Cari amici, è stata una lunga notte. I rintocchi dell’antica campana della Torre dell’Orologio della vicina Piazza del Popolo avevano da poco scandito le ore. Erano le due dopo la mezzanotte. Mi giravo e rigiravo nel groviglio delle lenzuola ancora fredde dal gelido inverno, e nonostante il silenzio non riuscivo a dormire. Nello spazio senza Tempo della mia camera da letto, dove ogni cosa era svanita nel buio della notte, la mia anima non riposava.
Tutto intorno era silenzio. Udivo solo «i rumori presenti nel silenzio (perché) erano il silenzio stesso.» e il forte abbaiare di un cane, sventurato randagio senza casa, in cerca di cibo. Mi sentivo come quel cane, sventurato randagio in cerca di cibo per la mia anima inquieta. Non dormivo perché pensavo ai tanti maruggesi rimasti intrappolati al Nord. Pensavo a mio fratello e a tutti i fratelli e sorelle prigionieri della paura e della solitudine.
Pensavo ai nostri compaesani lontani dalla loro (nostra) Terra natia. Pensavo e ripensavo. Poi… ad un tratto, ho avvertito il tenero e prolungato miagolio di un gatto in cerca d’amore. Dopo alcuni interminabili minuti, mentre il tutto si dissolveva nella grande immobilità notturna, ho iniziato a pensare all’amore, l’unica nostra vera gioia e salvezza. L’amore per la propria madre che non c’è più. L’amore per il proprio padre che se fosse in vita ci verrebbe incontro per aiutarci ad allontanare la paura. L’amore per i propri figli, i propri fratelli e le proprie sorelle. L’amore per la propria donna o per l’uomo della propria vita. Ho pensato all’amore che vince su tutto. Vincerà anche questa volta. Il virus è un “momento, mentre l’amore è eterno. Ecco perché vincerà!
Stanco e avvilito, mentre la notte scura scivolava sul mio corpo e l’Amore s’impossessava della mia anima, mi sono addormentato. Dormirò questa notte. Dormirò tutte le notti che verranno. Perché continuerò a pensare all’Amore, quale sorgente e gioia della nostra vita.
Tonino Filomena