Il Mercato è grande, il Mercato è bello. Non quello settimanale lungo la Via Mercatale della nostra Maruggio, ma il Mercato della Domanda e dell’Offerta. Quello «in cui vengono realizzati gli scambi economici di materie prime, beni, servizi, denaro, strumenti finanziari eccetera, eccetera. Il luogo in cui i compratori e i venditori si incontrano e dunque interagiscono formando il Mercato». Oggi il Mercato è libero, molto libero. E’ libero di agire indisturbato come e quando vuole, tanto non lo controlla più nessuno. Non più freni, non più ingerenze statali per evitare le speculazioni e il conseguente impoverimento della gente. Il Capitale è tutto. Il Capitale è grande. Il Capitale è bello. C’era una volta il Capitale di Marx. Il Das Kapital. Ovvero la Critica dell’economia politica. Ho nostalgia dei tanti compagni comunisti, molti dei quali miei amici, che inneggiavano all’inventore del Socialismo. Ho nostalgia dei miei coetanei quando anteponevano il loro Socialismo Scientifico al mio Socialismo Fascista. Dove sono andati a finire i marxisti nostrani? Tutti al Mercato a farsi il Capitale. Nel corso degli anni sono diventati tutti liberali, liberisti, antistatalisti, massoni e anche capitalisti. Io che fui e sono socialista-nazionale e quindi statalista, sono rimasto un ragionier Fantozzi oggetto (e non soggetto) in mano alle Banche presso cui ho dovuto contrarre un mutuo-casa per farmi una casa con scadenza trentennale.
E allora, in questi giorni di IMU-Casa, ho avvertito un fremito combattivo di nostalgia creativa: perché non inventare il comunismo. Almeno qui a Maruggio che è la nostra casa. Nel luogo natio in cui tutti (o quasi) hanno la casa. Perché non lanciare un grido d’allarme a quanti in questi giorni stanno pagando l’IMU-Casa?
Poi mi son chiesto: «Ma perché io? Perché proprio io devo reinventare il comunismo? Io che l’ho combattuto per quasi mezzo secolo?» Risposta: perché tutti, dico tutti, ex comunisti compresi, fanno a gara a incensare il Mercato. Non c’è più nessuno, individuo o partito, circolo o parrocchia, disposto a difendere le ragioni di chi non conta nulla perché non ha nulla da contare, insomma le ragioni di chi è fuori mercato o vive delle cose che al mercato non si comprano né si vendono? Chi difende più le ragioni di chi possiede la casa in cui vivere, le ragioni dei “monaci tibetani” di Maruggio, le ragioni della nostra gente che non ha denaro? Chi rappresenta più la casta dei poveri cristi o quella più vasta dei poveri diavoli? Nessuno. Perciò ho deciso di rifondare il comunismo a Maruggio. Il comunismo maruggino e non quello argentino del Che. Qui il Ce non c’è. Quello che c’è in Piazza del Popolo è solo un richiamo folkloristico. Perciò, lancio un appello ai miei compaesani, a tutti i senza lavoro e ai senza capitali, ai comunisti e ai fascisti che hanno combattuto in buona fede, agli statalisti, ai democristi sociali e ai socialisti, a possessori di solo casa (Una): «Proletari di Maruggio, uniamoci. Uno spettro si aggira per l’Europa (delle Banche) – lo spettro del Capitalismo. Uno spettro si gira per le vie di Maruggio – lo spettro della povertà». Dichiariamoci comunisti (o come sia sia) e uniamoci per combattere il Capitale.
Amici, compagni, camerati, cameragni… era bello il comunismo, aveva il suo fascino, ma anche un intollerabile difetto: il senso della solidarietà e della fratellanza, era imposto per legge. Dalle nostre parti si dice: «a ‘nforza». Il nostro comunismo, invece, deve nascere come atto libero, personale, spirituale, civico. Deve nascere dalla società civile come atto liberatorio. Devo nascere al di fuori delle vecchie e logore categorie politiche.
Qualcuno ha scritto: «Non so che farmene di questa sinistra transessuale, vigliacca e benestante, serva del capitale (…). Ci raccapriccia questa sinistra melensa e (a)variata, progressista radical all’americana, ci indigna questa sinistra fighetta, fatta di gagà, libertini del sesso e della politica, di nichilisti gai e gay. Che senso ha questa sinistra senz’anima ma con il pedicure? Bandiera rozza trionferà. Compagni, uniamoci per non morire da guardie bianche del capitale. Abbiamo, avete, già troppi crimini alle spalle come guardie rosse, per accollarci ora i crimini di guardie bianche. Non possiamo, dopo tanti delitti compiuti nel nome del comunismo, passare ora a compiere delitti nel nome del capitale. Non passiamo da un peccato all’altro senza usufruire un poco delle virtù».
Perciò voglio gridare: Il comunismo non passerà! Intendo il comunismo frì frì non passerà! Voglio che passi il comunismo degli onesti. Voglio cantare: «Avanti popolo alla riscossa, dei kapital-sinistri vogliamo le ossa». Voglio pensare globale per agire locale. Voglio il comunismo dei cuori teneri, non voglio i padroni massoni dal cuore di pietra.
Tonino Filomena
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NON HO SPESSO CONDIVISO LE PAROLE DI TONINO FILOMENA , MA , SIA PER L’AMORE CHE DA SEMPRE COLTIVO PER LA “MIA” TERRA , CHE PER IL RAMMARICO CHE PROVO NEL CONSTATARE QUANTO DANNO I NUOVI “TRIBUNI DEL POPOLO” STIANO ARRECANDO PROPRIO AGLI ULTIMI , NON POSSO NON SOTTOSCRIVERE LA SUA DEFINIBILE : SENSATA RIFLESSIONE OD ANCHE GRIDO DI ALLARME .
E’ DRAMMATICAMENTE VERO , OGGI IL ” TEMPIO DELLA SINISTRA ITALIANA E’ PIENO DI MERCANTI ” NECESSITA UNA URGENTE INVERSIONE DI TENDENZA .
UN CARO SALUTO A TONINO ED A CHI AVRA’ LA BONTA’ DI LEGGERMI .