N.B.: le notizie inserite in questo articolo e le preparazioni citate hanno unicamente valenza documentaria antropologico-folkloristica
Parliamo in questo articolo di un genere di piante, le Inule, comunissime nella nostra zona e un pò in tutta Italia, per riscoprirne impieghi antichi e recenti. Si tratta di piante spesso oggetto di ingiustificate azioni di diserbo, anche e soprattutto chimico, ad opera di pseudo-contadini e maniaci del “pulito” che, non conoscendo la storia, le proprietà, gli impieghi e l’utilità di queste piante (ad esempio come piante mellifere o come alleati nella lotta alla varroa delle api e alla mosca dell’ulivo), preferiscono sterminarle e utilizzare allo scopo, addirittura, pericolosi veleni.
L’Inula viscosa (detta anche Enula, Enula ceppitoni), sin. Dittrichia viscosa è una pianta sempreverde della famiglia delle Asteraceae, tipica delle regioni mediterranee.
E’ comunissima presso ruderi, incolti, cigli delle strade, e presso ambienti acquitrinosi.
I suoi fiori gialli appaiono in estate-autunno, e il fogliame è particolarmente vischioso e aromatico.
Molto simile, una pianta dello stesso genere, l’ Inula graveolens (sin. Dittrichia graveolens) detta anche Enula cespita.
L’Inula viscosa nella medicina popolare era ritenuta antiflogistica e vulneraria, ed era utilizzata per curare affezioni della pelle e per regolare la sudorazione dei piedi. In Sardegna era usata come lenitivo per i dolori reumatici, in Sicilia come emostatico e cicatrizzante.
In Liguria è attestato l’uso delle foglie secche come succedaneo del tabacco, la qual abitudine si ritrova anche negli usi dei vecchi contadini salentini: in particolare, a Sava un nome dialettale della pianta riferitomi da un contadino, è “tabaccàra”, che suggerisce appunto un suo passato utilizzo in tal senso. Difatti, la parola “tabacco” (dall’arabo ṭabbāq, o ṭubbāq) esisteva in Italia da prima della scoperta dell’America, e stava ad indicare proprio l’ Inula viscosa. Se ne ricavavano sia una bevanda medicinale, che utilizzi come pianta da fumo. Dopo la scoperta dell’America lo spagnolo tabaco e l’italiano tabacco furono riferiti alle piante di Nicotiana.
L’ Inula viscosa è pianta mellifera molto apprezzata dalle api, a causa della sua abbondante produzione di polline e della lunga fioritura. Anche da questo punto di vista è una pianta importante e preziosa.
L’Inula è stata utilizzata in passato dai contadini grazie suo potere insettifugo: fasci della pianta venivano posti nei luoghi dove si conservavano granaglie e legumi, e con il suo forte odore fungeva da deterrente per i pidocchi.
E’ utilizzata nella lotta alla mosca olearia, in quanto pianta ospite dell’ Eupelmus urozonus, il più attivo antagonista naturale della mosca delle olive.
In passato è stata utilizzata nella cura antimalarica, e il nome dialettale “erva ti la malaria” pare fare riferimento a questo aspetto, anche se Nardone, Ditonno et. al. nella loro ricerca sulle voci dialettali delle piante della Puglia peninsulare, riportano che era così nominata in quanto considerata apportatrice di malaria o indice di zone malariche per via della sua presenza in zone acquitrinose. In realtà, oltre a passati impieghi come antimalarico, di recente l’ Inula viscosa è stata oggetto di studi che hanno stabilito una efficacia dell’ estratto alcolico di Inula come agente antimalarico.
Come si è detto, l’ Enula ha svariati impieghi medicinali sin dalla antichità: per “sminuire la milza” Dioscoride consigliava “Lepidio impiastrato con radice di Enula”, e per la sciatica “foglie d’Enula cotte nel vino impiastrate”; “decozione di radici di Enula” come cura contro i morsi di tutti gli animali velenosi.
Per Plinio, questa pianta rafforza i denti, un preparato di Inula può essere usato contro la tosse, il succo bollito delle radici contro i vermi parassiti dell’intestino; inoltre, l’Inula è utile per la preparazione di medicinali contro i crampi allo stomaco e per espellere gas, e infine per la guarigione da morsi di animali velenosi.
L’Inula avrebbe aiutato il biblico profeta Giobbe a sopportare torture e dolore; in alcune zone della Palestina la polvere delle foglie secche di Inula viscosa è usata come trattamento topico per ferite aperte e sanguinanti.
Nella medicina tradizionale araba è utilizzata anche per il trattamento delle artriti e delle paralisi, per la riduzione della pressione sanguigna e per il trattamento del diabete. Viene utilizzata inoltre per il trattamento del dolore delle articolazioni, per le gengive sanguinanti, e per le emorroidi.
L’Inula graveolens era molto utilizzata contro la gastrite e l’enterite.
Questo genere di piante emana un odore intenso e penetrante, che, curiosamente, ad alcuni risulta gradevole e inebriante, ad altri estremamente sgradevole (tanto che a Ostuni è detta “mucchie fètele” e a Torino “erba puzza”).
L’Inula conyzae (Enula baccherina) era utilizzata per regolare il flusso mestruale (decotto delle foglie).
Tra i nomi dialettali salentini di questo genere di piante: brucàra, prucàra, puddicàra, puddacàra, pulacàra, pulicàra, pulucàra, erva ti la malària, jerve de malàrie, stutafuècu, tabaccàra.
Nella classificazione popolare, con il termine pulicàra (ed altri nomi dialettali simili) sono ricomprese una serie di piante appartenenti alla più vasta tribù delle Inulae, tra cui la Pulicaria dysenterica (che nella attuale classificazione botanica non appartiene al genere Inula ma, appunto, al genere Pulicaria). “Dysenterica” fa riferimento ai suoi antichi utilizzi medici contro la dissenteria.
Ma “pulicàra” nei nostri dialetti è detta anche la Conyza canadensis (sin. Erigeron canadensis, originaria dell’ America settentrionale, altra Asteracea appartenente specificamente al genere Conyza.
Il comun denominatore è l’origine del vocabolo dal latino herba pulicaria che sta ad indicare un antico utilizzo di queste erbe come rimedio anti-pulci. Anche il nome Conyza, allude alle pulci: si fa derivare infatti dal greco konops (pulci), o konis (polvere), con riferimento, in quest’ultimo caso, alla polvere prodotta con la pianta secca e utilizzata per respingere pulci e altri insetti.
L’Inula campana (nome botanico Inula helenium) ha proprietà antiinfiammatorie, antifungine, antielmintiche, diuretiche, antisettiche, fluidificanti, espettoranti del catarro, ed è indicata per il trattamento dei disturbi delle vie respiratorie, di tosse e bronchiti da raffreddamento, asma, enfisema.
Viene utilizzata contro la gotta e contro alcune forme reumatiche.
Decotti ed unguenti a base di Inula sono rimedi ad uso esterno per il trattamento del prurito causato da eczema, dermatosi, dermatiti, herpes labiali, eruzioni cutanee in genere.
Ad uso interno, in antichità veniva utilizzata come farmaco calmante della tosse, espettorante, diuretico, vermifugo, tonico.
Veniva usata inoltre per preparare alcuni liquori e bevande a base di vino. In Francia e in Svizzera è stato uno degli ingredienti del liquore d’ Assenzio (che prende il nome dalla Artemisia Absinthium, suo principale ingrediente, ma al quale si aggiungevano varie altre erbe come anice, melissa, maggiorana, enula campana etc. .
Agli inizi del ‘900 dalle radici viene isolata l’inulina, un polisaccaride dalle proprietà riequilibranti della flora batterica.
“Inula” ed “ helenium” hanno la stessa origine etimologica, dal greco helénion che sta ad indicare appunto la pianta dell’ Enula.
Insieme al Berberis vulgaris, in passato l’ Enula campana è stata utilizzata nella cura disintossicante dalla morfina.
Da una ditta hawaiana produttrice di articoli botanici, è diffuso sul web un olio essenziale per la disintossicazione da fumo di sigarette, che consiste in una miscela di pompelmo rosa, franchincenso, tanaceto blu, cannabis, inula, elicriso. L’inula è utilizzata in questo caso per i suoi effetti decongestionanti delle vie respiratorie. Il preparato è commercializzato come olio da usare nei diffusori o da spalmare sul corpo.
Gianfranco Mele
BIBLIOGRAFIA
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