È arrivato il tempo in cui la Puglia può realmente diventare punto di riferimento culturale tra le aree mediterranee e nord- europee attraverso un serio confronto e rapporto tra le identità occidentali ed europee.
Ciò è possibile se si riesce a guardare ai processi storici ed ereditari non separando più i beni immateriali con quelli materiali come sancito, invece, dalle normative del Mibact.
Questo è necessario perché se si pensa ad una area archeologica o a un centro storico (definito tale), questi non possono essere studiati soltanto sul piano materiale come processo soltanto “oggettuale”, ma bisogna entrare nelle viscere di una identità che è fatta di linguaggi, tradizioni, interpretazioni dei popoli che hanno abitato tali spazi.
Una antropologia archeologica, o una antropologia dell’archeologia, diventa fondamentale.
L’antropologia, come genere di una cultura immateriale, avrebbe un ruolo fondamentale sia per i valori intrinseci sia per una conoscenza diretta del territorio.
Il territorio stesso è custode del bene immateriale che si sviluppa nel materiale e viceversa. Dovremmo parlare di Bene culturale pensandolo come modello unitario di materiale e immateriale, senza più creare classificazione di generi.
Ormai bisognerebbe necessariamente superare i generi. Una biblioteca, un esempio soltanto anche se potrei farne a meno, contempla sia l’uno che l’altro. Ma è tutto il materiale che va sotto il nome di bene culturale che lega le culture in una omogeneità pur nelle loro specificità.
Una Regione come la Puglia contempla questi tipi di linguaggi e di caratterizzazioni. Un dato significativo è anche nelle geografie che presentano realtà etiche che costituiscono un asse di radicamento tra appartenenze diffuse e realtà autoctone.
Dalla Puglia può partire una proposta che unisce il patrimonio culturale materiale con quello immateriale offrendo una chiave di lettura sul concetto nuovo di Bene della Cultura o Patrimonio identitario di una Nazione.
Da qui l’incontro tra economia conoscenze e cultura diventa rivelante sia sul piano scientifico sia su quello didattico, aprendo nuove vie a piattaforme di programmazioni economiche che sappiano guardare chiaramente alle culture con sviluppi innovativi e processi rinnovabili.
Pierfranco Bruni
Presidente Centro Studi e Ricerche Francesco Grisi