La sconfitta ha restituito umanità ai perdenti nella guerra elettorale maruggese. Ha restituito umanità ai perdenti della mezza sinistra e ai perdenti della mezza destra. Vedo facce più autentiche, anche se si sforzano di simulare i loro veri sentimenti (tristezza, delusione, amarezza…). Magari durerà poco, poi la sete di rivincita e il rancore torneranno a esacerbare i loro animi (spero proprio di no!). Alcuni di loro fino a ieri li vedevi pieni, voglio dire gonfi, di quel gas nocivo che è il furore di schiacciare tutto e tutti, come Dei irati, di sentirsi al di sopra degli altri. Poi, la sconfitta li ha precipitati nella condizione autentica, ti fa capire i limiti, gli errori, ti riporta nella vita. «La vittoria» – scrive Marcello Veneziani – «ha qualcosa di inumano, di divino e di satanico insieme, sospende la realtà e fa trionfare l’immaginazione; la sconfitta invece rivela l’umanità nascosta.»
Tutto questo mi ispirava lunedì il carosello delle facce dei vinti. E nella tarda serata, sul Monte Morissolo sulla linea Cadorna nei pressi del lago Maggiore, pensavo ai vincitori. Ai neofiti, sopratutti. Pensavo se si trasformeranno presto in istrioni. Pensavo se qualcuno di loro (forse nessuno, spero) si metterà a cantare come Aznavour «Perdonatemi se con nessuno di voi / non ho niente in comune: / io sono un istrione a cui la scena dà / la giusta dimensione.»
Sarebbe una grande delusione se anche i giovani dovessero perdere quel sano sentimento filantropico che è l’umanità. Non potrei mai amare un istrione. Lo spero proprio per Maruggio, e anche “per Maruggio”. Non ho mai avvertito come in queste ore quel desiderio amorevole di vedere la mia Maruggio abitata da politici umanizzati. Vorrei vedere questo mio “piccolo mondo antico” meno freddo, meno cinico, meno crudele, non troppo soggetto alle leggi della biologia politica. Prendiamoci la responsabilità di umanizzarlo prima che sia troppo tardi.
Fernando Filomena
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