MARUGGIO— Tra i sette lidi di Campomarino è quello più frequentato dai tarantini che scendono sul versante orientale della costa per mettersi in mostra con i «vip» che affollano l’esclusiva località sullo Jonio con il porto turistico occupato da barche che non passano inosservate. Si chiama «Nature» e da ieri il suo futuro è legato alla decisione che il sindaco di Maruggio, Alberto Chimienti, dovrà prendere sulla scorta di quanto gli è stato chiesto: emettere un’ordinanza di sequestro della struttura che ad un controllo è risultata priva di autorizzazioni. Non solo. Gli agenti del commissariato di Manduria e i tecnici dell’Ufficio di prevenzione della Asl hanno scoperto e sequestrato due frigo che contenevano alimenti mal conservati e «sottoposti ad un continuo processo di decongelamento e ricongelamento» . Ma il problema più grave, per cui è stata chiesta la chiusura, è mancanza del nulla osta del Corpo Forestale sul rischio idrogeologico. Un problema annoso che si risolverebbe con lo smontaggio invernale di tutti gli impianti fissi e mobili, non gradito ai proprietari. Il Corpo forestale da cui dipende il controllo del vincolo ambientale non ha mai recepito tale normativa regionale rifacendosi a quella dello Stato. «Per cui siamo tutti costretti ad essere abusivi» , afferma Annibale Italiano, proprietario del «Nature» che ieri con una rappresentanza della categoria e il segretario del Comune di Maruggio ha avuto un incontro con la dirigente dell’ispettorato Foreste di Taranto, Nunzia Schirano. Spero che la riunione sortirà l’effetto desiderato altrimenti qui chiudiamo tutti e si mette in ginocchio uno dei settori trainanti dell’economia» , avverte Italiano che si appella alle istituzioni politiche. «Il Comune, la Provincia e la Regione -dice -non ci devono abbandonare e devono chiarire una volta per tutte la questione» . Anche il sindaco di Maruggio appare allarmato: «Se ci fanno chiudere i lidi, diciamo addio alla stagione estiva» . Il settore occupa non meno di trecento lavoratori stagionali e fa da traino ad un’economia basata sul turismo, non solo stanziale, attratto dalle comodità dell’ombrellone e sdraio con contorno di musica, drink e pasti veloci senza il caos delle spiagge libere. Impianti di un certo impatto, tutti in legno e plastica, che per smontarli ogni anno come vuole la legge occorre un investimento notevole che i gestori non si sentono di affrontare. «Non è solo questione di soldi, ma anche di allungamento della stagione estiva» precisa Italiano che intanto è stato denunciato alla procura per reati di natura igienico sanitaria. Lui, invece, sostiene che gli alimenti sequestrati non erano destinati al pubblico ma ai dipendenti.
Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno
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