perfettamente in linea con la sua poetica teatrale. La scrittura evita, infatti, picchi di dialettica forbita e abissi di mediocrità da strada, restando su un livello medio, appropriato alla illusione di un realismo magico, anche se lo svolgimento dello spettacolo si incanala su binari logici e percorsi schematici.

Vincitore di ben due premi “Ubu” nel 2017, come miglior testo italiano e per la migliore regia, il lavoro pone in scena un tavolo bianco, qualche sedia, pochi elementi di attrezzeria (un coltello, un sacchetto di arance, uno spremiagrumi, due bicchieri), nessun effetto luce, fondo scuro, che ingoia ogni possibile distrazione. Un’associazione spontanea con il mito di Orfeo e Euridice, con una funzione salvifica attribuita alla poesia, chiamata ad essere mezzo di espressione del sentimento e della sua intensità. Montale avrebbe scritto: “Accade che le affinità d’anima, non giungano ai gesti e alle parole, ma rimangano effuse come un magnetismo. É raro ma accade.” Se ci si pone in ascolto del testo con umiltà, si vede quasi “sparire” la guida del regista dalla scena, favorendo le dinamiche psicologiche tra i due sensibili attori, che man mano si vanno a delineare, senza creare deviazioni. Così la serratura della porta è semplicemente una mano aperta a forbice, gli anni che passano sono indicati da una diversa postura e da un semplice cambio di indumento.

Ph Duccio Burberi.

Durante lo spettacolo gli attori prendono poche posizioni, i cambi sono impercettibili e affidati tutti al potere della parola e ai moti dell’anima. È un teatro che rifugge da qualsiasi lusinga cinematografica o televisiva, affidandosi tutto all’antica arte dell’attore. Astorri conferisce, così, al personaggio del professore un’aria disincantata e scontrosa, i gesti secchi di chi ha perso fiducia in sé e nell’amore, ma che vorrebbe aggrapparsi a nuove illusioni per dare un senso alla sua vita. Zacchini, il ladro, un uomo disposto a tutto, che però qui vuole poesia, non denaro, ma una speranza di salvezza, che poi, però, scioglierà in un bicchiere di succo di arancia, con la consapevolezza ed il cinismo di chi ha cognizione, che la vita comunque continua.


La scelta minimalista della regia pone in rotta di collisione, due universi remoti: quello paranoico di Velonà, annoiato e disilluso docente universitario, personaggio a tratti kafkiano, con i segni di una vita subìta e quello crudo e concretamente difficile di chi non ha mai avuto modo di studiare, ma rispetta il potere della cultura tanto da sentirne una necessità disperata e a desiderarlo, quale futuro per il figlio.
I personaggi, levigati, non spigolosi, sono il simbolo di un’umanità, che cerca espedienti per resistere e che si concede, in situazioni estreme, momenti di surreale sincerità: il professore universitario è un uomo solitario, forse inetto, che si è arreso di fronte alle sofferenze patite; il ladro è un ingenuo sognatore, che di delinquenziale ha solo un cappello e un coltello, l’ultimo elemento dei quali servirà, paradossalmente, a tagliare le arance del professore, per poi berne il succo in sua compagnia. E’ un piccolo taccuino, con una breve raccolta di poesie il valore più prezioso del furto, che creerà il ponte emozionale tra le due emarginazioni interiori e, dopo otto anni, sarà motivo di ricordi e di nuova poesia.

Alessandra Basile

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Notizie su Alessandra Basile

Alessandra Basile
Laurea magistrale in Progettazione e Management di sistemi turistici e culturali e triennale in Scienze dei Beni Culturali per il Turismo, presso l'Università degli Studi "Aldo Moro" di Bari, è presidente della Associazione culturale Programma Cultura, di Taranto, che promuove e valorizza il territorio ionico e regionale, con progetti ed organizzazione di eventi per la divulgazione delle eccellenze del nostro patrimonio culturale. Appassionata di arte, teatro e fotografia, è da anni impegnata nella divulgazione scientifica per la tutela del cielo stellato, dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. Ha al suo attivo importanti esperienze redazionali con testate nazionali e regionali, con cui collabora per raccontare le bellezze artistiche, culturali e paesaggistiche del territorio.

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