In uno spazio di confronto aperto a riflessioni tematiche di diverso genere, ospiteremo personalità illuminate, menti pervase dal dubbio, che porta ad una perpetua ricerca, che genera trasformazione di energia creativa e crescita artistica. Ogni tema di approfondimento sarà accompagnato da un’opera grafica originale realizzata, per la nostra redazione di ARTè…, da una bravissima artista emergente: Noemi Rita Maggio.
In occasione della terza edizione del Grottaglie Foto Festival abbiamo incontrato Domenico Semeraro, studioso di fotografia, ideatore e curatore della collettiva “Obiettivo Storia”, presente tra le opere in mostra. Da una lettura dei suoi lavori, oltre a quelli in esposizione, si evince come adottando una scelta rigorosa, con l’apparente anacronismo del vintage in bianco e nero, Domenico Semeraro riesca ad orchestrare il suo gioco di diversità chiaroscurali, facendo in modo che i suoi scatti attirino l’attenzione sull’essenzialità del messaggio, scartando i dettagli, che abitualmente appesantiscono il complesso dell’inquadratura. La ricerca, così volutamente spinta verso una esasperazione della naturalezza cruda del tratto somatico o della dinamicità del gesto, è evidente nella cancellazione di particolari ritenuti superflui, nell’immissione calibrata di sfumature e nella composizione. Opere cesellate, nel rispetto di un valore ontologico, che si contrappongono alla resa dei brani descrittivi, intesa esclusivamente in senso ontico.
Ecco che, le correlazioni simboliche e le spiazzanti prospettive visuali, riescono a proporre un colloquio differito con lo spettatore, grazie al capovolgimento dei significati imposti all’idea iniziale. Ne consegue, dunque, che le foto di azione non siano solo il sostrato culturale dell’autore nell’impegno a confrontarsi con i dettami operativi di un esercizio preciso e decisamente controllato, ma, soprattutto, l’attitudine a sollecitare impulsi percettivi, per focalizzare l’eco di memorie sopite e sensazioni intercettate da retaggi ancestrali, in una performance evocativa, dove è visibile una commistione diacronica tra passato e presente. La temporalità sembra retrocedere dinanzi alle atmosfere sospensive, indotte dalla rievocazione del dato oggettivo. Si smarrisce la constatazione di verità banalmente evidenti, a vantaggio di una versione introspettiva della consistenza visiva, che accoglie le fluttuazioni emozionali, trasmesse dall’osservazione retinica.
Alessandra Basile
Una buona foto deve raccontare una storia. E se, un giorno, raccontasse la Storia?
Le immagini che raccontano storie sono quelle che restano impresse più lungo nella memoria di chi guarda. Già solo per questo motivo, vale la pena impiegare del tempo per trovare e raccontare una storia con le immagini. E per capire la storia, sia essa piccola, grande, nascosta o palese, è necessario contemplare, ricercare, guardare, parlare, ma, soprattutto, ascoltare. Ed è proprio dall’ascolto di una delle esperienze fotografiche maggiormente impegnative e formanti, che il progetto “Obiettivo Storia” ha preso forma.
Denominato gergalmente “workshop” per esigenze di immediatezza comunicativa, il progetto, nato per caso, ha reso possibile un mutuo scambio di esperienze e di testimonianze. Tra chi, da un fronte, si impegna a proporre la living history, come strumento di divulgazione culturale, e chi, dall’altro, punta a consegnare alla memoria, tramite la testimonianza fotografica, pezzi di protagonismo storico ispirati o meno ad eroi del fotogiornalismo. La contemporaneità dell’epoca storica rivissuta e riprodotta nell’edizione 2018 di “Obiettivo Storia”, ossia il periodo del secondo conflitto mondiale, ha necessariamente riportato alla vita le documentazioni fotografiche esistenti di chi, al posto di un mitra, imbracciava una Leica, una Contax e aveva rullini chiusi in sacchetti di tela impermeabile, al posto delle munizioni.
Capa, Faas, Eisenstaedt… pionieri del fotogiornalismo bellico, scrittori di una storia, raccontata per immagini, per fotogrammi in prima linea mossi e imperfetti, perché colti durante una deflagrazione o uno sbarco concitato. Gente non spaventata, anzi spinta a raggiungere posti, dove pochi volevano andare: Vietnam, Laos, Congo, Algeria, Cambogia, Bangladesh.
“Obiettivo Storia” è un format di proposta fotografica di fascino, dal sapore tipico dei bagni chimici di sviluppo e fissaggio delle pellicole; è una proposta di studio, di ricerca tecnica e storica, accurata al punto di prevedere una ipotesi di sviluppo cromatico di una immagine, in linea con rigorose scelte stilistiche, emulative dei vecchi film 135 mm. “Obiettivo Storia” è aggregazione, è comprensione e condivisione della mission delle associazioni culturali, impegnate nel progetto divulgativo, dai protagonisti di “Timeline”, neonata compagine rievocativa degli eventi dei periodi bellici del XX secolo, a “I ragazzi del 25”, associazioni protagoniste dell’evento 2018. Di sicuro, non è mera condivisione di soggetti da fotografare, né vetrina di maestria tecnica personale, né è concetto antagonista, anzi, tutt’altro: “Obiettivo Storia” mira al racconto del dinamismo drammatico scenico e personale del soggetto ripreso e della sua esclusiva storia interpretativa.
Domenico Semeraro